È arrivato anche in Italia il virus Zika, trasmesso dalla zanzara Aedes Aegypti, che ha colpito 22 Paesi soprattutto in America Latina e che provocherebbe nei neonati gravi malformazioni come la microcefalia ed altri ritardi neurologici.
I primi casi riguardano quattro italiani, tre inglesi, due spagnoli, tutti rientrati dal Sud America o dai Caraibi dove oggi il virus è maggiormente diffuso. I casi italiani risalgono a dieci mesi fa, come spiega il direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani, Giuseppe Ippolito: “Rientravano tutti dal Brasile, in tre sono stati curati a Roma, uno a Firenze. Attualmente stanno bene”.

Il ministro della Sanità pubblica ecuadoriano, Margarita Guevara, ha confermato 17 casi di virus zika nel suo Paese, spiegando che la malattia trasmessa dalla zanzara si sta diffondendo in tutta l’America Latina e nei Caraibi. Guevara ha consigliato, come già avvenuto in Colombia ed El Salvador, alle donne che intendono avere un bambino, di ritardare la decisione di una gravidanza, in quanto il virus potrebbe essere la causa di microcefalia nei feti.

L’infezione da virus Zika, di per sé, non è grave: i sintomi (simili a dengue e chikungunya) sono una lieve febbricola, eruzioni cutanee, congiuntivite, dolore alla testa e alle articolazioni, che compaiono tra i 3 e i 12 giorni dopo la puntura della zanzara e possono durare da 2 a 7 giorni. Una persona infettata su quattro non sviluppa alcuna sintomatologia. Sono però documentati casi di gravi complicanze neurologiche e proprio a questo hanno pensato le autorità sanitarie brasiliane, anche perché, in diversi casi, i bambini nati con microcefalia negli ultimi mesi in Brasile sono figli di donne affette da virus Zika durante la gravidanza. Solo in Brasile si parla infatti di 3.893 casi sospetti di microcefalia fetale causate dal virus. Malformazioni a livello del sistema nervoso centrale erano già state riportate nella Polinesia francese e sempre in Brasile sono stati segnalati sette casi di sindrome di Guillan-Barré (paralisi progressiva degli arti, che può sfociare in paralisi totale) in pazienti infettati dal virus.

Tutte le autorità sanitarie europee sottolineano che Zika “non si trova in forma naturale” e che “non si trasmette da persona a persona”. Il virus si trasmette da madre a figlio attraverso la placenta. Ancora non è confermato che la malattia sia la causa effettiva della microcefalia nel feto, ma certamente il virus è l’indiziato numero uno.

Il CDC (Centers of Didease Control and Prevention) ha stilato delle linee guida provvisorie per gli operatori di assistenza sanitaria che si occupano di donne in gravidanza durante un’epidemia di virus Zika. Queste linee guida comprendono consigli per le donne in gravidanza in considerazione di un viaggio in zone in cui è possibile essere contagiati dal virus Zika e le raccomandazioni per lo screening, i test e la gestione delle viaggiatrici in gravidanza di ritorno da queste zone. Gli operatori sanitari dovrebbero chiedere a tutte le donne in gravidanza se hanno recentemente fatto un viaggio in aree in cui è possibile contrarre il Virus Zika e che segnalano due o più sintomi compatibili con la malattia da virus Zika (insorgenza acuta di febbre, rash maculopapulare, artralgia o congiuntivite) durante o entro le prime due settimane dal rientro.

Al momento non esiste alcun vaccino contro il virus, per il quale l’unica forma di protezione è evitare la puntura della zanzara che trasmette la malattia.

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  • Patologie in gravidanza