Il latte materno, oltre a fornire anticorpi al neonato e ad assolvere una funzione di stimolo per il suo sistema immunitario, reagisce ai microrganismi che in quel momento hanno infettato il piccolo.

Lo ha scoperto l’immunologa Dani Louise Brian dell’università Flinders di Adelaide in Australia, prendendo in esame 99 madri che allattavano. L’immunologa ha osservato che il latte prodotto quando il neonato ha un virus respiratorio contiene una maggiore quantità di fattori protettivi di quando è sano.

Nella ricerca, sono stati analizzati campioni di latte di 36 madri i cui piccoli erano stati ricoverati in ospedale con bronchiolite causata da virus respiratorio, e di altre 63 madri con bambini in buona salute. Secondo la Bryan, la spiegazione è che l’esposizione del bimbo all’infezione fa scattare la reazione immunitaria nella madre, il che a sua volta altera la composizione del latte.

«Abbiamo trovato che anche nell’assenza di sintomi clinici di malattia nella madre, il latte del seno cambia ugualmente le sue caratteristiche con l’esposizione alla malattia del piccolo. Il cambiamento principale consiste in una crescita massiccia del numero di leucociti nel latte che viene succhiato», ha spiegato.

Lo studio suggerisce che l’esposizione a patogeni da parte della madre può migliorare le qualità terapeutiche del suo latte. I risultati non sono solo un’ulteriore conferma dei benefici dell’allattamento al seno, ma costituiscono un importante passo avanti verso l’ottenimento di latte artificiale più vicino a quello materno.

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