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L'urinocoltura è un esame delle urine utilizzato per accertare lo sviluppo di batteri che possono essere responsabili di infezioni delle vie urinarie, ed è particolarmente importante durante una gravidanza.
Tra i molti esami da fare durante la gravidanza c’è anche quello dell’urinocoltura, che consente di individuare eventuali infezioni delle vie urinarie. Si differenzia dall’esame delle urine, che è volto ad analizzare le proprietà delle urine stesse, poiché si concentra sull’individuazione, tramite coltura batteriologica, dei microrganismi presenti nelle urine.
L’urinocoltura è un particolare esame delle urine utilizzato per accertare lo sviluppo di batteri che possono essere responsabili di infezioni delle vie urinarie.
L’esame consente di isolare i microrganismi responsabili delle infezioni delle vie urinarie e di valutare, tramite un antibiogramma (esame in vitro), la sensibilità o la resistenza agli antibiotici della specie batterica in causa. Diventa così possibile scegliere il farmaco antibiotico più adatto al caso, al fine di determinare la cura più idonea.
L’urinocoltura si fa come un normale esame delle urine, raccogliendo un campione della prima minzione del mattino o, in alternativa, almeno tre ore dopo l’ultima minzione. L’urina va indirizzata all’interno di un contenitore sterile (acquistato precedentemente o fornito direttamente in sede di esame): non va raccolto il primo getto né l’ultimo, ma il secondo (detto “mitto intermedio”), riempiendo il contenitore fino a metà e cercando di non contaminarlo toccandone i bordi o l’interno con le mani o con i genitali.
Prima di raccogliere il campione è necessario lavare le parti intime, senza però usare detergenti antisettici che potrebbero alterare i risultati. Una volta richiuso il contenitore il campione va inviato immediatamente al laboratorio di analisi. Nel caso di impossibilità di consegna immediata, l’urina raccolta può essere conservata in frigorifero da due a quattro ore.
Nel corso della gestazione l’esame delle urine è forse quello più frequente a cui si sottopone una donna incinta e viene consigliato quasi una volta al mese: consente infatti di tenere anche monitorato il possibile insorgere di alcune patologie come il diabete gestazionale e la preeclampsia.
Qualora dall’analisi di laboratorio fossero evidenziati valori anomali o meritevoli di approfondimento, o in caso di sospetta infezione, alla futura mamma si prescrive anche l’urinocoltura, in modo da individuare il batterio responsabile e metterlo fuori gioco con una terapia antibiotica adeguata.
L’individuazione di tale germe è possibile proprio tramite l’urinocoltura, con cui si ispeziona la presenza di microrganismi batterici. Qualora l’esito dell’urinocoltura fosse positivo alla presenza di batteri si procede con l’antibiogramma, test che è in grado di evidenziare il tipo di antibiotico efficace per uno specifico batterio.
Durante la gravidanza è più frequente l’insorgere di disturbi al tratto urinario, che possono essere causati da batteri intestinali che proliferano a causa dell’aumento della produzione di progesterone. Qualora la presenza di batteri fosse particolarmente elevata si parla di batteriuria, che può manifestarsi con alcuni sintomi simili a quelli della cistite oppure non presentarne affatto. L’urinocoltura permette di individuare anche questa particolare condizione, causata in numerosi casi dal batterio dell’Escherichia coli.
Nel caso in cui l’esito dell’urinocoltura fosse negativo la paziente non presenta infezioni alle vie urinarie, e può continuare a monitorare il proprio stato di salute con i normali esami delle urine prescritti dal medico curante.
Nel caso in cui invece l’urinocoltura risultasse positiva evidenziando la presenza di batteri si procede con l’antibiogramma, esame di laboratorio con cui viene individuato il tipo di antibiotico da somministrare alla paziente per combattere l’infezione in corso.
L’esame dell’urinocoltura è gratuito in quanto esente dal ticket per le donne in gravidanza, e dev’essere prescritto dal proprio medico.
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