Non tutti sanno che il gusto dei bambini si forma sin dalla pancia della mamma; già da quel momento, è fondamentale venire a conoscenza di una varietà ampia di alimenti. Se il bambino non viene educato al gusto, a immagazzinare diverse esperienze sensoriali, potrebbe sviluppare una neofobia alimentare.

Questo tipo di fobia consiste nel rifiuto di assaggiare un cibo nuovo, e potrebbe avere delle conseguenze in termini di carenze alimentari. Vediamo come superarla.

Cos’è la neofobia alimentare?

La neofobia alimentare è la resistenza a mangiare cibi che non si conoscono. Si tratta di una caratteristica tipica degli onnivori, compreso l’uomo.

La differenza rispetto al fenomeno dei picky eaters risiede nell’avere paura di assaggiare un cibo nuovo o poco familiare, mentre i bambini semplicemente “schizzinosi” evitano anche i cibi che conoscono bene.

La prima infanzia è l’età in cui maggiormente può svilupparsi questo tipo di fobia.

Perché colpisce i bambini?

La neofobia alimentare riguarda soprattutto i bambini perché si presenta quando le esperienze sensoriali sono ancora povere. Se il gusto viene educato precocemente attraverso esperienze sensoriali variegate (l’assaggio di cibi diversi), allora probabilmente il bambino non svilupperà una neofobia alimentare. Questo allenamento a sperimentare avviene sin dalla vita intrauterina, dove il bambino segue l’alimentazione materna.

La neofobia alimentare si collega spesso ai disturbi dello spettro autistico. I bambini con autismo sono meno flessibili e più resistenti al cambiamento; dunque, anche le iniziali resistenze a un nuovo alimento, tipiche dei bambini, sono destinate a durare di più. Inoltre, mostrano di avere specifiche preferenze verso alcuni gusti piuttosto che altri, e questo contribuisce al permanere della neofobia.

Anche i fattori genetici sono una causa della neofobia alimentare, insieme alle influenze psico-sociali; se i genitori di un bambino sono neofobici, questo aumenta il rischio che il bambino sviluppi la stessa condizione. Infine, anche l’ambiente culturale in cui si vive e si forma il gusto è importante per accettare o meno un sapore nuovo e diverso.

Neofobia alimentare: le conseguenze

Come facilmente intuibile, la neofobia alimentare può comportare carenze nutrizionali perché implica una dieta povera di alcuni nutrienti. La ritrosia verso i nuovi cibi riguarda soprattutto tre tipi di alimenti: la frutta, la verdura e alcuni alimenti proteici come la carne.

Soprattutto durante l’infanzia, una dieta senza “verdure a foglia” si traduce in una insufficiente assunzione di acido folico (una carenza presente soprattutto nei paesi occidentali).

La mancanza di frutta (e in particolare di legumi) ha una ricaduta negativa nell’assunzione di vitamina C. Bisogna comprendere che, al di là degli specifici esempi, ogni tipo di frutta e verdura contiene in sé un apporto di minerali e vitamine insostituibile. L’assenza della carne e del suo apporto proteico comporta delle carenze (vitamina B12), che potrà invece essere sostituito da legumi, uova, cereali, latticini.

Come superare la neofobia alimentare nei bambini

Quando si parla di alimentazione spesso si perde di vista la capacità dei bambini di apprendere in modo veloce e significativo. A questo proposito, lo svezzamento rappresenta un momento decisivo (e un’occasione unica) in cui formare ed educare al gusto di diversi alimenti (in questa fase comincia l’introduzione di cibi diversi dal latte materno). Con impegno e costanza si possono raggiungere grandi risultati.

Un altro aspetto su cui insistere per superare la neofobia alimentare nei bambini è lavorare sulla maturazione gusto individuale. Si dovrebbe puntare a dare importanza alla qualità dei diversi alimenti, variando di molto l’offerta di cibi che si propongono al bambino. Non bisogna aver paura a introdurre tutti i tipi di verdure e frutta (meglio se di stagione).

Infine c’è da dire che durante il periodo della gravidanza, dell’allattamento e dello svezzamento le madri di oggi prestano molta attenzione all’alimentazione dei figli; spesso sono anche disposte a cambiare la loro stessa alimentazione. Si tratta di un momento da sfruttare non solo per eliminare eventuali cattive abitudini, ma anche e soprattutto per educare il bambino ad avere buon gusto, e superare la neofobia alimentare.

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  • Bambino (1-6 anni)