L’European Rare Diseases Organisation (EURORDIS) stima che circa il 5% di tutta la popolazione europea sia affetta da una malattia rara (ossia con una frequenza inferiore a un paziente ogni 2000 abitanti) e che una parte molto significativa di queste condizioni sia costituita da quelle genetiche con eredità autosomica recessiva (ovvero quelle nelle quali il soggetto possiede entrambe le copie di un gene mutate in quanto entrambi i genitori sono inconsapevoli portatori sani).

Questo è quello che evidenzia anche la Società Italiana di Genetica Umana (SIGU), sottolineando come i disordini recessivi siano responsabili di circa il 10% dei ricoveri pediatrici e di circa il 20% della mortalità infantile.

A oggi il rischio di concepire un bambino affetto da una malattia genetica recessiva è dell’1-2%, motivo per cui può rivelarsi utile accedere a quei test di screening che consentano di individuare quando uno o entrambi i genitori sono portatori di una patologia senza manifestarne i sintomi tipici. Il test del portatore serve proprio a questo.

A cosa serve il test del portatore?

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Fonte: iStock

Per comprendere cos’è il test del portatore e a cosa serve è necessario ricordare, per sommi capi, come avviene la trasmissione genetica. Ogni bambino eredita due copie di ciascun gene, una da ogni genitore. Fanno eccezione i geni sui cromosomi “sessuali”, che invece funzionano in singola copia: nei maschi esistono una sola X e una sola Y, nelle femmine esistono due X ma in genere e casualmente in ogni cellula una delle due X viene “spenta”. Nelle condizioni autosomiche recessive, come anticipato, la malattia si sviluppa solamente in presenza di entrambe le copie del gene alterate; questo significa che, generalmente, perché un bambino nasca con questo tipo di patologie, è necessario che entrambi i genitori siano portatori di mutazioni dello stesso gene (uguali o diverse), e che entrambi trasmettano la propria mutazione.

La particolarità della situazione è che l’essere portatore sano di un’anomalia genetica significa che non si ha la malattia e, quindi, neanche i sintomi tipici; per questo motivo in assenza di un test di screening specifico, si può vivere senza sapere di avere questa potenziale capacità di trasmissione di una malattia.

Parliamo di potenzialità in quanto vi è una probabilità del 50% di trasmettere una mutazione autosomica recessiva a un figlio, quindi se entrambi i genitori fossero portatori di mutazione di un gene recessivo, la probabilità che il bambino riceva la copia alterata da entrambi i genitori è del 25%.

Il test del portatore è il test genetico con il quale determinare se si è portatori di una mutazione genetica per una (o più) malattie genetiche. Può essere fatto in qualsiasi momento e se eseguito prima della gravidanza ha lo scopo di facilitare la scelta riproduttiva.

I test del portatore possono includere specifici geni in base alla propria etnia e storia familiare (test mirati) o possono includere fino a decine o centinaia di malattie, non solo autosomiche ma anche sul cromosoma X; tali test vengono chiamati “estesi”.
Il test del portatore può essere di due tipi: mirato o esteso. Nel primo caso viene eseguito per la ricerca di alterazioni per specifici geni in base alla propria etnia e storia familiare. Nella versione estesa, invece, generalmente vengono utilizzati dei pannelli genetici che
permettono di analizzare contemporaneamente più geni. . La scelta dei geni da analizzare tiene conto sia della conoscenza di quella condizione, sia della eventuale possibilità di una diagnosi preimpianto quando entrambi i partner risultino portatori, sia delle terapie esistenti per migliorare la qualità della vita della persona affetta. Questo perché in molti casi la diagnosi tempestiva consente un precoce intervento terapeutico teso a ridurre o a gestire l’impatto di quella malattia.

Test del portatore: come si effettua

Lo svolgimento del test del portatore è molto semplice e avviene tramite il prelievo di sangue o un tampone buccale dai quali viene estratto il DNA del soggetto per essere analizzato da un laboratorio di genetica, che nell’arco di un paio di settimane circa restituisce il risultato.

Per sottoporsi a questo screening non è necessario essere a digiuno o seguire particolari preparazioni. Solitamente viene eseguito prima dal partner che ha più probabilità di essere un portatore (come nei casi di storia familiare per una condizione autosomica recessiva o problemi di poliabortività) e in caso di esito positivo viene condotto anche sull’altro partner.

I risultati e le conseguenze

Il test del portatore può restituire un risultato negativo o positivo. Nel primo caso significa che non vi è mutazione nel gene e, quindi, non vi è necessità di sottoporsi a ulteriori controlli. Se invece il test è positivo significa che si è portatori di quell’alterazione e, dopo aver verificato la situazione dell’altro partner, si ha una maggiore consapevolezza di quali sono i rischi di un eventuale concepimento.

Inoltre, per quanto minimi, vanno considerati i limiti di questo tipo di test che può portare a dei falsi negativi o dei falsi positivi così come può capitare che per alcune condizioni sia preferibile effettuare un ulteriore approfondimento (come l’analisi del numero delle copie, CNVs, o il sequenziamento delle regioni regolatrici del gene) che consentono di migliorare la resa diagnostica.

Quanto costa e dove si effettua

Il costo del test del portatore è molto variabile e può andare dai 200€ ai 700€ in base al laboratorio e alle tecniche eseguite. In alcuni casi – come per chi ha una storia di familiarità per la fibrosi cistica – il Servizio Sanitario Nazionale riconosce l’accesso al test del portatore in convenzione, tanto che può essere eseguito gratuitamente o pagando solamente il ticket (in base alle disposizioni regionali).

Il test viene effettuato presso laboratori specializzati in genetica medica, ed è fondamentale ricordare come prima di eseguire il test sia essenziale il ricorso a una consulenza genetica di un genetista professionista. La scelta delle anomalie genetiche da individuare, infatti, deve basarsi su criteri clinici ed elementi che ne giustifichino la scelta.

Allo stesso tempo è indispensabile che, in presenza di un test con esito positivo, si riceva l’assistenza adeguata a comprendere la situazione e valutare le opzioni di scelta verso cui orientarsi.

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  • Screening e diagnosi