Il metodo Suzuki è un approccio didattico alla musica a partire dall’età prescolare. Si parla anche di “educazione al talento”, “metodo madrelingua” e “movimento Suzuki”; vediamo come funziona, i benefici, e in cosa consiste l’intervento fondamentale dei genitori.

Metodo Suzuki: cos’è?

Il metodo Suzuki è noto per l’insegnamento della musica ai bambini ed è adottato da oltre 100.000 scuole in tutto il mondo. L’ideatore del metodo Suzuki è stato, all’inizio del Novecento, il violinista giapponese Shiniki Suzuki, che voleva mostrare come un bambino può imparare a suonare uno strumento musicale allo stesso modo in cui impara a parlare.

Quando si osserva un bambino suonare uno strumento musicale, vengono in mente parole come “talento”, “predisposizione musicale”, o addirittura “genio artistico”; i benefici della musica sono innumerevoli, eppure spesso si tende a pensare che i propri figli abbiano predisposizioni diverse da quella musicale. Ma così si commette un errore, perché la sensibilità musicale riguarda tutti; essa può essere assimilata alla capacità che ognuno di noi ha sviluppato sin da piccolo per riuscire a parlare la propria lingua.

I bambini imparano a parlare attraverso l’ascolto e la ripetizione di quello che sentono dai genitori. E questo è proprio uno dei princìpi alla base del metodo, che coinvolge direttamente i genitori nell’insegnamento della musica, sfruttando i meccanismi del linguaggio, utilizzati dai bambini in modo spontaneo. E la musica, a sua volta, aiuta lo sviluppo del linguaggio nei bambini.

I benefici del metodo Suzuki

I benefici del metodo Suzuki sono molteplici. A differenza di altre attività in cui il genitore ha spesso più un ruolo di accompagnatore che non di partecipazione attiva, la fase di apprendimento si svolge sotto forma di gioco insieme ai propri genitori, che imparano così anche i primi rudimenti musicali.

Un altro vantaggio riguarda la possibilità, per i bambini, di iniziare a frequentare i corsi di ritmica sin dai primi anni di vita. Durante gli incontri, si acquisiscono familiarità col ritmo e le note; l’uso delle parole più frequenti viene sfruttato abbinandole a melodie; e in questo modo i bambini riescono progressivamente a formare il proprio orecchio musicale.

Attraverso una lezione collettiva, il metodo stimola quei processi percettivi che permettono al bambino di sviluppare il talento e le potenzialità utili per avvicinarsi allo strumento. Con l’aiuto di riferimenti colorati, il bambino impara a suonare ascoltando e ripetendo un frammento musicale, un ritmo, una melodia; questo processo mano a mano diventerà familiare, proprio come è accaduto con l’ascolto delle parole dei genitori.

Le lezioni settimanali si svolgono in modo che i genitori possano essere in grado di seguire i figli negli esercizi a casa. Rompendo lo schema dell’esclusivo rapporto tra alunno e insegnante privato, la musica diventa un gioco del tutto naturale, entra a far parte della vita del bambino e della sua famiglia, e stimola la relazione educativa tra genitore e figli.

Metodo Suzuki tra 0 e 3 anni

Il metodo Suzuki è incentrato sul gioco e sul legame tra genitori e figli: per questo motivo si può iniziare il percorso già a 2 anni e mezzo. Attraverso linguaggio universale della musica, i bambini hanno poi l’occasione di imparare a conoscersi e confrontarsi; il metodo può essere un’occasione formativa dal punto di vista caratteriale ed emotivo, per la socializzazione e lo sviluppo dell’autonomia.

Il primo approccio allo strumento avviene attraverso l’imitazione, lo sviluppo dell’orecchio e dei diversi tipi di memoria: melodica, ritmica, motoria, armonica, espressiva. I corsi strumentali sono dedicati ai bambini tra 4 e 14 anni. Nella maggior parte delle scuole Suzuki italiane è stato attivato il percorso CML (Children Music Laboratory), un corso collettivo per bambini dai 2 anni e mezzo, che anticipa l’approccio allo strumento.

Questo percorso, basato sulle stimolazioni sensoriali e il rapporto mirato col genitore, accresce il processo di maturazione neurologica, attraverso attività ed esperienze specifiche. Le abilità acquisite sviluppano la tecnica strumentale, gli elementi ritmici, coordinativi, mnemonici e disciplinari, oltre che il rapporto educativo col genitore.

In Italia ci sono circa 200 insegnanti abilitati che operano in più di 40 strutture, associazioni, scuole private, conservatori statali. Il metodo è presente con molti strumenti: archi, arpa, pianoforte, chitarra, mandolino, flauto.

Le critiche al metodo

Il metodo Suzuki ha attirato anche delle critiche. Alcuni insegnanti contestano l’insegnamento ad alti livelli fin da così piccoli; un’altra critica sollevata riguarda l’apprendimento ritenuto troppo meccanico, il focus sulla musica classica a scapito dello sviluppo dell’improvvisazione e della lettura delle note.

La critica più frequente, da parte di genitori e insegnanti, è che sia troppo faticoso, per un bambino di 3 anni, mettersi a studiare quotidianamente, e che si debba insistere per convincere i bambini a suonare. Infine, viene contestata l’idea che la pratica musicale migliori il carattere e che la genetica non abbia nessun ruolo nell’attitudine alla musica.

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Categorie

  • Bambino (1-6 anni)