Per anni il povero gatto è stato accusato di trasmettere la toxoplasmosi, ma recenti studi hanno evidenziato la sua innocenza il più delle volte, visto che i principali responsabili del contagio sembrerebbero essere la carne poco cotta, il contatto con del terriccio “contaminato” e la permanenza in paesi con scarse norme igieniche.

È questo il risultato di uno studio realizzato da un gruppo di epidemiologi britannici, coordinati dal dottor A. Cook, che ha fatto il punto sulle fonti di infezione da Toxoplasma gondii.

Tale infezione colpisce in Europa un neonato su mille, alcuni dei quali muoiono, altri restano menomati a vita, spesso con gravi lesioni oculari e deficit visivi permanenti.

Quello che maggiormente deve preoccupare però, secondo Cook, è la percentuale di gestanti immuni dall’infezione che ha subito, negli anni, un pericoloso declino, aumentando così la probabilità di un contagio fetale. Questo fa sì che sempre più gestanti siano esposte al rischio di contrarre l’infezione con gli effetti deleteri ormai noti.

Ma quello su cui si deve far chiarezza sono i fattori predisponenti: tra questi, il gatto non ha davvero tutta quella pericolosità che solitamente gli si attribuisce. Anzi, l’associazione gatto-toxoplasmosi è veramente di poco conto. Più che gli escrementi sono il terriccio e l’acqua con cui viene a contatto l’animale, ad essere pericolosi, perché trattengono gli oocisti infetti.

Ad avvalorare la tesi di Cook si è aggiunto il commento di Richard Holliman, microbiologo britannico, il quale ha confermato che il micio può dormire tranquillamente sul divano di una donna in attesa, basta adottare le giuste precauzioni di igiene quotidiana.

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