Quello sui voti alla scuola primaria è un dibattito che si riapre periodicamente. Meglio valutazioni sintetiche o giudizi descrittivi? È possibile una scuola senza voti? Qual è il sistema migliore?

Vediamo com’è la situazione oggi, come e cambiata nel tempo (e come potrebbe cambiare di nuovo).

Come sono attualmente i voti alla scuola primaria?

A partire dal 2020 sono stati reintrodotti i giudizi descrittivi alla scuola primaria. Ribadendo, spiegava il Ministero dell’Istruzione nelle Linee Guida, come la valutazione sia uno

strumento essenziale per attribuire valore alla progressiva costruzione di conoscenze realizzata dagli alunni, per sollecitare il dispiego delle potenzialità di ciascuno partendo dagli effettivi livelli di apprendimento raggiunti, per sostenere e potenziare la motivazione al continuo miglioramento a garanzia del successo formativo e scolastico,

La nuova normativa ha elaborato, nell’ottica della “valutazione per l’apprendimento”,

un impianto valutativo che supera il voto numerico su base decimale nella valutazione periodica e finale e consente di rappresentare, in trasparenza, gli articolati processi cognitivi e meta-cognitivi, emotivi e sociali attraverso i quali si manifestano i risultati degli apprendimenti. D’altro canto, risulta opportuno sostituire il voto con una descrizione autenticamente analitica, affidabile e valida del livello raggiunto in ciascuna delle dimensioni che caratterizzano gli apprendimenti.

I giudizi descrittivi vengono riportati nel documento di valutazione e sono correlati a diversi livelli di apprendimento:

a) In via di prima acquisizione: l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e unicamente con il supporto del docente e di risorse fornite appositamente.
b) Base: l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e utilizzando le risorse fornite dal docente, sia in modo autonomo ma discontinuo, sia in modo non autonomo, ma con continuità.
c) Intermedio: l’alunno porta a termine compiti in situazioni note in modo autonomo e continuo; risolve compiti in situazioni non note utilizzando le risorse fornite dal docente o reperite altrove, anche se in modo discontinuo e non del tutto autonomo.
d) Avanzato: l’alunno porta a termine compiti in situazioni note e non note, mobilitando una varietà di risorse sia fornite dal docente sia reperite altrove, in modo autonomo e con continuità.

Alla base ci sono quattro dimensioni: autonomia dell’alunno, la tipologia della situazione (nota o non nota) entro la quale l’alunno mostra di aver raggiunto l’obiettivo, le risorse mobilitate per portare a termine l’obiettivo e la continuità nella manifestazione dell’apprendimento.

Ogni istituzione scolastica può individuare ulteriori dimensioni (ad esempio, dice il Ministero, saper spiegare i procedimenti seguiti per svolgere il compito richiesto; mettere a confronto differenti opinioni, soluzioni, strumenti, …; saper tornare sui propri errori e autocorreggersi; fare collegamenti fra le discipline; ecc.): l’esplicitazione dei criteri con cui si descrivono i diversi livelli deve essere chiara “per far sì che i contenuti dei documenti valutativi non si prestino a interpretazioni contrastanti” e deve essere riportata nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa e nel Documento di valutazione di ogni istituzione scolastica.

Come sono cambiati nel tempo

Dieci volte dal 1977: tanti sono stati i cambiamenti nei voti alla scuola primaria. La legge 517/77 è stata la prima ad abolire i voti e la pagella, introducendo “scheda personale dell’alunno contenente le notizie sul medesimo e sulla sua partecipazione alla vita della scuola nonché le osservazioni sistematiche sul suo processo di apprendimento e sui livelli di maturazione raggiunti”.

Questo tipo di valutazione ha subito diverse variazioni, introdotte da circolari ministeriali successive: nel 1993 un’ordinanza ministeriale a firma dell’on. Rosa Russo Iervolino ha stabilito che in pagella debbano comparire, per delineare gli apprendimenti, le lettere  A, B, C, D, E. Tre anni dopo, il ministro Luigi Berlinguer ha reintrodotto i giudizi nel documento di valutazione nella forma ottimo, distinto, buono, sufficiente e insufficiente.

Nel 2009, dopo 32 anni dalla loro abolizione, la riforma Gelmini ha reintrodotto i voti numerici in decimi alla scuola primaria. Nel 2020 sono tornati i giudizi descrittivi, ma presto le cose potrebbero cambiare ancora.

Il Ministero dell’Istruzione, infatti, ha proposto di reintrodurre dall’anno scolastico 2024/25 i voti sintetici, con un emendamento al Ddl Valditara sul voto in condotta e sulle sospensioni:

 A decorrere dall’anno scolastico 2024/2025, la valutazione periodica e finale degli apprendimenti, ivi compreso l’insegnamento di educazione civica, delle alunne e degli alunni delle classi della scuola primaria è espressa con giudizi sintetici correlati alla descrizione dei livelli di apprendimento raggiunti. Le modalità della valutazione di cui al primo e al secondo periodo sono definite con ordinanza del Ministro dell’istruzione e del merito.

Commentando l’emendamento, il Ministro Valditara ha detto in un’intervista a “Il Messaggero”:

basta con le definizioni incomprensibili tipo “avanzato”, “intermedio”, “base”, “in via di prima acquisizione”. Al di là del giudizio analitico, vogliamo che alle elementari le valutazioni siano chiare, semplici: ottimo, buono, discreto, sufficiente, insufficiente, gravemente insufficiente.

La sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti ha parlato invece del ritorno ai voti numerici, ma al momento non è ancora chiaro se l’espressione “giudizi sintetici” significherà un ritorno al voto in decimi o alle valutazioni indicate dal Ministro.

Le opinioni e le critiche degli esperti

Valutare non è di certificare, attestare, rendicontare ma “descrivere” il cammino umano e pedagogico di uno studente. […] L’emendamento al Disegno di Legge non va in questa direzione. […] Per questo il nostro APPELLO al Governo e al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è quello di fermare questo “colpo di mano”.

Una petizione su Change.org che ha raccolto oltre 8.000 firme chiede lo “STOP AL COLPO DI MANO SULLA VALUTAZIONE NO AI GIUDIZI SINTETICI: SI APRA UN CONFRONTO

affinché il ministero apra un proficuo confronto con il mondo dell’Istruzione al fine di innescare un percorso condiviso e partecipato che nel tempo possa arrivare a una soluzione che pone al centro gli alunni e la narrazione del loro apprendimento.

Il giudizio di esperti e pedagogisti è nel complesso critico nei confronti di un ritorno alla valutazione sintetica. Secondo il primo firmatario della petizione, il pedagogista Daniele Navarra, i voti sintetici alla scuola primaria non solo si tradurranno in una perdita di informazioni preziose, ma cristallizzano il giudizio sugli alunni senza tenere conto dei loro progressi individuali. L’attenzione dovrebbe essere sul processo di apprendimento, non solo sul risultato finale.

Ma anche il professore universitario di pedagogia sperimentale presso l’Università Roma Tre, anche lui tra i primi firmatari, Cristiano Corsini, ha condiviso le sue riflessioni durante il programma “A Tutti in Classe” su Rai Radio 1, sottolineando l’importanza di una valutazione formativa rispetto a quella sommativa: è necessario un cambio di paradigma, che porti la valutazione dall’essere un “capriccio degli adulti” in uno strumento per lo sviluppo educativo e personale degli studenti, che piuttosto che penalizzare trasformi anche gli errori in un fattore di apprendimento.

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