C’è un prima e un dopo nella mia vita – ce ne sono stati tanti, per la verità, ma uno in particolare è stato il momento, la vera linea di demarcazione tra qualcosa che ero e non sarei più stato. Un pomeriggio come gli altri, tornavo dal lavoro. Mio figlio era appena nato, aveva una decina di giorni. Mia moglie mi ha telefonato spaventata: qualcosa non andava. “Il bambino non sta bene, scotta, sta tremando”. 

Istintivamente ho schiacciato l’acceleratore per correre a casa e dopo neanche quindici secondi boom! ho tamponato l’auto davanti a me. Non andavo veloce ma la botta l’ho sentita lo stesso. Come pure un crescente senso di angoscia: non posso stare qui, devo andare da lui, mi dicevo. Ho firmato le carte della constatazione amichevole senza quasi accorgermene, le auto avevano solo qualche ammaccatura, io pure.

Una mezzora più tardi ero finalmente a casa. Io e mia moglie ci siamo guardati e per la prima volta ci siamo sentiti vulnerabili in un modo che non conoscevamo ancora: dovevamo fare qualcosa, subito, sì ma cosa? Sarà grave? 

Ci siamo sentiti completamente in balia degli eventi. Dovevamo essere preparati, dovevamo sapere cosa fare, farlo subito e rimanere possibilmente lucidi. Invece siamo rimasti lì, incapaci di darci risposte, a fissare quel minuscolo essere urlante, svuotati e spaventati a morte.

Un attimo dopo ci siamo risvegliati dalla trance del terrore, abbiamo fatto fagotto e siamo corsi al pronto soccorso pediatrico. Ricordo come fosse ieri l’attesa sotto i neon bianchissimi, dovevano restituire un’immagine davvero impietosa dei genitori spaesati che in quel momento eravamo. Ricordo l’arrivo della dottoressa. Che non si è scomposta più di tanto, di fronte alla nostra concitazione da imminente fine del mondo. Visita, responso: una semplice infezione, antipiretico, tanti saluti. In sintesi: una cosa normalissima. Almeno per lei.

Per me, invece, lì è cambiato tutto. Il dolore al collo che mi era rimasto dal tamponamento mi ricordava una cosa che fino a quel momento non avevo ancora realizzato: e se mi fosse successo qualcosa? Se invece di una leggera botta e un forte spavento mi fossi trovato io in ospedale con qualcosa di serio?

Ho trovato in me una fragilità che non conoscevo. Ho scoperto di provare paura.

Qualche giorno dopo siamo riusciti  di quella nostra reazione di puro terrore, ne abbiamo parlato con gli amici e ci siamo sorpresi nel riscontrare situazioni del tutto simili, anche tra le coppie più “navigate” di noi. A quanto pare ci si passa tutti: a un certo punto nella tua vita di neo-genitore scatta qualcosa, quando realizzi di non avere alcun potere sulla salute del tuo umano in miniatura, e – ti accorgi – nemmeno sulla tua.

Non mi piaceva però particolarmente l’idea di affidarmi interamente alla fortuna, anzi. Così sono passato al contrattacco: ho scelto di tutelarmi nel migliore modo possibile firmando un’assicurazione sulla vita, una cosa a cui non avevo pensato prima di diventare papà e su cui oggi invece posso contare per proteggere la mia famiglia nel caso in cui dovesse succedermi davvero (e facciamo tutti gli scongiuri del caso) qualcosa di imprevisto.

Grazie a questa scelta oggi riesco a gestire meglio le mie paure, a sentirmi un po’ meno in balia degli eventi. Tanto che ho deciso di metterle in fila, una dietro l’altra, le più grandi (e normali) paure che ti accorgi di avere quando metti al mondo un bambino.

1. La paura che il bambino si ammali

Di questa paura, la più immediata e istintiva, io e mia moglie abbiamo avuto per la prima volta esperienza sulla nostra con quella febbre notturna. A cui ne sono seguite molte altre, per non parlare di bronchiti, otite, virus intestinali, pustole, macchie, pruriti misteriosi, dolori introvabili e pianti assortiti.

Ogni volta un’incognita, ogni volta una lotta tra l’isteria (e vorrei dire che era soprattutto sua mamma a dare di matto ma non sarebbe tanto vero…) e la lucida consapevolezza che avremmo superato pure quella, l’ennesima, con un sospiro di sollievo.

2. La paura che tu ti ammali

Chissà come mai, prima di diventare genitori pensavamo di essere invincibili, quasi al limite dell’immortalità. A pensarci oggi quante volte abbiamo ignorato sintomi o segnali che il nostro corpo cercava di mandarci per dirci stop, rallenta, ehi, così no però, e non bere tutta quella birra, disgraziato.

Poco dopo essere diventato padre mi sono ritrovato persino a controllare le etichette dei cibi al supermercato per accertarmi che fossero buoni e sani. Una cosa da pazzi per uno che ha passato gli anni dell’università tenuto in piedi da piatti pronti di dubbia qualità e tonnellate di junk food.

Oggi invece la mia salute ha un’importanza che prima non riconoscevo, quasi come se riguardasse qualcun altro. Da quanto è nato mio figlio invece ho iniziato a pensarci, eccome: non trascuro più gli eventuali sintomi “strani”, non fingo di essere invincibile.

E non devo fare tutto da solo: la mia assicurazione mi aiuta a tenere periodicamente controllata la mia salute, e, se mai dovessi ammalarmi, si prenderebbe cura di me e delle persone che amo. Ed è un sollievo saperlo.

3. La paura che il bambino si faccia male

Ecco. Parliamo di quando il malefico sdentato inizia ad andare sulle proprie gambe. Ogni primo passo è un’autentica emozione. Ma ahimè, l’idillio non dura a lungo. Perché nessuno è ancora riuscito a risolvere quello che rimane il grande mistero dell’universo: ma come fanno i bambini, in una stanza poniamo di 100 comodi metri quadrati, a fiondarsi sull’unico spigolo presente?

Avranno una sorta di calamita che li attrae irresistibilmente verso il pericolo, non c’è altra spiegazione.

protezione bambino

E puoi arrivare a desiderare di farlo andare a spasso solo se avvolto in una di quelle palle giganti a prova di colpi, ma la verità è che non riuscirai a proteggerlo da ogni cosa, tantomeno da se stesso e dalla sua innata capacità di infilarsi in situazioni ad alto rischio di attacco di panico per i malcapitati genitori.

Ma in fondo va bene così.

Ma nonostante il tuo essere-molto-zen e tutto l’autocontrollo che con il tempo imparerai desidererai comunque intervenire ogni volta che potrai, per proteggere quell’esserino che prima non c’era e adesso sì, e l’hai fatto tu, l’avete fatto voi.

4. La paura che tu ti faccia male

Una volta che ti rendi conto della fragilità della vita umana estendi la tua preoccupazione a ogni essere vivente per cui provi amore. È inevitabile: a vedere quanto è facile per tuo figlio cacciarsi nei guai ti chiedi da chi abbia preso. E la risposta è lì che ti guarda dallo specchio.

Forte di questa nuova consapevolezza – gli imprevisti in effetti capitano – e della brutta avventura di quel fatidico giorno, quando guidavo con il bambino in macchina parevo un aspirante neopatentato nel giorno dell’esame: controllavo decine di volte prima di uscire da uno stop, calcolavo i tempi di attraversamento con margini di manovra ampissimi, di superare quello davanti a me non se ne parlava nemmeno, evitavo persino le strade ad alta velocità. Lentamente poi mi sono abituato al trasporto-carichi-preziosi e ho smesso di assomigliare a mio nonno ottuagenario alla guida. Lentamente, appunto.

Mi è rimasto però quel senso di protezione istintiva, che mantengo anche quando non c’è lui in auto, per ridurre al minimo il rischio di incidenti: distanze di sicurezza, cinture ben allacciate, telefono bandito. Prevedere l’imprevedibile e agire di conseguenza, anche questo è essere (un buon) padre, mi ripeto.

5. La paura di non poterti prendere cura di lui

Ecco un’altra paura che ho scoperto quando sono diventato papà, forse la più grande: cosa succederebbe se io non ci fossi più? Se per un qualsiasi motivo non fossi più in grado di prendermi cura di mio figlio chi lo farà al mio posto? Posso continuare a garantirgli quello di cui ha bisogno?

La risposta, per fortuna, è sì: ecco perché sto proteggendo anche il suo futuro con la mia assicurazione sulla vita. Perché qualsiasi cosa mi succeda lui non sarà lasciato solo. E anche se non se ne andranno mai del tutto, oggi posso dire di avere fatto pace con le mie paure.

 

La presente comunicazione è finalizzata al collocamento di contratti assicurativi. Prima della sottoscrizione leggere il Set Informativo disponibile su www.genertellife.it.

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