Anonimo

chiede:

Desidero sapere se una madre affetta dalla malattia di CMT, ha la possibilità, qualora incinta, di effettuare analisi e/o esami atti ad accertare se anche il nascituro potrebbe essere affetto della stessa patologia.
Desidero inoltre sapere se in Italia o all’estero, esistono centri specializzati per questo tipo di diagnosi prenatale.
Grazie.

Gentile signora, se una madre è portatrice di una mutazione genetica ben documentata, è sempre possibile, in linea di principio, ricercare la stessa mutazione a partire dal liquido amniotico. In alcuni casi, tuttavia, tale pratica non è realizzabile. La CMT, sui cui aspetti clinici non mi dilungherò visto che mi par di capire che ne è portatrice e quindi edotta, è una malattia ereditaria molto diffusa e, nel contempo, molto “eterogenea”, intendendo per eterogenea che può essere causata da alterazioni geniche diverse e trasmettersi con modalità diverse. Per intenderci, dal punto di vista del genetista la CMT si suddivide in 4 forme: la CMT di tipo 1, di tipo 2, di tipo 4 e di tipo X (questa classificazione è in continuo cambiamento); la forma di tipo 1, si suddivide a sua volta nei seguenti sottotipi: 1A (causata da duplicazioni del gene PMP22, le più facili da individuare); 1B (causata da alterazioni del gene MPZ), 1C (causata da alterazioni del gene LITAF), 1D (causata da alterazioni del gene EGR2); il tipo 2 nei sottotipi 2A, 2B, 2B1, 2D, 2E… Ulteriore complicazione è rappresentata dal fatto che i sottotipi, oltre ad essere causati da geni diversi, hanno un diverso comportamento dal punto di vista dell’ereditarietà: può essere autosomica dominante (in questo caso lei sarebbe affetta solo se uno dei suoi genitori lo è, ed avrebbe probabilità di 1 su 2 di trasmettere), autosomica recessiva (la probabilità di trasmissione è trascurabile, salvo la remota ipotesi in cui anche suo marito sia portatore) o legata all’X. Giusto per farle intuire il livello di complicazione genetica che accompagna questa patologia, le suddivisioni che le ho elencato sono in continua revisione grazie alla scoperta di nuovi geni responsabili delle varie forme: ad esempio, nel tempo intercorso tra la sua richiesta e la mia risposta, un gruppo di ricercatori hanno reso pubblica (sul numero di marzo 2005 della rivista Nature Genetics) la scoperta di un nuovo gene, DNM2, responsabile di una forma intermedia di CMT. Tutto ciò per dire che prima di una indagine preconcezionale o prenatale, sarebbe formalmente corretto eseguire una ricerca del gene responsabile nel probando (che sarebbe lei stessa); la ricerca, sebbene il suo esito non è garantito, non è cosa impossibile da realizzare: dapprima è necessaria una consulenza genetica per capire almeno la modalità di trasmissione; le informazioni del genetista vanno quindi poste all’attenzione del neurologo che, dopo la valutazione clinica, è in grado di formulare un’ipotesi sul tipo probabile di CMT; a questo punto l’analista, grazie alle informazioni della consulenza e quelle del neurologo, è in grado di indirizzare la ricerca su un gene piuttosto che un’altro. Per quanto riguarda la diagnosi prenatale, già la consulenza genetica e la visita neurologica possono dirimere il dubbio (ad esempio se si tratta di una forma recessiva o legata all’X), senza dover effettuare necessariamente un’inutile amniocentesi.
Per quanto attiene ai centri specializzati se lei risiede nel centro-nord, ce n’è uno ottimo presso l’Università di Verona (il gruppo del dr. Fabrizi, dipartimento di scienze neurologiche). Per quanto riguarda la consulenza genetica restiamo a sua completa disposizione. Cordiali saluti,

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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  • Genetista