Gestire il ritorno fra i banchi di scuola degli alunni italiani e il rientro all’asilo nido e alla scuola di infanzia è stato uno dei nodi principali che il Governo ha dovuto sciogliere dopo il lockdown imposto dalla pandemia di Covid-19.

Dopo tante ipotesi e congetture la svolta sembra essere infine arrivata, grazie anche al lavoro combinato fra Gruppo di Lavoro ISS, Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione, INAIL, Fondazione Bruno Kessler, Regione Emilia-Romagna, Regione Veneto, che ha portato alla pubblicazione del documento “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia“.

Come rientreranno all’asilo e a scuola i nostri bambini a settembre? La parola d’ordine, ovviamente, è prevenzione, per questo le misure che saranno attuate negli istituti di ogni ordine e grado mireranno soprattutto alla gestione dei focolai.

Ad esempio, per l’identificazione precoce dei casi sospetti sarà necessario uno lavoro in sinergia tra scuola e famiglia, con un sistema di monitoraggio dello stato di salute degli alunni e del personale scolastico da parte della prima, e il controllo della temperatura corporea del
bambino a casa ogni giorno, prima di essere accompagnato a scuola, dalla seconda.

Molto importante sarà il ruolo svolto dal Dipartimento di Prevenzione della Asl di competenza, così come quello di pediatra o medici.

Ovviamente il personale scolastico dovrà essere dotato di tutte le informazioni necessarie per riconoscere tempestivamente eventuali sintomi(nei bambini febbre, cefalea, tosse, sintomi gastrointestinali come vomito e diarrea, dispnea, mialgie, rinorrea, perdita di gusto e olfatto), prima di procedere a far rientrare l’alunno a casa il prima possibile, mantenendolo separato dagli altri e fornendo loro tutti i dispositivi di protezione individuale messi a disposizione.

Più problematica sembra la situazione nelle scuole dell’infanzia, dove mantenere le distanze di sicurezza e imporre l’uso della mascherina è sicuramente più complesso; per questo il documento invita a preferire gruppi di lavoro piccoli e stabili, anche se altre indicazioni arriveranno con il documento di indirizzo e orientamento per la ripresa delle attività in presenza dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia.

Particolare anche la tutela dei bambini e degli studenti con fragilità, la cui sorveglianza attiva dovrebbe essere concertata tra il referente scolastico per COVID-19 e il Dipartimento di Prevenzione, in accordo con pediatra o medico curante, nel rispetto della privacy ma sempre con l’obiettivo di garantire una maggiore prevenzione attraverso l’identificazione precoce dei casi di COVID-19. Particolare attenzione deve essere posta agli studenti che non possono indossare la mascherina o che hanno una fragilità che li pone a maggior rischio,
adottando ogni misura preventia possibile e garantendo l’accesso prioritario a eventuali screening o test diagnostici.

Le linee guida per la gestione di eventuali focolai

Fonte: web

Nello scenario peggiore, ovvero nell’ipotesi in cui siano evidenziati focolai di Covid-19, il personale scolastico dovrà procedere seguendo questo schema:

  • l’operatore scolastico a conoscenza di un alunno sintomatico deve avvisare il referente scolastico per COVID-19 (generalmente un pediatra o un medico del Dipartimento di Prevenzione);
  • il referente scolastico (o un altro componente del personale scolastico) deve telefonare ai genitori/tutore legale;
  • l’alunno verrà provvisoriamente ospitato in una stanza dedicata all’isolamento, dove verrà misurata la temperatura con un termometro che non prevede il contatto;
  • l’alunno deve essere accompagnato da un adulto che non presenti fattori di rischio (come malattie croniche preesistenti, ad esempio) e che dovrà mantenere il distanziamento fisico e la mascherina almeno fino al momento in cui il bambino sarà affidato al genitore o al tutore legale;
  • la mascherina chirugica dovrà essere indossata dai bambini di età superiore ai 6 anni, dai genitori o dai tutori che si recheranno a scuola per riprendere l’alunno, così da riportarlo a casa;
  • resta ovviamente valida, in tutti i casi, l’etichetta respiratoria (starnutire e tossire nella piega del gomito o nel fazzoletto, che dovrà essere posto dentro un sacchetto chiuso);
  • l’area in cui è stato il bambino dovrà essere sanificata dopo il rientro a casa di quest’ultimo;
  • i genitori sono tenuti a contattare pediatra o medico di famiglia per la valutazione clinica (triage telefonico) del caso. Il pediatra o medico dovrà richiedere il test diagnostico e comunicare del caso sospetto al Dipartimento di Prevenzione;
  • il Dipartimento di prevenzione provvede all’esecuzione del test diagnostico e si attiva per l’approfondimento dell’indagine epidemiologica e le procedure conseguenti;
  • in caso di esito positivo del test, il caso deve essere notificato per avviare la ricerca dei contatti e le azioni di sanificazione straordinaria della struttura scolastica;

La conferma di avvenuta guarigione deve arrivare dopo aver effettuato due tamponi a distanza di 24 ore l’uno dall’altro. Nel frattempo, il referente scolastico deve fornire al Dipartimento di Prevenzione l’elenco di compagni di classe e insegnanti, i quali verranno tutti posti in quarantena per 14 giorni dalla data dell’ultimo contatto con il caso confermato.

Se viene diagnosticata una patologia diversa, il bambino deve comunque rimanere a casa fino alla guarigione completa, seguendo le indicazioni del pediatra o del medico curante, il quale dovrà poi redigere un’attestazione che certifichi la possibilità, per lo studente, di rientrare a scuola.

Ovviamente, se un bambino manifesta febbre superiore ai 37,5° prima di recarsi a scuola il genitore o il tutore sono tenuti a lasciarlo a casa, comunicando alla scuola l’assenza per motivi di salute; dopo l’avviso, il pediatra o il medico dovranno essere informati al fine di poter richiedere il test diagnostico e di comunicarlo al Dipartimento di Prevenzione, il quale procederà con l’indagine epidemiologica e
le procedure conseguenti.

Se ad avere la febbre superiore ai 37,5° o sintomi compatibili con il Covid è un operatore scolastico, si richiede l’uso della mascherina chirurgica e l’allontanamento dalla struttura, con il rientro a casa e la comunicazione al medico per la valutazione clinica. Il procedimento seguente è, ovviamente, lo stesso che si applica agli studenti e che abbiamo riportato poc’anzi. Lo stesso vale nel caso in cui la febbre sia rilevata prima di entrare a scuola: si consiglia di rimanere a casa e procedere come già spiegato in precedenza.

Se un alunno, o un membro del personale scolastico, convivono con un caso accertato di Covid, allora sarà posto in quarantena, diversamente dagli altri alunni, salvo indicazioni diverse del Dipartimento di Prevenzione.

La sanificazione della scuola

Deve essere effettuata trascorsi sette giorni da quando la persona positiva è stata nella struttura, e dovranno essere chiuse le aree utilizzate dalla persona positiva fino al completamento della sanificazione. La sanificazione dovrà ovviamente interessare tutte le aree usate dalla persona positiva, come uffici, aule o bagni, e si suggerisce di aprire porte e finestre per favorire la circolazione dell’aria nell’ambiente. In presenza di casi confermati COVID-19, spetta al Dipartimento di Prevenzione della ASL di competenza nel territorio occuparsi dell’indagine epidemiologica per effettuare l’attività di contact tracing (ricerca e gestione dei contatti). Alunni e personale scolastico individuati come contatti stretti del caso confermato dovranno sottoporsi alla quarantena di 14 giorni.

Per favorire il contact tracing, il referente scolastico dovrà fornire l’elenco degli studenti della classe in cui c’è il caso confermato di Covid, l’elenco degli insegnanti, elementi che possano aiutare a ricostruire la mappa dei contatti avvenuta nelle 48 ore precedenti alla comparsa dei sintomi e dei 14 giorni successivi alla manifestazione degli stessi. Dovranno inoltre essere indicati eventuali alunni od operatori scolastici con fragilità o assenti.

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