La fotografa che riesce a mostrare il "male invisibile", l'endometriosi

La fotografa che riesce a mostrare il "male invisibile", l'endometriosi
foto: georgie wileman
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Cicatrici e segni che non passano ma rimangono attaccati alla pelle, a ricordare quel che è stato, gli interventi uno dopo l’altro, le battaglie e il dolore. Perché l’endometriosi viene ancora sottovalutata, spesso nemmeno diagnosticata.

Per questo alcuni la chiamano “malattia invisibile“, e le donne che ne soffrono sono spesso scambiate per persone eccessivamente sensibili al “normale” dolore delle mestruazioni. Ma non è così: l’endometriosi è una patologia a tutti gli effetti, ed è riconosciuta come cronica e invalidante. A rendere visibile quel che spesso non si vede (in molti casi l’endometriosi riceve una diagnosi tardiva, ed è causa di infertilità per una donna che ne soffre su tre) è stata la fotografa britannica Georgie Wileman.

Wileman ha realizzato una serie di scatti fotografici dedicati alla vita con l’endometriosi, partendo dalla propria esperienza e raccogliendo quella di altre donne. E sono circa 150 milioni le donne nel mondo, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, che soffrono di endometriosi, la patologia che vede una presenza anomala di cellule dell’endometrio al di fuori della loro naturale sede.

Tali cellule sono sottoposte come l’endometrio a cambiamenti ormonali nel corso del ciclo mestruale, ispessendosi e poi assottigliandosi prima e dopo l’ovulazione. Un processo che risulta particolarmente doloroso, e che rendere più difficile e anche impedire l’instaurarsi di una gravidanza.

Il corpo della giovane fotografa è diventato così il soggetto del progetto fotografico “This is endometriosis: 2014-17“, gli anni in cui Georgie si è sottoposta a diversi interventi di laparoscopia per alleviare i sintomi e le conseguenze dell’endometriosi. “La mappa di questi ultimi tre anni – ha spiegato – non è costruita su esperienze, traguardi lavorativi o anniversari, ma dalle cicatrici sulla mia pancia e dai ricordi bui che cerco di allontanare dalla mente”.

Il progetto vuole gettare luce su una patologia tanto debilitante quanto ignota, anche se diffusa. “Colpa” della difficoltà di diagnosi, dal momento che il dolore mestruale è soggettivo e la stessa donna che ne soffre può non riconoscerlo come anomalo:

La mia intenzione – spiega la fotografa sul suo sito – era di mostrare come alcune donne vivono l’endometriosi. Mesi e mesi costrette a casa, quasi immobili e con un dolore cronico. Le settimane sembrano tutte uguali. Un mucchio di ricette mediche, ambulanze e cerotti riscaldanti. Il mio riflesso nello specchio dell’ospedale. La sedia a rotelle vicino alla porta. La disperata speranza che si prova a ogni intervento chirurgico e a ogni nuova cura, e la consapevolezza schiacciante, quando non funzionano. Il dolore fisico può farti sentire come se stessi impazzendo. Con questo progetto voglio dare visibilità a questa malattia. Ecco come è l’endometriosi. Una donna su dieci in età riproduttiva ne soffre e abbiamo bisogno di essere viste.

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