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Molti bambini sperimentano casi di respiro sibilante; scopriamo come si manifesta, come riconoscerlo e gestirlo e quando è il caso di preoccuparsi.
Così uno studio pubblicato sull’International Journal of Pediatrics and Adolescent Medicine, che aggiunge come il respiro sibilante nel bambino sia una condizione comune in età prescolare e responsabile di una significativa morbilità e una diminuzione della qualità della vita.
La Società Italiana di Pediatria definisce il respiro sibilante come un “suono musicale, acuto e continuo” che viene emesso durante l’espirazione, ovvero quella fase della respirazione nella quale l’aria viene espulsa verso l’esterno. Nelle forme più gravi il sibilo può essere percepito anche durante l’inspirazione e in queste forme il bambino tende a respirare rapidamente utilizzando gran parte dei muscoli del torace per farlo.
A differenza di quanto avveniva in passato, oggi si ha la consapevolezza, riporta il Manuale MSD, che solamente alcuni dei bambini con respiro sibilante soffriranno di asma durante l’infanzia o l’adolescenza.
Solitamente, il respiro sibilante si manifesta dopo alcuni giorni dalla comparsa di un’infezione alle alte vie respiratorie (naso e gola). All’inizio, quindi, il bambino risulterà raffreddato per poi presentare in seguito anche tosse e sibilo.
La tosse ricorrente e secca o con presenza di espettorato è un altro dei sintomi tipici del respiro sibilante, che in alcuni casi può provocare anche febbre, difficoltà di alimentazione e naso che cola.
I sintomi tendono a peggiorare a cause dell’inalazione di sostanze irritanti (come il fumo) e delle allergie.
I bambini hanno più frequentemente, rispetto agli adulti, episodi di respiro sibilante in quanto, come spiega l’American Family Physician (AFP), a causa delle differenze fisiche, i bronchi sono più piccoli con conseguente maggiore resistenza delle vie aeree periferiche. Il respiro sibilante nel bambino, infatti, si verifica a causa del rapido passaggio dell’aria attraverso le vie aeree ristrette.
I neonati hanno inoltre una minore retrazione dei tessuti e una minore quantità di vie aeree collaterali, e questo provoca una maggiore possibilità di ostruzione. Infine, va ricordato come la gabbia toracica, la trachea e i bronchi sono più deboli e il diaframma si inserisce in maniera orizzontale invece che in maniera obliqua. Ecco perché il respiro sibilante si verifica maggiormente nei bambini e tende a risolversi con il passare degli anni.
Sono diversi i fattori che determinano, anche dalla loro interazione, l’insorgenza del respiro sibilante nel bambino e vanno da quelli anatomici e genetici a quelli ambientali e immunologici.
Il respiro sibilante può essere episodico o ricorrente. Nella forma episodica, che generalmente si manifesta in maniera improvvisa, è associato a un’infezione virale dell’apparato respiratorio. Nella forma ricorrente, le cause più comuni sono da individuare nelle frequenti infezioni virali che colpiscono i polmoni, nelle allergie e nell’asma. Cause meno comuni di episodi ricorrenti sono le difficoltà di deglutizione cronica, il reflusso gastroesofageo e l’insufficienza cardiaca.
C’è anche una sorta di stagionalità nel respiro sibilante, soprattutto quando la causa è l’infezione da virus respiratorio sinciziale (RSV) che nei Paesi a clima temperato come l’Europa è maggiore tra novembre e maggio con un picco di attività tra gennaio e febbraio. Altri virus responsabili del respiro sibilante nel bambino sono il metapneumovirus umano (da dicembre ad aprile) e il bocavirus umano (nel primo, secondo e quarto trimestre dell’anno). Le forme allergiche, invece, sono più frequenti in primavera e autunno.
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L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù aggiunge come i bambini con respiro sibilante nascono con vie respiratorie normali ma spesso sono figli di genitori asmatici dai quali ereditano la tendenza all’infiammazione delle vie respiratorie. Infiammazione che si manifesta a seguito del contatto con virus, allergeni, fumo, inquinanti atmosferici e durante lo svolgimento dell’attività fisica.
Alcuni studi hanno inoltre segnalato come vi sia una maggiore probabilità di sviluppare respiro sibilante nei bambini che alla nascita avevano madri con bassi livelli sierici di vitamina D e ferro e quelli con madri in stato di obesità prima della gravidanza.
Anche l’utilizzo del paracetamolo in gravidanza (i cui effetti teratogeni non sono del tutto noti) e dell’integrazione di acido folico verso la fine della gestazione è associato a un aumento del rischio di asma.
Esistono forme di respiro sibilante che richiedono una particolare attenzione in quanto, anche se rare, possono essere associate a importanti malattie. In questi casi il wheezing non è l’unico sintomo e la preoccupazione sorge per la scarsa risposta alle terapie.
Le gravi condizioni che hanno nel respiro sibilante uno dei sintomi sono la carenza delle difese immunitarie, la fibrosi cistica, le malformazioni cardio-vascolari e l’inalazione di corpo estraneo.
Nel caso in cui il respiro sibilante si manifestasse soltanto di notte durante il riposo, è da sospettare la presenza dell’asma. Di notte, durante il sonno, c’è una maggiore probabilità di manifestare i sintomi dell’asma e questi, sottolinea il portale WebMD, sono potenzialmente pericolosi, tanto che la maggior parte dei decessi per i sintomi dell’asma, come il respiro sibilante, avviene durante la notte.
Non è chiaro perché questo avvenga, ma si sospetta che siano coinvolti il raffreddamento delle vie aeree, la posizione sdraiata, una maggiore esposizione agli allergeni e i cambiamenti alla funzione bronchiale determinati dal sonno.
Per la conferma diagnostica del respiro sibilante, come riportato dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer, è sufficiente l’anamnesi e un accurato esame obiettivo. Eventuali approfondimenti, meno frequenti, vengono svolti mediante esami di laboratorio, radiografia e torace, esami endoscopici e prove di funzionalità respiratoria.
La cura del respiro sibilante nel bambino inizia a domicilio, sotto la guida del pediatra, mediante la somministrazione di salbutamolo per via inalatoria (per via aerosolica o con spray con distanziatore). L’inalazione tempestiva di farmaci ad azione antinfiammatoria e broncodilatatrice è spesso sufficiente per prevenire il peggioramento dei sintomi ed evitare il ricorso al pronto soccorso, necessario quando l’affanno resiste alla terapia.
Il pediatra può inoltre prescrivere farmaci (cortisonici inalatori e antileucotrienici) che riducano la frequenza dei sintomi agendo sul grado di infiammazione e sui sintomi respiratori (tosse e sibilo). Questa strategia prende il nome di terapia di mantenimento, che deve essere rivalutata nel corso del tempo per verificarne l’efficacia e valutare se proseguirla, sospenderla o modificarla.
È importante anche prestare attenzione alla prevenzione eliminando tutti i fattori di rischio, soprattutto il fumare in casa e l’esposizione ai virus responsabili delle infezioni alle vie respiratorie.
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