"La verità, vi prego, sul parto": quattro chiacchiere con Elisa Origi

Tutta la verità sul parto. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con l'autrice Elisa Origi, che sui cliché e le frasi fatte del parto ha scritto un libro.

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Molti sono i momenti diversi che ogni donna in gravidanza aspetta: dalla prima ecografia, a quella in cui sente e si vede il cuore battere, fino, naturalmente, alla fase finale, il parto. Forse il momento che, più di tutti, è capace di stimolare sensazioni, emozioni e aspettative differenti, di mischiarle insieme in un tutt’uno, perché assieme alla curiosità e all’eccitazione di conoscere finalmente il proprio bambino c’è anche, inutile negarlo, la preoccupazione del dolore e di poter soffrire fisicamente, aspettativa che di certo spaventa, per quanto ne valga la pena.

Anche perché, siamo sincere, sul parto le parole si sprecano, così come pure i consigli e le esperienze (spesso non richieste) di amiche, conoscenti e parenti che ci sono passate prima di noi; ricordando che tutto, compresa la percezione del dolore, è soggettivo, e che quindi non esistono vie uniche o “giuste” per approcciarsi al fatidico momento, è però certamente curioso ascoltare le varie testimonianze, che ci danno il quadro di quanto il parto sia davvero un qualcosa di estremamente personale.

Per questo abbiamo voluto incontrare Elisa Origi, autrice del libro Partorire, porca miseria!, uno spassoso comfort book semiserio rivolto a tutte le donne che non sanno proprio cosa aspettarsi dal momento del parto.

Lei, gallaratese, consulente per la comunicazione d’impresa che si è formata alla Scuola di scrittura di Raul Montanari e mamma di due bambini, racconta a cuore aperto tutto ciò che ha scoperto prima di affrontare il fatidico momento. E a noi ha spiegato come tutti quei cliché e quelle frasi fatte sul parto le abbiano lasciato “l’amaro” in bocca una volta arrivata lei a quell’esperienza.

Quando chiedevo ‘ Ma fa male partorire?’ tutte mi dicevano ‘Ma sì, vedrai, poi passa, e comunque l’han fatto tutte, lo farai anche tu’. Quando invece è arrivato il momento di partorire, ci sono rimasta un po’ male perché non avevo previsto che potesse andare in questo modo. Quindi su questa cosa del dolore mi sono detta ‘Ci devo scrivere qualcosa perché o è sottovalutata, oppure si fa un discorso misticheggiante, in cui il dolore è visto come una necessità e come se chi riuscisse a partorire senza dolore un pochino barasse. Quando io ho detto che ho usato l’epidurale qualcuno mi ha detto ‘Ma allora hai barato’.

Non ha nessuna pretesa di usare un linguaggio tecnico, Elisa, e questo lo specifica subito: “Non sono un’ostetrica, non sono una psicologa, ma sono una persona che ha fatto questa esperienza due volte”. Per inciso, l’introduzione del libro è curata da Elena Bacchiega, ostetrica. Il suo scopo, ci dice, era

Raccontare qualcosa che alle future mamme non è stato detto, almeno nel mio caso.

Insomma, l’esperienza di vita di Elisa la porta a dire a chiare lettere: future mamme, ascoltate chi volete, ma sappiate che quel giorno sarà solo vostro, e solo voi potrete sapere cosa provate.

 

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