
Uno degli esami del sangue più completi e importanti da fare regolarmente durante la gravidanza è l'emocromo; ecco come funziona e cosa individua.
Cosa indica l'analisi degli anticorpi anti fosfolipidi, come si effettua e come si leggono i risultati.
A cura del Dott. Giovanni Buonsanti Biologo e Specialista in Genetica Applicata
Gli anticorpi anti fosfolipidi sono un gruppo di anticorpi che attaccano alcune proteine che legano i fosfolipidi; le proteine bersaglio della loro azione dono la B1 glicoproteina, la protrombina, la proteina C, la proteina S, la trombomodulina, l’annessina V e il chininogeno mentre il fosfolipide al quale queste molecole si legano è sostanzialmente la cardiolipina.
Poiché alcune delle proteine in questione, come la B1 glicoproteina, hanno effetti inibitori sulla coagulazione, la presenza di anticorpi che attaccano e bloccano queste proteine ha un effetto procoagulante e quindi trombotico, che è maggiore in particolari circostanze come l’uso di contraccettivi orali o la gravidanza.
L’esame di laboratorio si effettua con un semplice prelievo di sangue a digiuno, ed i valori normali sono generalmente compresi tra 0 e 10 U/ml. Una percentuale variabile tra il 5 ed il 10% di donne con anticorpi anti fosfolipidi sviluppa un evento trombotico o un ictus durante la gravidanza, nonostante la somministrazione di farmaci eparinici. Portatrici di anticorpi anti fosfolipidi sono anche maggiormente soggette a poliabortività, morte fetale intrauterina e ritardi nella crescita fetale; se questi anticorpi si rilevano in donne contemporaneamente affette da LES (lupus eritematoso sistemico) gli effetti sono amplificati, con una probabilità di aborto spontaneo che varia dal 50 all’85%. Le cause dell’insuccesso riproduttivo sembra siano legate a trombosi ed infarto dei vasi della placenta.
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* Le schede degli esami sono estratte dal Volume:
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