
Coronavirus: cambiano i diritti dei genitori separati? La risposta dell'avvocata
Coronavirus e diritti dei genitori separati: si può continuare a vedere il figlio anche con le misure di contenimento in atto?
La mediazione familiare è un percorso che avviene dopo un divorzio, che mira a far prendere ai genitori le migliori decisioni per i figli.
Ma come funziona in Italia? Ne parliamo con l’Avvocato Sara Girelli.
Negli ultimi anni si sente sempre di più parlare di mediazione familiare, complici anche le sempre maggiori richieste di separazione. Avvocato Girelli, cosa si intende per mediazione familiare?
La mediazione familiare è un percorso per la riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o a seguito di una separazione o un divorzio, che consente agli ex coniugi di riappropriarsi di una genitorialità condivisa e responsabile.
Un percorso di mediazione può essere intrapreso direttamente dalle coppie interessate oppure può essere suggerito dal giudice stesso, previo consenso delle parti. La partecipazione al percorso di mediazione è di natura volontaria.
Solitamente i servizi sociali comunali offrono gratuitamente l’accesso a un percorso di mediazione, con tempi di attesa abbastanza lunghi; ci si può rivolgere anche a enti privati, ma il percorso è a pagamento.
Coronavirus e diritti dei genitori separati: si può continuare a vedere il figlio anche con le misure di contenimento in atto?
Come spiega l’esperta, la mediazione familiare si rivolge principalmente alle coppie con figli, ed è in questi casi che spesso risulta necessaria:
La mediazione familiare è uno spazio di incontro in un ambiente naturale, dove la coppia ha la possibilità di discutere le questioni relative alla propria separazione e negoziarle, arrivando a un accordo sia per quanto riguarda la parte economica che negli aspetti relazionali, con particolare attenzione agli interessi dei figli.
Avvocato, può dirci qualcosa sulla figura del mediatore familiare?
Il mediatore familiare che conduce il percorso è uno psicologo, capace quindi di porsi all’interno del conflitto tra coniugi; il suo compito è di arrivare a una serie di accordi che siano il più soddisfacenti possibile per i soggetti coinvolti, soprattutto per i figli. Il professionista si pone in maniera imparziale, accogliendo i vari dubbi e perplessità riportate.
In quali casi viene proposto un percorso di mediazione familiare?
La mediazione è una risorsa utile per affrontare al meglio la difficile situazione presente e prefigurare prospettive per un futuro positivo della famiglia. Il mediatore ha proprio il compito di aiutare i coniugi a superare le rigidità, sostenendoli e dando loro fiducia per superare le difficoltà, soprattutto per quanto riguarda la gestione dei figli.
I co-genitori collaborano nell'educazione dei figli (con diritti e doveri) quando non sono sposati, non convivono o non hanno una relazione.
In un’ottica di continuità genitoriale, ci spiega l’avvocato, la mediazione si pone principalmente due obiettivi:
il primo obiettivo è di accompagnare i genitori in conflitto alla ricerca di soluzioni condivise e soddisfacenti per sé e i figli; il secondo, quello di trovare una comunicazione funzionale, rispettando gli accordi presi.
In cosa consiste il ruolo attivo dei genitori?
I genitori sono incoraggiati dal mediatore a elaborare in prima persona gli accordi che meglio rispondono ai bisogni di tutti i membri della famiglia, con particolare riguardo all’interesse dei figli.
Come si conclude la mediazione familiare?
Al termine del percorso di mediazione, la cui durata è di circa 10 incontri con cadenza settimanale o bisettimanale, i vari accordi raggiunti tra i coniugi o i genitori vengono messi per iscritto (viene redatto un verbale di intesa) che, se le parti sono d’accordo, potrà essere ratificato dal Giudice.
L’avvocato Sara Girelli ci parla ora di come funziona, nello specifico, la mediazione familiare in Italia:
Nel nostro ordinamento giuridico, con l’introduzione dell’art. 155 sexies c.c. ex L. 8 febbraio 2006, n. 54, recante le disposizioni in materia di separazione dei coniugi ed affidamento condiviso dei figli, è stato previsto lo strumento della mediazione familiare quale tecnica utilizzabile dal giudice, qualora la ritenesse opportuna, nel corso del procedimento per il componimento pattizio dei conflitti tramite esperti.
La norma che introduce in Italia la mediazione familiare dispone che il giudice può informare la coppia decisa a separarsi o a divorziare circa la possibilità di intraprendere un percorso di mediazione familiare per trovare un accordo condiviso sulla tutela dei figli.
A volte può capitare, purtroppo, che la mediazione fallisca e che non vada a buon fine:
In alcuni casi, ci sono coppie che non riescono a utilizzare positivamente lo strumento della mediazione familiare e vengono pertanto definite non mediabili: coppie che procedono nel conflitto per anni senza trovare mai soluzione alle proprie difficoltà e senza mai fare ricorso con successo all’aiuto di un professionista.
L’esperienza maturata in questi anni ha mostrato che inserire in un percorso di mediazione queste coppie non solo può rischiare di non produrre risultati positivi, ma può addirittura risultare dannoso; in seguito al fallimento del tentativo di mediazione, infatti, i due genitori finiranno per sentirsi rinforzati nel loro senso di impotenza e nell’idea della ineluttabilità del conflitto in cui sono invischiati.
Cosa avviene in questi casi?
In questi casi, le coppie finiscono per delegare, come estrema possibilità, al sistema giudiziario la soluzione delle proprie difficoltà. Se la mediazione fallisce, la soluzione è di rivolgersi all’autorità giudiziaria.
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