La Pet Therapy nei bambini è un metodo innovativo per intervenire su alcuni tipi di disabilità, come quella mentale; vediamo in quali casi è indicata, i benefici e quali sono gli animali più usati in questo approccio.

Cos’è la Pet Therapy?

In Italia la Pet Therapy è stata riconosciuta come cura ufficiale dal 2003. Si tratta di un intervento che agisce come rinforzo sulle terapie tradizionali, a cui va affiancato. Può essere rivolta a tutte le età e a varie patologie.

Gli interventi assistiti con gli animali si stanno facendo sempre più spazio nel campo della riabilitazione per quanto riguarda i disturbi del neurosviluppo. I risultati sono notevoli perché questo approccio interviene sia sulla sfera emozionale che su quella psico-motoria.

Per quali patologie è indicata?

L’impiego di animali nelle relazioni e nella riabilitazione di alcune abilità deficitarie si è rivelato prezioso e va incoraggiato. In particolare, la Pet Therapy è un intervento inclusivo spesso consigliato ai bambini con sindrome di Down o con disturbi dello spettro autistico, perché coinvolge la sfera motoria e quella emotivo-relazionale.

Da un lato si lavora sull’equilibrio, la coordinazione, la postura e la tonicità muscolare, andando a rafforzare le abilità deficitarie; dall’altro, i progetti di Educazione Assistita con gli Animali intervengono sull’area emotivo-affettiva e l’inclusione. L’animale aiuta il bambino a creare emozioni positive, sviluppare l’empatia e il controllo emotivo, abbassando i livelli di ansia e aggressività.

Attraverso attività di cooperazione come il role playing, in cui il bambino diventa addestratore, vengono incentivati il senso di responsabilità, l’autonomia e il rispetto delle regole; con la creazione di elaborati artistici per raccontare le emozioni provate durante l’intervento vengono potenziate la competenza emotiva e l’empatia.

Pet Therapy per bambini: benefici e risultati

L’uso di animali come cura per i bambini porta innumerevoli benefici nelle persone più fragili, come anziani e bambini. Gli animali, infatti, hanno la funzione di fare da “ponte” col mondo interiore dell’altro; sono gli intermediari della comunicazione, stimolano il linguaggio e le abilità sociali.

La pet therapy è un metodo particolarmente adatto anche ai disturbi dello spettro autistico; le persone in questa condizione hanno le maggiori difficoltà nell’ambito delle interazioni personali.

In questi casi, l’impiego di cani, per esempio, ha dimostrato di riuscire a ridurre anche alcuni tratti tipici dell’autismo come le stereotipie. Non solo, ma ha favorito anche l’apprendimento nei bambini, andando a contrastare i cali d’attenzione e l’aggressività, aumentando invece la concentrazione.

Un altro risultato importante che la pet therapy può aiutare a raggiungere è quello dell’inclusione nella scuola. Si tratta di un aspetto fondamentale per tutti, soprattutto per i bambini con una patologia o una disabilità.

Vivere e crescere insieme a un animale domestico, inoltre, porta benefici come l’aumento dell’autostima; va a plasmare la personalità e la sicurezza; incrementa l’empatia e la capacità di comunicare con gli altri: imparare a comunicare con l’animale, soprattutto nel momento del gioco, può favorire la ricerca di approcci diversi nelle interazioni con gli adulti (in primis i genitori) e i pari.

Quali animali si usano per la pet therapy?

Prima di iniziare un percorso di pet therapy bisogna scegliere l’animale giusto. Questo varia in base a diversi fattori, tra cui le propensioni personali, il tipo di patologia, le abilità specifiche, eventuali allergie o paure, l’impatto e l’impressione che si ha nella prima seduta.

Anche tra gli stessi animali possono esserci differenze. Per esempio, nel caso dell’utilizzo di cani si sceglie anche in base alla taglia, al tipo di pelo (lungo o corto) e al carattere dell’animale. Oltre ai cani, gli animali maggiormente utilizzati sono i gatti, i conigli, i cavalli (da cui l’ippoterapia) e gli asini.

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  • Bambino (1-6 anni)