Il metodo OPOL (one parent, one language) è volto a far acquisire ai bambini due lingue contemporaneamente: ogni genitore parla coi figli una lingua diversa. Così i bambini crescono bilingui. Vediamo come funziona questo metodo più nel dettaglio.

Metodo Opol: in cosa consiste?

Si tratta di un approccio usato con bambini che acquisiscono due lingue simultaneamente; prevede che ogni genitore usi la propria lingua madre con i figli. Così, per esempio, la mamma potrà usare lo spagnolo e il papà l’inglese. Questa strategia è conosciuta come Opol (one person/parent, one language).

Attraverso il metodo Opol, genitori di origini diverse parlano, coi propri figli, ognuno nella sua lingua madre. Naturalmente, genitori fluenti in diverse lingue parleranno col loro bambino la propria lingua madre, quella che conoscono di più e che riconoscono come propria, più intima.

Tuttavia, anche genitori di una stessa nazionalità possono adottare questo metodo, se conoscono un’altra lingua e vogliono che anche i propri figli la imparino. Se hanno un livello avanzato di conoscenza linguistica di un’altra lingua, per esempio l’inglese, possono decidere di usarla per parlare coi figli al posto della loro lingua madre.

Metodo Opol e bilinguismo

A sistematizzare il metodo Opol è stato per la prima volta il linguista francese Maurice Grammont nel 1902. Secondo Grammont, il fatto che il bambino apprenda una seconda lingua da uno dei due genitori è il modo migliore perché cresca bilingue sin dalla prima infanzia e anche per evitare che i due codici linguistici interferiscano tra loro.

Dunque, è il genitore che può consentire la migliore acquisizione linguistica possibile dei figli (ancor prima della scuola). Per Grammont l’Opol era la migliore strategia di successo nell’educazione e formazione linguistica bilingue.

Altri studi hanno affermato, nel corso degli anni, che l’Opol costituisce il percorso migliore – se non l’unico – per conseguire un autentico bilinguismo nei bambini. Per questo motivo, c’è chi suggerisce ai genitori, quando decidono di introdurre la seconda lingua con l’Opol, di fare finta di non capire se il bambino gli si rivolge nell’altra lingua.

Metodo Opol vs metodo Mlah

Un altro metodo per crescere bambini bilingui è il metodo Mlah (Minority Language At Home). Come indica il nome stesso, una famiglia che usa questa strategia parla coi figli solo la lingua minoritaria che può – ma non deve necessariamente – essere la lingua nativa di entrambi i genitori.

Attraverso questo metodo, i bambini diventano bilingui “sequenziali” poiché imparano il linguaggio minoritario prima e la lingua comunitaria più tardi e in altri contesti, generalmente a scuola.

In una famiglia che usa il metodo Opol, invece, i bambini si definiscono normalmente “bilingui simultanei” perché imparano entrambe le lingue contemporaneamente e non, come avviene per il Mlah, prima l’una e poi l’altra.

Vantaggi e svantaggi

Essere bambini bilingui sin dalla prima infanzia – è risaputo – presenta innumerevoli benefici. Migliora le capacità cognitive, sviluppa quelle di risoluzione di problemi, aumenta la flessibilità, permette di imparare più facilmente nuove lingue, aumenta la concentrazione e le capacità attentive, stimola la creatività. Oltre a questo, vediamo in dettaglio i vantaggi del metodo Opol e gli svantaggi, o piuttosto le difficoltà, a cui si può andare incontro.

Tra i benefici del metodo, ricordiamo il basso ricorso al Code Switching (si ha quando i bambini mischiano le due lingue); questo aspetto positivo è dovuto al fatto che i genitori parlano in modo esclusivo la lingua che intendono far apprendere. Per molti studiosi, consente il maggior successo nell’educazione linguistica.

Tra i “contro” ci sono aspetti soprattutto pratici. Con genitori che lavorano è difficoltoso riuscire a dare al bambino un’esposizione sufficiente alla seconda lingua, di cui invece avrebbe bisogno per poterla apprendere senza difficoltà.

Un altro aspetto da considerare è la pigrizia dei bambini, portati a fare “economia” nello sforzo linguistico e a parlare come risulta loro più facile. I bambini piccoli non si rendono conto di quanto sia prezioso saper comunicare in due lingue. Questo ostacola l’apprendimento e rende ai genitori, che si devono armare di tanta costanza, il compito più arduo di quanto si possa immaginare.

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  • Bambino (1-6 anni)