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La gravidanza è tutto rosa e fiori? Il più delle volte, non lo è affatto. E non c'è niente di male nel dirlo ad alta voce. Lo ha fatto sul suo profilo Instagram Ilenia aka @LaLibraiaMisteriosa, che ha aperto un vero vaso di Pandora sul tema.
Il lato oscuro della gravidanza. Potrebbe essere il titolo di un libro sui lati nascosti di un periodo della vita che non sempre rimane in memoria come un momento magico. E no, il parallelismo con la lettura non è affatto casuale. Di questo “dark side of the gravidanza” abbiamo parlato con Ilenia Caito, AKA @LaLibraiaMisteriosa, che su Instagram sta raccontando l’attesa della sua prima bambina senza filtri e senza inganni, proprio partendo dalle ombre che spesso circondano i mesi successivi al concepimento, parto compreso.
34 anni, milanese d’adozione e barese di nascita, Ilenia ha lavorato molti anni in comunicazione fino al coronamento del suo sogno: lavorare in una libreria. Quel sogno non è andato come voleva, ma Ilenia non si è arresa. E oggi usa Instagram per fare divulgazione virtuosa sui libri che le piacciono e anche su quelli che la stanno aiutando durante questa gravidanza vissuta in pandemia.
Il post in cui La Libraia Misteriosa racconta il lato oscuro di questo periodo – che poi si è tramutato nella rubrica social #Calcetti con interviste e approfondimenti sui temi legati alla genitorialità – ha aperto un vaso di Pandora.
Tante donne le hanno scritto dopo aver letto il suo primo post in cui diceva che “l’ansia è la prima cosa che devi imparare a gestire: ti senti investita da un senso di responsabilità mai provato prima: tutto dipende dal perfetto funzionamento del tuo corpo, e se sbagli qualcosa, che succede? Qualsiasi cambiamento fisico strano può essere spia di qualcosa che non va“.
Molte follower quando hanno letto questa frase si sono riconosciute e le hanno scritto un messaggio, soprattutto in privato.
Ho avuto l’impressione che in tante sentissero il bisogno di un racconto della gravidanza più inclusivo, che non si accendesse solo sugli aspetti sereni o positivi. I riferimenti social che si vedono online non aiutano, perché a volte promuovono un’idea di perfezione. Ciò che ho letto di più in quei messaggi è stato “Non sapevo con chi parlare di questa cosa, per molto tempo mi sono sentita sbagliata”.
La narrazione della gravidanza spesso si focalizza sulla gratitudine. Di essere riuscite a concepire in primo luogo, in un mondo in cui molti genitori purtroppo non ce la fanno naturalmente. Di avere una gravidanza tutto sommato serena, visto che per tante persone non è così. Eppure tutto è relativo: anche la sensazione di non rispondere ai canoni imposti per cui una donna incinta deve essere sempre felice e non possa mai mostrarsi inquieta, senza lamenti, senza tentennamenti.
Per me è uno stereotipo che si ancora ad abitudini e contesti familiari, per questo è più difficile da sradicare. Quando mi confrontavo sui dubbi del primo periodo della gravidanza con parenti e amici, ricevevo sempre la stessa risposta: ‘Sei troppo ansiosa’. Sembrava che tutti i discorsi fossero incentrati sulla mia ansia, come se fosse una colpa. Non è possibile che ci sia qualcosa che non va e se ti lamenti è un errore, non sai gestire le emozioni.
Ilenia ha patito, soprattutto nel primo trimestre e sul piano emotivo, questi commenti alla sua “cattiva” gestione della gravidanza. Come tutte le mamme al primo figlio, ci ha raccontato di aver riposto molta fiducia nei consigli di parenti e amici, anche se non sempre è riuscita a trovare le risposte che cercava in quei confronti.
A un certo punto ho iniziato a capire che dovevo ascoltare me. Le mie sensazioni, soprattutto, proseguire su quella strada. Tutti imputavano alla mia ansia dolori e fastidi, anche i ginecologi. Quando ho trovato un specialista che mi ha fatto una visita decisiva, ho capito che riportare tutto all’ansia spesso è un errore.
Ilenia ci ha detto che normalizzare la narrazione della gravidanza, qualsiasi sia il percorso, è fondamentale. E superare il clima di giudizio che spesso divide e amplifica il disagio.
Per lei, oltre all’incontro con un ginecologo che ha preso sul serio le sue paure e i suoi malesseri, è stata decisiva anche la terapia psicologica. Un sostegno fondamentale che però, ancora adesso, si fonda su un equivoco: se vai dallo psicologo sei fragile, o peggio, malato. Come se non farcela da soli fosse un problema, tra l’altro.
Da questa esperienza ho capito che è necessario parlarne il più possibile. Anche i social possono essere un valido strumento, anche per chi ha un piccolo bacino di followers a cui rivolgersi. Rompere l’idea della bellezza a tutti i costi è importantissimo, anche su temi come la gravidanza. C’è la meraviglia, c’è il bello, ma ci sono anche le rogne. Dirlo non è un peccato.
Da esperta di libri quale Ilenia è, le abbiamo chiesto di segnalarci alcuni titoli che, secondo lei, raccontano la gravidanza in modo chiaro, senza filtri. Ecco quindi alcuni titoli (più un bonus: una serie tv da guardare su Netflix) per trovare questa idea di genitorialità moderna, inclusiva e giocata su più livelli emotivi anche tra le pagine di un saggio.
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