Test fai da te per i tumori "come i test di gravidanza", è polemica

Fanno discutere le dichiarazioni di Anne Wojcicki, amministratore delegato dell'azienda 23andMe che ha paragonato il test fai da te commercializzato dall'azienda per rilevare il rischio di tumori ai test di gravidanza.

Test per rilevare un tumore al seno “facile” come i test di gravidanza? La provocazione è di Anne Wojcicki, amministratore delegato di 23andMe, azienda statunitense (partecipata da Google) che si occupa del commercio di test del Dna.

Il commento della Wojcicki è arrivato all’indomani dell’approvazione da parte della Fda, l’Agenzia statunitense per gli alimenti e i medicinali, della vendita diretta di test per rilevare alcuni tumori commercializzato dalla 23andMe: una notizia accolta con perplessità da parte dei medici. Tramite l’analisi di un campione di saliva il test fai da te è in grado di rilevare tre mutazioni genetiche dei geni Brca1 e Brca2, che sono responsabili di circa la metà delle forme ereditarie dei tumori al seno e all’ovaio.

Uno strumento fino ad ora inedito: il risultato del test fai da te della 23andMe non si traduce in una risposta secca (“sì o no”), bensì evidenzia una probabilità genetica, che non è una diagnosi di tumore. La novità non è piaciuta ai medici americani: la dottoressa Beth Karlan, responsabile del reparto dei tumori femminili al Cedars Sinai di Los Angeles, ha sottolineato ad esempio come “Soprattutto nel caso in cui il risultato è positivo c’è il pericolo che tale risultato possa essere male interpretato dal paziente“.

La replica di Wojcicki è apparsa sul sito Stat:

Quarant’anni fa, quando il primo test di gravidanza è stato messo in commercio, qualche medico ha ammonito contro il suo uso affermando che le donne non sarebbero state in grado di gestire l’informazione da sole, arrivando a decisioni irrazionali come il suicidio. Mi ha molto delusa vedere che in alcune reazioni all’autorizzazione dell’Fda si sono usati toni simili a quelli usati inizialmente per i test di gravidanza.

I medici hanno sottolineato invece come nel percorso di diagnosi di un cancro il rapporto con il paziente sia fondamentale, ed è un passaggio che il test “salta” rischiando di creare allarme e preoccupazione che possono poi risultare immotivate, o al contrario portare ad una sottovalutazione di potenziali rischi.

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