Il rinforzo positivo è una tecnica di stampo comportamentista che punta a modificare un determinato comportamento attraverso l’uso di premi e gratificazioni; è utilizzato soprattutto in ambito educativo e dà i maggiori benefici nell’educazione dei più piccoli.

Rinforzo positivo e negativo

Il concetto di rinforzo nasce nell’ambito della corrente psicologica del comportamentismo. Il primo a parlarne fu lo psicologo statunitense Thorndike, in relazione a uno dei suoi esperimenti con i gatti. Lo studioso aveva osservato che, per raggiungere un determinato obiettivo (uscire dalla gabbia per raggiungere il cibo), i gatti adottavano comportamenti diversi l’uno dall’altro; lo facevano in modo casuale, fino a individuare il comportamento soddisfacente per arrivare allo scopo.

Si tratta della dinamica stimolo-risposta tipica del comportamentismo. Il comportamento non è altro che un’associazione (o una connessione) stimolo-risposta. In seguito ai suoi esperimenti, lo psicologo fu sempre più convinto che per l’apprendimento era necessario un rinforzo positivo, ossia un feedback, una ricompensa che segua il comportamento desiderato e che punti a produrlo in misura sempre maggiore.

Dalla semplice dinamica stimolo-risposta si determina una nuova dinamica stimolo-risposta-rinforzo; dato un certo stimolo, la risposta che viene attuata (e appresa) è quella che conduce a una ricompensa, a un rinforzo che genera uno stato di soddisfazione.

Successivamente, Skinner introduce il concetto di comportamento operante; è un modello in cui il soggetto, anche senza particolari stimoli dall’esterno, produce un comportamento al fine di ricevere un effetto premiante che si può definire rinforzo positivo. Si tratta di un comportamento attivo, perché il soggetto di sua iniziativa opera sull’ambiente esterno per ricevere un beneficio.

Skinner parlò anche di rinforzo negativo, come la sottrazione del soggetto a una situazione di disagio. Il rinforzo negativo, cioè, prevede di rimuovere uno stimolo, una situazione spiacevole per incrementare il comportamento desiderato. Alcuni esempi di stimoli usati come rinforzi negativi sono le punizioni, i rimproveri, le critiche.

L’importanza e i benefici del rinforzo positivo

Anche nel bambino e nell’adulto si generano comportamenti operanti, che vengono messi in atto per ricevere un rinforzo positivo, un premio. Ad esempio, un bambino può trovare piacevole stare in braccio alla mamma. In seguito al pianto del neonato, generato da qualsiasi motivo, la madre lo prenderà spesso in braccio per calmarlo. Può succedere allora che il bambino si metta a piangere in modo operante, cioè senza stimoli dall’esterno; lo fa semplicemente per ricevere il rinforzo positivo, per essere preso in braccio.

Uno studente può essere indotto a studiare per ricevere il rinforzo positivo dalla maestra, come una lode davanti ai compagni o un buon voto. Perché il rinforzo sia efficace, il bambino deve capire il motivo della ricompensa (quale è il comportamento che gli permette di ottenere quel premio).

Tra i rinforzi usati in ambito educativo ci sono i rinforzi alimentari; quelli tangibili (oggetti o attività piacevoli); i rinforzi simbolici (stelline sul quaderno, punti extra nei giochi); quelli dinamici (poter giocare a pallone dopo aver svolto i compiti); i rinforzi sociali (il sorriso o altre gratificazioni affettive).

Alla base dell’uso del rinforzo positivo c’è la convinzione che aumentando i comportamenti desiderabili si evitano quelli indesiderabili. Allo stesso tempo, i bambini imparano come possono ottenere una gratificazione personale. Tra i benefici del rinforzo positivo ricordiamo l’aumento della motivazione nello svolgimento di un compito; il miglioramento dell’autostima, della relazione e della comunicazione con gli altri.

Esempi di rinforzo positivo

Usare bene il rinforzo positivo non è né facile né scontato. Bisogna innanzitutto assicurarsi che sia motivante per il bambino e utile al suo sviluppo. Poi, bisogna dare un rinforzo coerente e in tempi brevi. Infine, è consigliabile diminuire progressivamente i rinforzi estrinseci e sostituirli con quelli sociali. Ma soprattutto, questa misura educativa deve essere temporanea e limitata nel tempo.

Tra le tecniche che prevedono l’utilizzo del rinforzo positivo, ricordiamo quella di shaping (modellaggio) e chaining (concatenamento). Lo shaping è una tecnica comportamentale per lo sviluppo di comportamenti complessi, non presenti nel repertorio del bambino. Essa si applica attraverso una serie di aiuti e rinforzi sempre più vicini al comportamento finale desiderato.

Per esempio, l’educatrice dovrà sviluppare una serie di comportamenti di partecipazione per far sì che il bambino timoroso, che non parla mai di sua spontanea volontà, acquisisca man mano comportamenti più complessi. Inizierà rivolgendogli una semplice domanda; una volta consolidato questo primo livello di partecipazione passerà alla prossima meta, leggermente più complessa (ad esempio potrà aggiungere un altro bambino e rivolgere una domanda a entrambi). L’educatore deve cogliere anche i progressi più lievi e apparentemente insignificanti, per rinforzarli progressivamente.

La tecnica del chaining prevede di suddividere il compito in piccoli passaggi separati per facilitare l’apprendimento. L’obiettivo è lo stesso dello shaping, cioè costruire un comportamento complesso non presente nel repertorio di abilità del bambino. Il metodo però è diverso. Nel chaining il comportamento finale viene scomposto in tanti  piccoli comportamenti, formando delle catene comportamentali (sequenze di comportamenti semplici).

Questa tecnica può essere usata, per esempio, per imparare a lavarsi i denti o le mani. Queste azioni vengono scomposte in azioni più semplici e progressive che il bambino ricorderà più facilmente. Il rinforzo può essere dato attraverso una gratificazione verbale e affettiva.

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  • Bambino (1-6 anni)