Capita spesso a un genitore di guardarsi indietro e di pensare ai normali errori commessi, alle promesse mancate e alle domande non (ancora) risposte. Pubblichiamo la lettera di Silvia, una mamma che, con l’arrivo del diciottesimo compleanno del primogenito, ripercorre i momenti più importanti del loro rapporto madre-figlio, interrogandosi sulle scelte migliori per il futuro di un “ex bambino” che diventa grande. 

Eccoti qui. Maggiorenne tra una settimana. Mio figlio: il mio bambino, che a chiamarti così adesso fa ridere e mette un po’ di tristezza. Non sei bambino da un pezzo, lo so benissimo. O forse lo so e basta. Perché – e lo ammetto qui per non ripeterlo più – alla fine è successo anche a me. Ho continuato a vederti come il mio bambino anche quando ormai ti stavi facendo adulto. E adesso che lo sarai anche sulla carta, adesso che potrai ripertermelo ogni volta che ti sentirai chiamare con un appellativo ormai “scaduto”, troppo infantile per un uomo, adesso sta succedendo.

Adesso me ne rendo conto davvero: non sei più il mio bambino.

Succede oggi ma potrebbe essere domani, sarebbe potuto succedere ieri. Ha iniziato a succedere quando sei nato, quando sei diventato “altro” da me in modo definitivo. Quel groviglio di sangue e carne e speranze e angosce che ci univa e poi non più, quel legame simbiotico che ho cercato, fallendo, di tenere in vita il più a lungo possibile, fino ad oggi, ha preso una forma diversa. Eppure resiste.

Non sono mai riuscita a separarti del tutto dalla me che ero, che ti aveva cresciuto – dentro il corpo, una cosa pazzesca – e che nei tuoi primi giorni di vita ti rimaneva accanto ogni secondo, controllandoti il respiro di cinque minuti in cinque minuti, incapace di allontanarsi da te. La me che oggi, quando sei fuori la sera, combatte contro la tentazione di prendere in mano il telefono ogni mezzora per sapere se va tutto bene.

Però ricordo, e tu forse no, ricordo i tuoi attacchi di mammite acuta, le braccia spalancate nella richiesta di un abbraccio. Ad ogni immagine che arriva, passa e va, mi rimane addosso una sensazione straniante. Hai imparato fin troppo bene a respingere la nostalgia che ti viene di me mamma, di te bambino, concentrato come sei nel tuo diventare grande.

E in questo giorno in cui ti scrivo, a una settimana esatta dal tuo diciottesimo (sic) compleanno, nel ricordare com’eravamo mi rimane la strana sensazione di un’epoca ormai preistorica, sì, ma tutt’altro che fossilizzata. Era allora ma è anche adesso. Era quasi vent’anni fa, ma era ieri.

È oggi, dunque: le mie paure sono cambiate, per certi versi ammorbidite e per altri ancora più intense. Certo, ormai te la cavi benissimo anche a migliaia di km di distanza da me, vai nel mondo con il tuo spirito libero, con una valigia di raccomandazioni e istruzioni e divieti che lo so, lo so, non serviranno poi molto a frenare l’incoscienza dell’adolescente che sei.

Non mi separo dall’angoscia di pensarti infelice, se il tuo tentativo di realizzare i tuoi sogni fallisse o non si realizzasse in pieno. So che non tutto nella tua vita andrà come vorrai, che conoscerai delusioni d’amore, insoddisfazioni lavorative, piccole e grandi preoccupazioni e sconfitte.

E scusami, di non riuscire a separarmi da questa urgenza di proteggerti dagli scontri che la vita ti riserverà. Ti chiedo scusa per essere stata a volte forse troppo: troppo presente, troppo indulgente. A tratti troppo vicina, pronta a farti deviare quando avresti invece forse avuto bisogno di sbagliare strada, anziché imboccare, forzatamente, quella giusta.

Quante volte non sono riuscita a tenere a freno l’impulso di correggere i tuoi sbagli senza arrivare a sapere se tu li avessi davvero compresi. Ho cercato sin qui di alleggerirti dalle conseguenze degli errori che comunque farai, senza di me, e adesso finalmente so che sarà giusto così.

Non sei più un bambino. E da adulto sbaglierai, e soffrirai, e ti scontrerai con verità che preferiresti non conoscere, e imparerai – quanto imparerai, da tutto questo.

Il mio regalo per l’adulto che sarai è proprio questo: riconoscere in te l’adulto che sei e diventerai, darti gli strumenti per prenderti cura di te e del tuo futuro.

È un lavoro che ho fatto su di me, in questi anni in cui sei diventato grande, in cui abbiamo iniziato a confrontarci da adulti e non più come mamma e bambino. Da te ho imparato ad avere consapevolezza di non poterti tenere al sicuro da tutto, di non volerlo fare. È per questo che per il tuo diciottesimo compleanno ti regalerò quello che forse di più lontano c’è dai tuoi diciotto anni in cui ti senti invincibile, e lo sei e non lo sei: allegata a questa lettera troverai un’assicurazione.

Servirà a proteggerti nel caso in cui ti facessi male, se ti ammalassi, se la vita ti mostrasse il suo volto più duro. Ti aiuterà a rialzarti se le cose dovessero mettersi male, se l’incertezza dovesse prendere il sopravvento. Non devi preoccuparti di niente, rimane solo da firmarla. Sarà il tuo primo passo nel mondo adulto, un mondo in cui io non posso seguirti, pur rimanendo pronta a raggiungerti ogni volta che ti servirà.

È il mio regalo per proteggerti, se non dalle sfide che dovrai affrontare, almeno dalle conseguenze peggiori che quelle sfide potrebbero portare. Perché di questo puoi essere certo, non sarai mai solo: avrai sempre chi si prenderà cura di te.

La tua mamma in testa. La tua mamma sempre.

La presente comunicazione è finalizzata al collocamento di contratti assicurativi. Prima della sottoscrizione leggere il Set Informativo disponibile su www.genertellife.it.

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