"Noi, mamme nel cuore ma non nella realtà": la storia di Luana

Cosa significa essere una "mamma PMA"? Lo spiega Luana Rizza, che ci racconta la sua storia di infertilità e della lotta per diventare mamma.

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Come costruire una pista da viaggio (e imparare le regole della strada)

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Il momento più difficile è scoprire di essere infertile. Poi iniziano i trattamenti per la procreazione medicalmente assistita, le visite e gli esami. In una parola: il “protocollo”.

Dietro i termini medici però si trovano le storie delle persone, donne e uomini che affrontano la strada – non semplice – della PMA.

In questo video Luana Rizza ci racconta la sua storia , condividendo con noi le emozioni e le difficoltà di un percorso comune a molte coppie, parlandoci delle attese e delle speranze delle mamme PMA.

Cosa significa essere una “mamma PMA”, Luana lo spiega così:

Significa essere una donna coraggiosa, una donna che ha delle scelte da prendere velocemente e una donna che si sente mamma nel cuore. Io rifarei tutto, in questo percorso ho scoperto in me una forza straordinaria e ho accompagnato le paure alla porta.

Quello che ancora manca, per chi si rivolge alla procreazione assistita, spiega Luana, “è una comunicazione efficace tra paziente e medico, che oltre a seguire la parte medica dovrebbe accompagnare la coppia nella propria quotidianità: spiegare come comportarsi, quali abitudini avere, come affrontare il percorso non solo all’interno della clinica ma anche nella vita di tutti i giorni”.

Anche per questo Luana ha aperto la pagina Facebook Pecore&Cavoli, dove racconta giorno per giorno il suo viaggio e dove ha creato uno spazio di confronto aperto.

Non solo: in questi giorni ha anche avviato la distribuzione di “kit” nella clinica San Rocco di Galliate contenenti prodotti utili per il pick-up e il momento del transfer (acido folico, salvaslip, prodotti per l’igiene personale, farmaci anti-contrazioni e altro) accompagnati da informazioni utili per mettere le donne nella condizione di non sentirsi sole e potere accedere a servizi di sostegno soprattutto informativi.

Il nostro obiettivo non è quello di dare informazioni mediche ma di facilitare il contatto con esperti che possono aiutare chi affronta questo percorso, perché spesso ci si sente soli.

L’errore che ho fatto io all’inizio è stato proprio quello di non accettare di condividere con altri la nostra esperienza. Poi abbiamo capito che anche se non è “normale” la fecondazione assistita è comunque un accogliere, è un desiderio di famiglia e non c’è niente di sbagliato.

Ci sono ancora molti tabù legati alla fecondazione assistita, in gran parte, testimonia Luana, dovuti proprio alla scarsa informazione a riguardo: “Ci sentiamo rivolgere domande assurde, ad esempio ‘Come hanno fatto a metterti un intero bambino nell’utero”, o ‘ma tuo figlio nasce lo stesso dopo nove mesi?’ I tabù più grandi però riguardano l’uomo: a mio marito hanno chiesto se c’è una stanza dedicata in cui si trovano film porno, cose di questo genere”.

E oggi, spiega Luana, a chi le chiede se si “arrenderà” all’idea di non avere un figlio, lei risponde: “Non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta”.

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