La misurazione dell’azotemia (azoto ureico) è uno dei test di screening più utilizzati per controllare la salute e la funzionalità renale. Questo esame viene prescritto quando si sospetta un disturbo o una patologia dei reni. Se i valori sono superiori o inferiori alla norma significa che qualcosa non funziona correttamente e sarà opportuno fare ulteriori accertamenti.

In gravidanza, sia un aumento che una diminuzione dell’azotemia potrebbero rappresentare normali cambiamenti fisiologici. Ma valori troppo alti sono a volte un campanello d’allarme. L’azotemia infatti di solito diminuisce nel corso del primo trimestre di gravidanza e rimane più bassa nel corso della gestazione.

Insomma, non bisogna preoccuparsi di un suo calo, ma piuttosto fare attenzione quando non si abbassa, perché potrebbe significare un problema ai reni.

Cerchiamo ora di capire meglio c0s’è l’azotemia, quali sono i valori raccomandati e come cambiano in una donna incinta.

Azotemia: cos’è e perché è importante

urea azotemia

L’azotemia misura la quantità di residui, derivanti dalla sintesi delle proteine, rimasti in circolo nel sangue. Nello specifico, è la concentrazione di azoto non proteico contenuto all’interno delle molecole di urea nel sangue. Vediamo meglio cosa significa.

L’azoto si distingue in azoto proteico e non proteico in base all’utilizzo che ne fa il nostro organismo: l’azoto proteico agisce nelle molecole che formano le proteine, gli amminoacidi, mentre quello non proteico è presente nelle sostanze di scarto dell’organismo, come l’urea. L’urea è quindi un prodotto di scarto che viene trasformato nel fegato.

Il fegato lo rilascia nel sangue, lo filtra, e infine i reni lo eliminano attraverso le urine (una concentrazione minima viene riassorbita nell’organismo). Questo processo è sempre attivo fa sì che l’urina contenga una concentrazione bassa ma stabile di azoto ureico.

In quanto prodotto di scarto, l’urea va ovviamente eliminata. Ma se i reni non funzionano correttamente (come in presenza di una patologia), allora l’azoto non proteico che si trova nell’urea resta nel sangue in maggiori quantità. La maggior parte delle malattie che colpiscono il fegato e i reni hanno infatti come conseguenza l’aumento dell’urea nel sangue.

Una maggiore concentrazione di urea prodotta dal fegato o una minore concentrazione espulsa dai reni hanno come effetto l’aumento dell’azotemia, che serve proprio a verificare il corretto funzionamento dei reni.

A volte può capitare il contrario, cioè che un danno al fegato inibisca la produzione di urea, e in questo caso l’azotemia potrebbe scendere. In tutti e due i casi, valori troppo alti o bassi suggeriscono di sottoporsi a controlli più approfonditi per individuare la causa.

Azotemia: i valori normali

L’esame di laboratorio si effettua con un prelievo di sangue a digiuno. I valori normali si situano tra i 22 e i 46 mg/dl, ma generalmente anche quelli compresi tra 10 e 50 mg/dl vengono considerati nella norma.

Come abbiamo accennato, valori alti di azotemia suggeriscono la presenza di disfunzioni renali, come patologie renali acute o croniche e insufficienza renale. Ma possono derivare anche da particolari condizioni che determinano un minore apporto di sangue ai reni (scompenso cardiaco, shock, infarto recente, gravi bruciature), da disidratazione, o dall’ostruzione del passaggio urinario.

È bene però ricordarsi che il risultato di questo esame può essere influenzato da fattori non patologici, come una dieta squilibrata o l’assunzione di alcuni farmaci, che ne alterano i valori. Non bisogna quindi associare automaticamente un’azotemia alta o bassa a una patologia renale.

Gli aumenti transitori infatti sono normali in periodi di eccessiva assunzione di proteine animali, per esempio, o possono dipendere da un’attività fisica troppo intensa.

Per avere una diagnosi più precisa il test dell’azotemia viene spesso associato a un altro esame che misura i livelli di creatinina nel sangue. Si tratta di un test più affidabile nel rilevare un cattivo funzionamento o una malattia renale, perché non è influenzato da fattori esterni come l’alimentazione.

Azotemia bassa e gravidanza

Una bassa azotemia si lega a malattie del fegato, a malnutrizione o a un’eccessiva idratazione. Generalmente i valori bassi non si associano a particolari sintomi, se non in presenza di un problema epatico.

Non esiste una terapia per alzarli se non quella di seguire un’alimentazione iperproteica. È opportuno farsi seguire da un medico per evitare di esagerare arrivando al problema opposto, un’insufficienza renale causata dall’eccessiva assunzione di proteine. La dieta migliore in questi casi comprende legumi, carne bianca, cereali e fibre vegetali.

Durante la gestazione l’azotemia è generalmente più bassa rispetto alla norma. Esistono però casi in cui potrebbe essere superiore senza rappresentare un problema (in gravidanza il corpo richiede più proteine). Ma bisogna stare attente ai valori elevati perché potrebbero indicare un’anomalia, ed è consigliabile fare ulteriori controlli.

Come abbiamo già sottolineato, una bassa azotemia è lo standard e non deve far preoccupare troppo, perché tra le sue cause fisiologiche c’è proprio la gravidanza.

Seguici anche su Google News!
Ti è stato utile?
Rating: 4.8/5. Su un totale di 4 voti.
Attendere prego...

Categorie