La psicologia li chiama Seasonal Affective Disorders (Disturbo Affettivo Stagionale, detto anche SAD) e include in questa vasta famiglia una serie di stati psicologici e disturbi che si possono verificare in concomitanza col cambio di stagione, in quella fase di passaggio che implica spesso dei cambiamenti su ritmi e abitudini. In particolare nel cambio di passo tra estate e autunno e tra autunno e inverno, molte persone si sentono più stanche, affaticate, malinconiche con sintomi che riconducono alla depressione. Con conseguenze a lungo termine, impatto su relazioni e vita quotidiana.

I disturbi affettivi stagionali, oggi riconosciuti come disordini e disturbi dell’umore e come tali diagnosticati e curati, hanno però molte sfaccettature. E, quando non sono patologici (perché nel range di emozioni che si possono provare nel cambio stagione ce ne sono alcune piuttosto comuni, fisiologiche e, dunque, nella maggior parte dei casi, per niente allarmanti) tendono spesso a essere minimizzati. In questo senso, anche i bambini non sono esenti dal provare queste emozioni, con la differenza che spesso, soprattutto nella fascia 3-6 anni, non sanno ancora analizzare e verbalizzare per spiegare come si sentono e devono essere dunque aiutati, sostenuti e ascoltati dai propri genitori.

Winter Blues: perché quando cambia la stagione ci sentiamo più tristi?

Sebbene spesso li si confonda, i SAD e il cosiddetto winter blues sono due cose molto diverse.

Il winter blues, che col Baby Blues, correlato al periodo del post parto, ha in comune proprio quella impossibilità di godersi i momenti felici, quello strato di malinconia che permea ogni cosa. Ma non è una condizione patologica come la depressione (sebbene possa diventarlo) e, soprattutto, non ha una durata eccessiva, né diventa invalidante nella vita quotidiana. In gergo più comune (e inesatto) vengono utilizzati anche i termini “Depressione d’estate”, che spesso viene identificata anche dalla summertime sadness, ovvero quell’onda emotiva che travolge alla fine di un bel periodo estivo, di ferie e di riposo che riporta immediatamente alla realtà e alla routine della brutta stagione. Il winter blues (che si può presentare anche in autunno) è condizione molto comune, propria dell’essere umano che percepisce il cambio di stagione come un’evoluzione verso l’ignoto e la nostalgia delle cose appena vissute come un’emozione positiva e difficilmente paragonabile al tuffo nelle sfide quotidiane del nuovo capitolo.

Il winter blues nei bambini

Anche i bambini percepiscono questo cambiamento. Il cambio di passo che porta, dalla spensieratezza estiva e dalle vacanze al mare o in montagna agli impegni autunnali come la ripresa della scuola, può dare del filo da torcere ai più piccoli. Il passaggio dalla libertà di movimento e di orari, persino dai vestiti comodi e leggeri alle giacche e ai primi cappottini, può essere, per la fascia d’età che va dalla scuola materna alla primaria, molto complicata. Trattandosi di stati d’animo passeggeri e legati appunto al fluire delle stagioni, il più delle volte non c’è da preoccuparsi perché le conseguenze non sono quasi mai a lungo termine. Inoltre i bambini hanno grande capacità di adattamento alle situazioni nuove (più degli adulti!) e dunque, dopo i primi attimi di spaesamento, riescono a reperire gli strumenti emotivi per vivere al meglio le nuove esperienze.

Tra le cause più comuni dell’autumn e del winter blues ci sono:

  • la fine dell’estate e delle vacanze;
  • l’imminente inizio della scuola o di un nuovo ciclo scolastico;
  • una maggiore sensibilità del bambino rispetto a cambiamenti e nuovi ritmi;
  • una diminuzione dei valori di serotonina all’arrivo dei primi freddi.

Tra i comportamenti che i genitori possono notare nei bambini che hanno spiccata sensibilità rispetto ai cambiamenti stagionali ci sono:

  • stanchezza;
  • mancanza di entusiasmo per attività che prima erano tra le preferite;
  • cattivo umore.

Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista American Academy of Pediatrics, questa tristezza di solito è circoscritta e, soprattutto, trae giovamento dalle uscite, dai rapporti interpersonali, da una vita attiva e da un’alimentazione sana. Gli studi scientifici attualmente pubblicati e più approfonditi su come cambia l’umore durante i passaggi di stagione sono stati indirizzati maggiormente verso gli adolescenti, ma esistono diversi approfondimenti che spiegano perché i bambini ne siano altrettanto colpiti. Un buon modo per distinguere i veri e propri disturbi stagionali dell’umore dai malesseri normali e fisiologici che si possono provare in concomitanza di questi passaggi è l’osservazione. Se il “cattivo umore” non cambia solo le sorti della giornata ma comincia a impattare sull’equilibrio familiare, con conseguenze anche sul benessere emotivo e fisico di chi ne soffre e di chi gli sta intorno, è bene porsi qualche domanda. E si può osservare il bambino per verificare la presenza di alcuni comportamenti o cambiamenti sostanziali. In particolare:

  • spiccata sonnolenza;
  • diminuzione dell’energia;
  • maggiore voglia di carboidrati;
  • aumento di peso;
  • poca voglia di uscire e vedere altri bambini;
  • nausea o problemi di stomaco.

Come aiutare i bambini che patiscono il cambio di stagione

La prima regola è non minimizzare questi stati d’animo, anche se si tratta di semplice cattivo umore e di winter o autumn blues. Se il bambino riporta di sentirsi stanco e affaticato, imputare alla pigrizia o al capriccio la sua volontà di non uscire o andare a fare sport non è una soluzione. Se questo tipo di atteggiamento si protrae nel tempo, questo deve servire da campanello d’allarme e mettere i genitori in una posizione di ascolto e accoglienza, per capire quale sia la causa del malessere del bambino ed eventualmente, aiutarlo ad alleviare la sensazione.

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Categorie

  • Bambino (1-6 anni)