Ha partorito in casa il primo di due gemelli di 22 settimane, poi lo ha messo in un sacchetto di plastica e lo ha gettato in un cassonetto della spazzatura. L’altro lo ha partorito in ospedale ed ora è in incubatrice. È avvenuto la scorsa notte a Ozzano Emilia, in provincia di Bologna. La madre è una italiana di 21 anni che vive con i genitori.

Ad accorgersi di quello che era accaduto sono stati i medici dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna (nella foto), dove la ragazza, accompagnata dai genitori, era andata per partorire. È venuto alla luce, appunto, un bambino prematuro di 22 settimane ma i medici, dallo stato della placenta e del cordone ombelicale, si sono subito resi conto che si trattava di un parto gemellare. La ragazza ha però negato. Così i sanitari hanno chiamato il 113. La giovane avrebbe poi ammesso di aver gettato il primo bambino nel cassonetto. Le volanti sono andate subito ad Ozzano e in un cassonetto vicino alla casa della ventunenne hanno trovato il corpicino privo di vita nel sacchetto.

Della vicenda si occupa il pm di turno Domenico Ambrosino. Non si sa ancora se sono stati presi provvedimenti a carico della ragazza. Per il tipo di reato che le verrà attribuito sarà necessario capire se il piccolo è nato vivo o meno.

La Procura di Bologna sta indagando sull’ipotesi di interruzione di gravidanza in base alla legge 194 sull’aborto. La madre è indagata per questa ipotesi, ma non ci sarebbero provvedimenti restrittivi a suo carico. Gli inquirenti dovranno stabilire se il parto è stato indotto o naturale e capire anche se la ragazza ha fatto tutto da sola o con l’aiuto di altri. Andrà anche stabilito chi ha gettato il feto nel cassonetto.”È una vicenda drammatica anche perchè accaduta in un contesto territoriale ove bastava chiedere aiuto sociosanitario per ottenerlo”, ha detto il procuratore aggiunto Valter Giovannini, portavoce della Procura di Bologna, commentando la vicenda del feto nel cassonetto. La Procura, con la polizia, sta cercando di ricostruire tutti i passaggi della vicenda. “Per la qualificazione giuridica del reato – ha spiegato il magistrato – occorre attendere l’esame medico legale (sarà eseguito con l’ausilio di un neonatologo), perché è fondamentale accertare se il bimbo sia nato vivo oppure no“.

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