In un rapporto in equilibrio tra genitori e figli, i ruoli sono ben definiti: gli adulti fanno gli adulti, i bambini fanno i bambini, con i primi che guidano i secondi attraverso il processo di crescita e apprendimento. Quando c’è “simmetria”, invece, i bambini credono di essere dei pari dei loro genitori, che non hanno più autorità.

Nel suo libro “Simetría entre padres e hijos” la psicologa argentina Claudia Messing ha coniato la definizione di “bambini simmetrici”, che copiano ciò che vedono nei loro genitori, inclusi traumi e ansia, e hanno difficoltà a sviluppare la propria identità.

Cosa si intende per bambini simmetrici?

I bambini simmetrici sono quelli che, attraverso un processo chiamato simmetria, si pongono in un rapporto paritario con i propri genitori, in cui viene a mancare la differenziazione tra chi è il bambino e chi è l’adulto e, conseguentemente, la gerarchia.

I bambini, fin da piccolissimi, copiano i genitori, soprattutto inconsciamente, e pensano di essere adulti. Nel caso dei bambini simmetrici, il problema è che «il bambino non vuole il sostegno o la moderazione dei genitori (non vuole vederlo come IL genitore); vuole solo ESSERE il genitore».

Questi bambini dipendono totalmente dai genitori per tutto, ma dentro si sentono completamente autosufficienti. Non hanno alcuna concezione di aver bisogno di un sistema di supporto e credono di poter fare tutto da soli. Copiando il genitore, non è in grado di connettersi al processo di apprendimento e alla sua realtà.

Il bambino simmetrico si sente adulto in una “età adulta pseudo-immaginaria”. Crede di sapere tutto, se vuole qualcosa, lo vuole subito, è iper-esigente, intollerante alla frustrazione e ha paura del fallimento.

Le caratteristiche dei bambini simmetrici

Secondo Messing, ci sono quattro dimensioni del fenomeno dei bambini simmetrici:

  • imitazione;
  • parità;
  • fantasia di completezza;
  • mancanza di individuazione.

L’imitazione si riferisce all’effetto specchio che questi bambini sperimentano con i loro genitori. Replicando pedissequamente ciò che fanno gli adulti, i bambini finiscono per replicare anche i traumi e i problemi dei loro genitori.

La simmetria provoca l’identificazione del bambino con la storia dei suoi genitori. Questi bambini vivono la storia della vita dei loro genitori come se fosse la loro. Se sono simmetrico, non sono stato in grado di differenziarmi dai miei genitori, quindi porto il peso delle loro vite.

La parità è relativa al rapporto del bambino con gli adulti: il bambino simmetrico, infatti, vede l’adulto come un suo pari e, conseguentemente, non ne riconosce l’autorità né l’autorevolezza.

Sentendosi adulti, i bambini simmetrici elaborano la cosiddetta fantasia della completezza. Si sentono autosufficienti, anche se ovviamente non lo sono. Non credono di aver bisogno di imparare nulla né di essere in un processo di apprendimento e crescita. Questi bambini non ascoltano i loro genitori o insegnanti.

Come conseguenza delle tre caratteristiche, i bambini simmetrici non completano il loro processo di individuazione, attraverso cui generalmente il bambino inizia ad accorgersi di possedere delle proprie caratteristiche personali. Poiché questi bambini sanno solo imitare, non sviluppano pienamente le loro personalità individuali.

Come e perché si manifesta la “simmetria”

Secondo Claudia Manning, la simmetria

È un problema sociale. Questo è il prodotto dei cambiamenti avvenuti nel mondo a partire dalla Primavera francese, della frattura di un modello autoritario e delle relazioni orizzontali che producono un legame più democratico, dove il rapporto tra genitore e figlio non è sufficientemente definito. Da un rapporto autoritario siamo passati tra pari.

Questo fenomeno si manifesta quando i genitori vogliono andare totalmente incontro ai desideri dei propri figli senza essere in grado di farlo, né di dire no e farli rispettare.  A un modello educativo autoritario non se ne sostituisce uno basato sull’autorevolezza ma, piuttosto, si diventa iperpermissivi.

Invece che instaurare una relazione complementare, in cui è evidente che il genitore occupa il posto più alto della gerarchia e detta le regole che possono aiutare il bambino a comprendere il mondo che lo circonda, andando incontro alle sue esigenze e necessità, si instaura un rapporto tra pari, in cui non sono stabiliti ruoli e confini.

Come gestire un bambino simmetrico

La simmetria, spiega Manning, deve essere affrontata su più livelli: il bambino ha bisogno di capire che non è un adulto, ma che ha bisogno di imparare e che può essere aiutato in questo processo.

Anche il genitore deve comprendere a fondo la situazione, in modo da capire il motivo per cui suo figlio vuole sempre avere il controllo: solo quando i genitori hanno piena consapevolezza della situazione possono rimediare comunicando in modo diverso con il proprio figlio. La comunicazione, – o meglio, un nuovo modo di comunicare tra genitori e figli – è la chiave per gestire un bambino simmetrico e superare la simmetria del rapporto.

Anche nelle scuole, però, bisognerebbe lavorare sulla simmetria. In molti casi i bambini simmetrici replicano con gli insegnanti il rapporto paritario che hanno con i genitori: un bambino simmetrico potrebbe persino tentare di assumere il ruolo dell’insegnante, dicendo loro cosa insegnare e come farlo. Prima o poi, però, realizza inevitabilmente che non ha gli strumenti o le risorse per agire in questo modo: questa consapevolezza provoca spavento e confusione.

La simmetria, inoltre, è un fattore che influenza non solo la relazione alunno-insegnante ma che può riflettersi anche sulla resa scolastica:

Già scuole primarie si possono osservare problemi motivazionali, una mancanza di gerarchia nel lavoro. Se non c’è una differenziazione tra genitori e figli, come puoi aspettarti che un bambino capisca cosa è più importante in un testo?

Secondo uno studio citato da Manning e condotto su 764 giovani tra i 17 e i 27 anni nella provincia di Buenos Aires,

  • Il 95% ha sentito gli effetti della simmetria nel proprio comportamento;
  • L’88% era intollerante alla frustrazione;
  • Il 63% ha sentito una sorta di fobia nei confronti del processo di apprendimento;
  • Il 60% si sentiva demotivato o disinteressato ai propri studi;
  • Il 12% ha avuto grossi problemi quando si trattava di comprendere la gerarchia e l’importanza delle cose durante lo studio.
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Categorie

  • Bambino (1-6 anni)