Anonimo

chiede:

Buongiorno, sono alla mia terza gravidanza e il ginecologo durante l’ultima visita mi ha fatto molto pensare… la questione è che sia io che mio marito siamo entrambi A rh -; il mio primo figlio ha esattamente il nostro gruppo sanguigno mentre il secondo è 0 rh+, e lui ritiene che non sia possibile. Il fatto è che io sono sicura che il padre è mio marito e il figlio è mio… per cui come si spiega?

Da quanto ho potuto capire il gruppo 0 è fattibile la perplessità è sul rh. Gentilmente, le chiedo se c’è una spiegazione scientifica o se sono corrette le perplessità del ginecologo e a chi dovrei rivolgermi per ulteriori approfondimenti su di me o mio marito visto le mie certezze. L’unica particolarità che mi viene in mente è che io all’età di 10 anni mi sono ammalata di leucemia linfoblastica acuta che ho risolto con chemioterapia e trasfusioni sia di plasma che di piastrine. Resto a disposizione per eventuali ulteriori informazioni. Cordialmente la ringrazio.

Egr. Sig.ra, il suo è veramente un caso interessante da non sottovalutare. Come lei stessa ha anticipato da due genitori con gruppo A è possibile avere un figlio di gruppo 0 (si possono avere figli sia A che 0). Per quanto riguarda il fattore Rh, effettivamente tra due genitori Rh negativi possono nascere solo figli Rh negativi. Ci sono però delle rare questioni da verificare: il sistema Rh è rappresentato da cinque determinanti antigenici principali: C, D, E, c, e; d, invece, non è un determinante antigenico e non esistono quindi anticorpi anti-d.

Quando un individuo è Rh positivo significa che è omozigote o eterozigote per l’antigene D, mentre i soggetti Rh negativi non posseggono l’antigene (dd). Alcune persone hanno globuli rossi che reagiscono debolmente con l’antisiero anti-D e fanno parte di una variante chiamata “Du” considerati Rh positivi in quanto donatori, perché i loro eritrociti stimolano la produzione di anticorpi anti-D in soggetti Rh negativi; ma considerati Rh negativi, in quanto riceventi, poiché talora possono formare anticorpi anti D se trasfusi con sangue Rh positivo.

Considerando che ha subito una trasfusione è possibile che si sia verificata questa situazione (un individuo Rh – non ha nel suo sangue gli anticorpi per il fattore Rh positivo. Questi anticorpi si formano non appena il paziente riceve una trasfusione di sangue Rh + nel 50% dei casi. Il processo è all’inizio molto lento e non causa problemi nell’immediato. Se invece si ripete la trasfusione di sangue Rh+ si possono avere seri problemi). Quest’ultima considerazione sta a significare che, se verosimilmente si trova in tale situazione, può trasmettere il fattore Rh+.

Fatte tale ipotesi, se Lei ha il fattore Rh – ed il Suo secondo figlio è Rh+ bisogna assolutamente considerare se sussiste un’incompatibilità materno-fetale per madre Rh negativa che concepisce un figlio Rh positivo (questo nel caso in cui esiste l’ambiguità di gruppo sul Suo sangue). Consiglio quindi di ricorrere a specialisti del settore che vi consiglino esattamente come procedere (a mio avviso va eseguito, oltre al test di Coombs indiretto, anche la verifica dell’Rh fetale mediante prelievo di cellule fetali tramite villocentesi o amniocentesi per verificare se è necessario ricorrere alle immunoglobluline anti-D).
Rimango a disposizione per ogni altro eventuale chiarimento.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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