Con i primi passi del bambino e i primi giochi, ecco che arrivano anche le prime cadute. Alcune sono innocue, altre preoccupano un po’ di più, soprattutto se il bambino cadendo batte la testa. In casi come questo, il pensiero dei genitori va subito all’eventualità che in seguito alla caduta il bambino possa riportare un trauma cranico.

Quando occorre davvero preoccuparsi ed è necessario portare il bimbo in ospedale? Lo abbiamo chiesto alla nostra pediatra, la Dottoressa Mariateresa Messalli.

Trauma cranico nei bambini: le cause

Come prima cosa, abbiamo chiesto alla Dottoressa Messalli di parlarci del trauma cranico nei bambini e delle sue cause più frequenti:

Il trauma cranico rappresenta una bella sfida per un pediatra perché l’approccio al bimbo traumatizzato non è sempre facile o sempre uguale. Ci sono diverse variabili di cui tener conto, come l’età del bambino, la dinamica del trauma, se ci sono fattori predisponenti per malattie neurologiche.

Tra le cause più frequenti che possiamo elencare rientrano i traumi accidentali, che avvengono perlopiù in ambiente domestico. Più del 75% delle cadute avviene in casa, ad esempio il bambino può cadere dal fasciatoio, dal letto, dal divano, o mentre sta correndo o camminando. In seconda battuta, tra le cause principali di trauma cranico troviamo gli incidenti stradali, che possono essere ancora più pericolosi se i bambini non vengono trasportati in macchina correttamente. E, infine, possiamo avere traumi per cause sportive, generalmente nei bambini un po’ più grandi, conseguenti a cadute dalla bici, dallo skate, da cavallo.

La maggior parte dei traumi cranici avviene nei primi due anni, la fascia 0-2 anni è quindi sicuramente più a rischio. Quello che possiamo dire è che c’è una differenza di incidenza tra i due sessi, con i maschietti che cadono molto di più rispetto alle femminucce. In più della metà dei casi, si tratta per fortuna di traumi lievi, ovvero alla prima valutazione del medico lo stato di coscienza del bambino è normale, e si risolveranno da soli.

I sintomi del trauma cranico nei bambini

Quali sono i sintomi che accompagnano il trauma cranico?

I sintomi possono essere diversi. Innanzitutto, possiamo valutare lo stato di coscienza, che potrebbe essere alterato: il bambino potrebbe avere comportamenti anomali, essere maggiormente irritabile o avere una sonnolenza marcata che ne rende difficile il risveglio. I bambini possono avere mal di testa, talvolta ingravescente, ovvero che peggiora e non regredisce con il farmaco.

Un altro sintomo può essere il vomito, ma qui c’è da chiarire una cosa: molti genitori si spaventano per un singolo episodio di vomito, che però ci può stare dopo un trauma, per la paura o il pianto eccessivo; sono preoccupanti, invece, i vomiti ripetuti, generalmente più di tre episodi, e quelli che compaiono a distanza dal trauma.

Dopo quanto tempo dalla caduta compaiono i sintomi?

Nella maggior parte dei casi, si manifestano nelle prime 24 ore. Motivo per il quale in ospedale cerchiamo di tenere il bambino in osservazione per questo arco di tempo, dopodiché se non si osservano peggioramenti lo mandiamo a casa. Ma, in una minoranza dei casi, possono comparire i sintomi anche a distanza di giorni dal trauma. Il bambino potrebbe non camminare più bene, non vedere bene, avere ronzii nelle orecchie, o finanche le convulsioni.

Trauma cranico nei bambini: quando preoccuparsi?

Come si capisce se il bambino deve essere trasportato in ospedale?

La prima cosa da fare è osservare il bambino: se ha uno stato di coscienza alterato, se ha vomiti ripetuti, se ha fuoriuscita di sangue o di liquido chiaro dalle orecchie o dal naso, se ha fratture palpabili, se ha delle ecchimosi dietro le orecchie o nella zona peri-orbitale, che potrebbero indicare una frattura della base cranica, va trasportato in ospedale.

Anche la posizione degli ematomi è importante: un ematoma in zona frontale è meno pericoloso di uno in regione occipitale perché c’è un minor rischio di lesione intracranica.

Ancora, l’età costituisce un fattore di rischio: se il bimbo ha meno di due anni è opportuno trasportarlo in ospedale sempre. In ogni caso, anche per i più grandi, di fronte a un trauma cranico si consiglia di far visitare il bambino da un medico, che può essere anche quello di famiglia, non necessariamente il medico del pronto soccorso.

Trauma cranico nei bambini: cure e trattamento

Come si può trattare un trauma cranico?

Il trattamento domiciliare prevede, banalmente, di applicare del ghiaccio nella sede del trauma. Mentre, per il dolore si può somministrare al bambino un antidolorifico. Il trattamento in regime ospedaliero varia a seconda del tipo di trauma: può essere fatto un periodo di osservazione clinica di 6-24 ore e, se ci sono dei sintomi di peggioramento, si esegue una tac cerebrale per verificare se ci sono delle lesioni intracraniche. La tac viene fatta subito in tutti i traumi cranici gravi, mentre in quelli moderati si procede prima con l’osservazione.

Nei casi più gravi, che presentano ematomi con raccolta di sangue importante, viene consultato un neurochirurgo, che può decidere di continuare l’osservazione clinica se la raccolta è modesta, o se procedere con un intervento per rimuoverla ed evitare sintomi peggiori.

Quello che consigliamo sempre ai genitori quando mandiamo a casa un bambino che ha subito un trauma cranico, indipendentemente dall’età, è di monitorarlo nelle 48 ore successive: se il bimbo dorme, ogni 2-3 ore bisogna controllare che sia facilmente risvegliabile e che non modifichi il suo comportamento abituale.  Qualora ciò accadesse è necessaria una pronta rivalutazione medica.

Ma la cosa più importante da fare è prevenire che questi traumi accadano, con degli accorgimenti anche banali, come mettere i tappeti antiscivolo in casa, il casco quando il bimbo va in bici, e il seggiolino in macchina.

In collaborazione con
Seguici anche su Google News!
Ti è stato utile?
Non ci sono ancora voti.
Attendere prego...

Categorie

  • Bambino (1-6 anni)