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Educare attraverso "spinte gentili": si può? Ecco cosa è la teoria del nudge e come applicarla alle scelte dei più piccoli
Ma può essere applicata con successo all’educazione dei bambini?
La teoria del nudge si basa sull’idea che piccole modifiche nel contesto decisionale possono influenzare significativamente il comportamento delle persone senza limitare le loro opzioni.
Un “nudge” (spinta gentile) è una strategia che guida le scelte delle persone in modo prevedibile, senza proibire alcuna opzione o cambiare significativamente i loro incentivi. Questo concetto è spesso usato in politiche pubbliche per promuovere comportamenti sani, risparmi economici, e sostenibilità ambientale.
Il premio Nobel Richard H. Thaler e Cass R. Sunstein nel saggio Nudge – La spinta gentile non solo hanno svelato le fallacie e i bias che ci portano a commettere errori, ma hanno spiegato la Teoria del Nudge e il cosiddetto “paternalismo libertario”, un concetto studiato e utilizzato prevalentemente in psicologia comportamentale e in economia ma ampiamente sfruttato anche dal marketing e dalla politica.
La scelta “corretta” non viene presentata in maniera autoritaria, promossa con incentivi espliciti né vietata, ma semplicemente presentata come una possibilità tra le altre. La “spinta gentile” viene quindi realizzata attraverso meccanismi di condizionamento che si basano su comportamenti psicologici e sociali e che sono studiati per indirizzare spontaneamente e implicitamente le decisioni della persona. Per dirla in parole semplici, si tratta di cambiare il modo in cui viene posta la domanda per ottenere una risposta prevedibile.
Applicare la teoria del nudge nell’educazione dei bambini significa creare ambienti che incoraggino comportamenti positivi in modo naturale e non coercitivo.
Questo può essere sfruttato, ad esempio, per indurre i bambini a fare scelte alimentari sane, disponendo frutta e verdura al loro livello visivo nel frigo e negli scaffali della cucina, per incoraggiarli a scegliere cibi più sani. Anche servire porzioni più piccole di cibi meno salutari può spingere i bambini a preferire alternative più nutrienti.
Ma il “nudging” può aiutare a creare routine virtuose anche a livello di studio o attività fisica.
Creare uno spazio dedicato e ordinato per lo studio, ad esempio, può aumentare la probabilità che i bambini si impegnino nei compiti scolastici, così come l’uso di promemoria visivi, come calendari colorati o post-it, può aiutare a stabilire una routine di studio efficace.
Allo stesso modo, posizionare giocattoli e attrezzature sportive in aree facilmente accessibili può incoraggiare i bambini a essere più attivi fisicamente. Anche organizzare passeggiate di famiglia o giochi all’aperto può essere un modo per stimolare uno stile di vita meno sedentario.
La teoria del nudge permette ai bambini di fare scelte autonome, non limitando la loro capacità decisionale ma, anzi, favorendone lo sviluppo.
A questo si aggiunge il fatto che possa aiutare a creare abitudini sane e rafforzare comportamenti positivi senza la necessità di punizioni o ricompense. Questo approccio riduce lo stress e le tensioni associate ai metodi educativi tradizionali.
Le “spinte gentili”, inoltre, sono spesso semplici da implementare e non richiedono cambiamenti drastici o costosi, ma consistono in piccole modifiche nell’ambiente che possono però avere un grande impatto sul comportamento.
Il nudging rappresenta una risorsa importante nell’orientare le persone, e in particolare i bambini, verso scelte virtuose. Questo potere, però, rappresenta anche un rischio: come di fronte a ogni condizionamento, sebbene leggero e implicito, dobbiamo chiederci dov’è il limite. Sebbene nel rapporto genitori-figli siano i primi a prendere moltissime grandi e piccole decisioni, non dobbiamo mai dimenticare che i bambini hanno diritto alla loro autonomia e al rispetto della loro volontà.
Per non trasformarla in una forma di manipolazione, anche se ben intenzionata, è importante quindi che i genitori usino questa teoria in modo trasparente e rispettoso, evitando di imporre le loro preferenze in modo subdolo.
Non solo: non tutti i bambini rispondono allo stesso modo ai meccanismi che stanno alla base del nudging, per questo la sua efficacia potrebbe essere limitata. La personalità e le predisposizioni individuali giocano un ruolo significativo, e alcuni potrebbero ignorare, quando non rifiutare, le opzioni proposte come migliori.
Molto dipende anche dal contesto: la teoria del nudge applicata all’educazione dei bambini, infatti, funziona meglio in ambienti controllati. Una volta che i piccoli escono da questi (ad esempio quando sono a scuola o con amici), potrebbero non mantenere i comportamenti positivi acquisiti.
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