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L'idrocele è un accumulo di liquidi a livello dello scroto. Di solito, è presente nel bambino già alla nascita e tende a risolversi spontaneamente entro i primi due anni di vita.
Di solito non è doloroso e non comporta particolari sintomi, se non il gonfiore dello scroto.
Con il termine idrocele ci riferiamo a un rigonfiamento dello scroto (la sacca che racchiude i testicoli) dovuto all’accumulo di liquido intorno al testicolo.
Questa problematica, che è la causa più comune di tumefazione dello scroto nei bambini, può predisporre allo sviluppo di un’ernia inguinale. Per questo motivo, viene consigliato l’intervento chirurgico se dopo i due anni di vita del bambino permane il gonfiore dello scroto.
La formazione dell’idrocele nel bambino è dovuta alla mancata chiusura del dotto peritoneo-vaginale. Questo dotto serve per la migrazione del testicolo dalla cavità addominale, dove si forma durante la gravidanza, allo scroto, dove si fissa prima della nascita.
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Una volta avvenuta la migrazione, che termina intorno all’ottavo mese di gravidanza, il dotto peritoneo-vaginale dovrebbe chiudersi. L’idrocele nei bambini è in genere congenito e non esiste quindi un modo per prevenirlo. Può essere distinto in tre tipi:
Se la causa dell’idrocele è congenita, nell’80% dei casi va incontro a risoluzione spontanea entro i primi 2 anni di vita. Nei bambini più grandi, invece, l’idrocele può comparire anche in seguito a processi infiammatori, torsione testicolare, infarto testicolare, radioterapia, traumi e tumori.
In genere, l’idrocele nei bambini non è doloroso: l’unico sintomo associato a questa patologia è un rigonfiamento dello scroto. Questa tumefazione è di solito monolaterale ed è un campanello d’allarme che può portare alla diagnosi dell’idrocele.
La consistenza delle sacche scrotali interessate dal gonfiore può essere molle oppure molto tesa e dura. Inoltre, nel caso di idrocele comunicante, questo gonfiore può variare nel corso della giornata ed essere maggiore la sera: durante la notte, quando il bambino riposa in posizione supina, viene favorito il flusso del liquido contenuto nell’idrocele a livello addominale.
In genere, non comporta conseguenze. In alcuni casi, però, la compressione del testicolo può modificarne il normale sviluppo.
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Cosa fare se il bimbo ha un idrocele? Il trattamento di questa patologia include l’approccio conservativo, nei primi 2 anni di vita del bambino, in attesa di un riassorbimento.
Se questo non dovesse avvenire, si procede con l’idrocelectomia, ovvero con l’intervento chirurgico per l’aspirazione del liquido.
Nei casi in cui è necessario intervenire chirurgicamente, l’intervento viene di solito eseguito in regime di day surgery, ovvero viene fatto un ricovero giornaliero. Come viene fatto l’intervento? Viene praticata dal chirurgo un’incisione cutanea, che consentirà di tagliare il dotto e aspirare il liquido contenuto nell’idrocele. Per richiudere l’incisione sono necessari dei punti di sutura.
Già circa 3 ore dopo l’intervento, salvo complicazioni, il bambino può ritornare a casa. L’anestesia locale può aiutare a gestire il dolore in questa fase post-operatoria. Il recupero è in genere molto rapido, ma viene sconsigliata l’attività sportiva per almeno due settimane dopo l’intervento.
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