In Italia le donne lavoratrici (ma anche i papà) che sono in gravidanza hanno diritto a una serie di condizioni agevolate (per quanto non sempre sia corretto parlarne in questi termini). Tra le diverse tipologie di congedo previste dall’INPS, oltre al più noto congedo di maternità obbligatorio, esiste anche una forma di maternità anticipata che consente, come indica il nome stesso, di astenersi dal lavoro prima di quanto consentirebbe la maternità obbligatoria (da 1 a 2 mesi prima della data presunta del parto).

Una possibilità da conoscere per capire come gestire il non sempre facile rapporto tra lavoro e maternità, lavoro e gravidanza.

Maternità anticipata: cos’è e come funziona

Per congedo di maternità anticipata si intende l’astensione anticipata “prima del periodo di maternità obbligatoria” per il quale la donna conserva il diritto al mantenimento del posto di lavoro e alla sua retribuzione, seppur sotto forma di indennità sostitutiva.

La maternità anticipata è rivolta alle donne per cui è stata riscontrata una gravidanza a rischio e tutte quelle che svolgono mansioni che per loro natura sono incompatibili con la gravidanza. Si tratta nei casi di donne con patologie preesistenti che possono peggiorare a causa della gravidanza, lavori che prevedono il sollevamento di pesi e altre attività pericolose per la sua salute e quella del feto, ma anche quelle che devono essere svolte in ambienti poco salubri e con esposizioni potenzialmente nocive per una donna in gravidanza.

Anche le donne che avranno un parto pretermine prima dell’ottavo mese hanno diritto alla maternità anticipata in funzione della settimana in cui è previsto il parto.

Questo il quadro generale che va poi declinato nei vari casi in relazione al tipo di forma di lavoro.

A chi spetta la maternità anticipata?

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Presupposto e requisito imprescindibile per l’ottenimento delle condizioni previste per la maternità anticipata è che la gravidanza sia considerata a rischio o che il lavoro costituisca un pericolo per il suo regolare proseguimento. Alla luce di questo è doveroso fare una distinzione tra le lavoratrici dipendenti del settore pubblico e privato, le lavoratrici con contratti a progetto o rapporti di lavoro occasionali e le lavoratrici libere professioniste, associate e iscritte alla gestione separata INPS in quanto ci sono lievi differenze.

Lavoratrici dipendenti del settore pubblico e privato e lavoratrici con contratti a progetto o rapporti di lavoro occasionali

In questo caso il datore di lavoro può valutare di spostare la donna ad altre mansioni compatibili all’interno dell’Azienda stessa (e senza fini discriminatori), ma se questa soluzione alternativa non è percorribile si percorre la strada della maternità anticipata. Questa è possibile per tutti i casi che abbiamo sopra menzionato.

Anonimo

chiede:

Libere professioniste, associate e iscritte alla gestione separata INPS

Per questo tipo di lavoratrici, ovviamente, non esiste la possibilità di trasferimento ad altre mansioni e la maternità anticipata è prevista solamente per i casi di comprovata gravidanza a rischio e in quelli di patologie morbose preesistenti che possono aggravarsi con la gestazione.

Quanto viene riconosciuto di indennità alle donne in maternità anticipata? Come per la maternità obbligatoria anche in questo caso si ha diritto a un’indennità pari all’80% della propria retribuzione, calcolato sull’ultima busta paga prima dell’inizio del congedo. Per le lavoratrici dipendenti o comunque con un contratto di lavoro è possibile, sia perché così previsto dal CCNL (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) o per libera scelta del datore di lavoro, prevedere l’integrazione del 20% rimanente.

Per le lavoratrici iscritte alla gestione separata dell’INPS, invece, l’80% dell’ultima busta paga va calcolato su 1/365 del reddito derivante dal proprio lavoro.

Maternità anticipata: documenti e procedura

La lavoratrice che ha diritto alla maternità anticipata non deve preparare e presentare nessun documento, essendo questa attività di competenza del medico e dell’ente che rilascia il certificato di interdizione. Sono questi gli unici due documenti che servono per l’accoglimento della domanda per la maternità anticipata.

Il medico che segue la gravidanza, infatti, deve presentare all’INPS il certificato di gravidanza, in esclusivamente telematica, nel quale è riportata la data presunta del parto. Parallelamente l’ispettorato del lavoro (o il dipartimento locale del Servizio per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro) rilascia il provvedimento di interdizione anticipata. L’interdizione è rilasciata dal Servizio per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro nei casi di gravidanza a rischio, mentre dall’ispettorato per tutte le realtà in cui le mansioni o gli ambienti di lavoro sono incompatibili con la gravidanza.

Giovanna

chiede:

La domanda deve essere presentata prima dell’ottavo mese di gravidanza (altrimenti scatterebbe la maternità obbligatoria) e la data di presentazione deve coincidere con il primo giorno di astensione dal lavoro che è quello riportato anche sul provvedimento di interdizione anticipata. La domanda può essere presentata anche successivamente l’inizio del periodo di astensione, purché le date coincidano sui documenti richiesti.

Una volta presentata la domanda bisogna ricordarsi al momento opportuno di inviare la documentazione relativa alla maternità obbligatoria, in quanto si tratta di due strumenti diversi e non collegati automaticamente tra loro. È bene anche precisare che la maternità anticipata non è una malattia (per quanto possa essere concessa per la presenza di particolari patologie) e pertanto non è sottoposta a visita fiscale.

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