Anonimo

chiede:

Egregio Dottore,
sono mamma di una bambina di 3 anni affetta da encefalopatia mitocondriale (esordio neonatale) che in fase acuta si è manifestata con iperlattacidemia, iperammoniemia e acidosi metilmalonica mentre i segni neurologici erano difetto di suzione, ipotonia (allora lieve), distonia (allora poco evidente) , irritabilità e pianto insistenti.
La RMN cerebrale eseguita a 5 mesi di vita refertava: diffuso ritardo di mielinizzazione, corpo calloso sottile e a margini irregolari, diminuzione del parenchima in regione fronto-temporale – tutto riconducibile a malattia simil-Leigh – (le RMN successive rimangono invariate fino a 1 anno e 1/2 poi non più eseguite per comparsa di crisi respiratoria). Lo studio del DNA è risultato negativo per le mutazioni note (potrebbe quindi trattarsi anche di una nuova mutazione!). Lo studio enzimatico su fibroblasti è risultato normale. Lo studio enzimatico su compione di muscolo ha evidenziato un deficit nei complessi I e IV della catena respiratoria mitocondriale.
Il medico che segue mia figlia ha solamente detto che si tratta di una forma rarissima di encefalopatia mitocondriale (3° caso che lui segue in oltre 20 anni di attività) che però è da considerarsi ad ereditarietà autosomica recessiva. Le chiedo: 1) quali esami possiamo fare io e mio marito per valutare se effettivamente siamo portatori sani di questa malattia? 2) nell’ipotesi di una futura gravidanza, villocentesi e amniocentesi permettono la diagnosi prenatale?
RingraziandoLa per l’attenzione e confidando in una risposta Le porgo distinti saluti.

Egregia Signora,
questa sua domanda mi permette di rispondere, in modo più esteso, a tante signore che mi chiedevano delle malattie
mitocondriali. Le malattie mitocondriali sono un gruppo molto eterogeneo di patologie ereditarie causate da alterazioni nel funzionamento dei mitocondri.
Presentano notevole variabilità clinica per quanto riguarda l’età’ d’insorgenza, il tipo di evoluzione e i tessuti coinvolti.
La caratteristica comune è l’intolleranza agli sforzi, il facile affaticamento e l’accumulo di acido lattico.
L’acido lattico si accumula nei tessuti muscolari quando la respirazione mitocondriale è insufficiente.
I mitocondri sono organelli microscopici presenti in grandi quantità all’interno delle cellule. Sono considerati le centrali energetiche degli organismi, infatti al loro interno avvengono quei processi biochimici (respirazione mitocondriale) che forniscono alle cellule l’energia di cui hanno bisogno per tutte le loro funzioni vitali. Il più importante tra questi processi è la fosforilazione ossidativa.
Le malattie mitocondriali sono numerose. Oggi si definiscono malattie mitocondriali solo quelle associate ad un’insufficiente fosforilazione ossidativa, la classificazione è fatta sulla base del processo biochimico alterato o del difetto genetico.
Tra le più comuni ricordiamo:
• la sindrome di Kearns-Sayre (KSS) è una grave malattia sporadica ad insorgenza prima dei 20 anni caratterizzata da oftalmoplegia, retinite pigmentosa, alterazioni del ritmo cardiaco, atassia, diabete e numerosi altri sintomi
• la sindrome di Pearson rara malattia fatale della primissima infanzia
• la MELAS, una malattia familiare con esordio, di solito, prima dei 15 anni caratterizzata da ischemie cerebrali ricorrenti
• la MERFF, è una malattia familiare con età di insorgenza, gravità e evoluzione delle manifestazioni cliniche estremamente variabili anche nell’ambito della stessa famiglia
• la LHON, neuropatia ottica ereditaria di Leber con esordio è in età giovanile e netta prevalenza nel sesso maschile.
I mitocondri sono presenti in tutto l’organismo e se non funzionano in modo corretto tutte le cellule ne risentono. Gli organi più colpiti dalla carenza di energia, poiché ne sono maggiormente dipendenti, sono il sistema nervoso e quello muscolare. Una malattia che interessa il sistema nervoso e i muscoli è definita encefalomiopatia. Molte delle malattie mitocondriali provocano sintomi a livello neuro/muscolare e sono quindi definite encefalomiopatie.
Solo una piccola parte delle malattie mitocondriali segue le regole dell’eredità mendeliana. Per le altre si parla di eredità mitocondriale, significa che possono essere trasmesse ai figli solo dalla madre. Per spiegare questa particolarità è necessario sapere che, gli spermatozoi non forniscono alcun mitocondrio all’atto della fecondazione; i mitocondri che ciascuno di noi possiede provengono esclusivamente dalla cellula uovo, sono quindi di origine materna. I mitocondri contengono al loro interno del DNA che serve alla fabbricazione di molti dei loro componenti, è definito DNA mitocondriale e presenta qualche differenza rispetto al DNA nucleare, ad esempio è più sensibile alle mutazioni perché non possiede efficienti sistemi di riparo, soprattutto contro i danni causati dai radicali liberi. Ogni eventuale mutazione presente sul DNA mitocondriale sarà a sua volta trasmessa esclusivamente per via materna. In condizioni normali tutto il DNA mitocondriale di un individuo è omogeneo, l’insorgenza di una mutazione può portare alla presenza contemporanea di due DNA mitocondriali diversi. Quando il genotipo mutato prende il sopravvento su quello “selvatico” si può avere la comparsa della malattia, per questo la maggior parte delle malattie mitocondriali si manifestano in età adulta e presentano un’ampia variabilità clinica anche all’interno di una stessa famiglia.
Sono diversi gli elementi che possono suggerire o indirizzare la diagnosi, ad esempio l’intolleranza allo sforzo con accumulo di acido lattico a riposo, la presenza di alterazioni mitocondriali rilevabili dall’analisi della biopsia muscolare. La conferma definitiva della diagnosi si ha però con il riscontro di un preciso difetto biochimico degli enzimi della catena respiratoria o di una mutazione sul DNA mitocondriale È consigliabile eseguire l’analisi delle mutazioni puntiformi del DNA mitocondriale, tramite un semplice prelievo di sangue, in quelle famiglie dove sia stato individuato almeno un caso di encefalopatia mitocondriale. Poiché, anche all’interno della stessa famiglia, la variabilità dei sintomi può essere elevata, la previsione sul decorso della malattia nei portatori di basse percentuali di mutazione è difficilmente formulabile. La diagnosi prenatale è spesso possibile, ma anche in questo caso la previsione sul decorso della malattia non è sempre facilmente formulabile.
Non esiste una terapia risolutiva per le malattie mitocondriali, i farmaci attualmente in uso hanno lo scopo di ridurre i sintomi, in particolare, l’intolleranza allo sforzo e la facile esauribilità muscolare. La fosforilazione ossidativa difettosa, provoca un aumento di radicali liberi che sono dannosi per il DNA mitocondriale, la loro presenza all’interno della cellula concorre ad aggravare la situazione. I tentativi terapeutici sono orientati a prevenire o attenuare gli effetti del danno da radicali liberi e a stimolare la produzione di energia da parte dei mitocondri.
Tornando al nostro caso, mi sa dire quale tratto di DNA è stato analizzato? Immagino che non è stato analizzato tutto il gene, e probabilmente la mutazione si trova nel tratto non analizzato. Per una futura gravidanza, per questa malattia l’amniocentesi o la villocentesi non serve a molto, visto che non è stata trovata la mutazione del DNA, ma è probabile che non c’è nessuna mutazione. È invece importante la consulenza genetica.
Rimango a sua disposizione.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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