Nonostante il termine impiegato sia il medesimo, è necessario fare chiarezza su cos’è e come funziona l’adozione a distanza e l’adozione in vicinanza. Quando si parla di adottare un bambino, infatti, bisogna distinguere tra l’adozione vera e propria, nella quale il bambino si trasferisce dal suo Paese d’origine presso la famiglia che lo accoglie, e l’assistenza economica nei confronti di un bambino o di una famiglia in difficoltà. In quest’ultimo campo rientra sia l’adozione a distanza che quella in vicinanza.

Per fare chiarezza su queste tipologie di adozione, su come funzionano e quali sono gli obiettivi che perseguono, abbiamo intervistato l’Avvocata Sara Girelli, che ci ha aiutato a definire i termini della questione.

Adozione a distanza: cosa significa?

Avvocata Girelli, cosa si intende quando si parla di adozione a distanza?

Adozione a distanza in realtà non è proprio il termine corretto, perché si dovrebbe parlare di “sostegno a distanza”. Praticamente sono delle donazioni periodiche in denaro che vengono fatte a una delle associazioni che si occupa di aiutare i bambini in difficoltà nei loro Paesi d’origine.

Come funziona questo tipo di sostegno a distanza?

Per l’adozione a distanza ci sono centinaia di associazioni che se ne occupano e sono associazioni di solidarietà che lavorano con i Paesi poveri, dove ci sono bambini che hanno difficoltà sia per quel che riguarda il nutrimento che l’educazione, eccetera. La donazione a distanza non è altro che una donazione periodica finalizzata al sostentamento di un bambino in difficoltà.

Qual è il tratto distintivo di questo tipo di adozioni?

Un aspetto importante delle adozioni a distanza è che i bambini continuano a vivere nel loro Paese e all’interno delle proprie famiglie. Non vengono sradicati, come invece avviene nelle adozioni internazionali. Continuano a vivere nel loro ambiente.

Adozione a distanza: i requisiti

Ci sono dei requisiti, delle condizioni per poter contribuire a un’adozione a distanza di un bambino in difficoltà?

In realtà no. Per l’adozione nazionale o internazionale ci sono proprio dei requisiti di coppia, mentre in questi casi no, in quanto è sufficiente essere maggiorenni e decidere la modalità con la quale effettuare i pagamenti, sia come periodicità che come entità.

Nel caso in cui il benefattore, anche per necessità personali, volesse terminare l’adozione a distanza, può farlo?

Sì, può farlo. Non si firma un contratto, viene siglato un impegno a effettuare un versamento. Ma essendo un versamento di solidarietà è chiaro che non ci sono vincoli legali di preavviso o altro, ma tutto sta al buon senso del benefattore.

Come adottare un bambino a distanza

adozione a distanza vicinanza

Cosa bisogna fare per adottare un bambino a distanza? Come funziona, quindi, l’iter che porta una persona, una coppia o una famiglia ad aiutare un bambino in difficoltà?

La prima cosa da fare è trovare l’associazione verso la quale rivolgersi, poi si individua il bambino del quale vengono forniti tutti i dati (una fotografia, le informazioni sulla sua situazione familiare, economica e personale), si compila l’apposita modulistica, e dopodiché vengono fatti dei versamenti periodici e periodicamente al benefattore vengono inviate le informazioni sull’avanzamento scolastiche, delle foto e anche delle lettere che il bambino può scrivere. C’è uno scambio costante di informazioni ed è un’adozione illimitata nel tempo, in quanto non c’è un limite temporale. Anche quando il bambino diventa maggiorenne si può continuare a dare il sostentamento economico anche se, ovviamente, cambieranno le sue esigenze. Il tutto avviene sempre ed esclusivamente tramite l’associazione che gestisce i rapporti.

Adozione a distanza e adozione in vicinanza

Parliamo ora di un’altra forma di adozione, la cosiddetta ‘adozione in vicinanza’. Di cosa si tratta?

Adozione in vicinanza è sempre una forma di sostegno e solidarietà, sempre sotto forma di contributo economico, ma in questo caso non è destinato a un bambino singolo, bensì a sostegno di un progetto sempre relativo ai bambini. in Italia si parla di bambini da 0 a 3 anni e non è da tanto che c’è questo tipo di adozione in vicinanza; è dal 2013 che l’associazione Mission Bambini, che si occupa anche delle adozioni in vicinanza.

In entrambi i casi, quindi, l’adozione è un sostegno di natura economica?

Entrambe le adozioni sono un sostegno economico perché in realtà non si adotta nessun bambino. Nell’adozione a distanza in realtà l bambino rimane collocato presso la propria famiglia e il proprio Paese; nell’adozione in vicinanza, per ragioni di privacy, non può essere un bambino singolo, ma si sostiene un progetto di un’associazione che si occupa di bambini, piuttosto che di un progetto di un asilo nido. Ma il sostegno economico va a coprire le esigenze dell’asilo nido, per esempio quelle delle famiglie che fanno fatica a comprare i pannolini o i vestiti. Chi vuole fare l’adozione in vicinanza versa i soldi all’associazione o all’asilo che partecipa a un progetto. E poi è l’asilo stesso che individua le famiglie che hanno bisogno di questo sostegno, ma il benefattore non viene mai a conoscenza del destinatario.

Quali sono le maggiori criticità intorno all’adozione in vicinanza?

È più difficile fare un’adozione in vicinanza che a distanza, perché i progetti di solidarietà presenti in Italia sono più difficili da portare avanti. Sono problematiche più sottili, magari legate all’individuare le famiglie che realmente hanno bisogno.

A volte c’è anche il pudore delle famiglie di far presenti le proprie difficoltà economiche. È quindi compito degli asili nido riuscire a fare da filtro e, partecipando a progetti di solidarietà, riuscire a far arrivare gli aiuti a chi ne ha realmente bisogno.

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