Si parla di aborto interno, detto anche “ritenuto”, quando l’embrione – o il feto, se sono passate almeno 12 settimane dall’inizio della gravidanza – non è più vitale ma non viene immediatamente espulso dall’utero.

In qualche caso, se si verifica un aborto interno nelle primissime settimane di gravidanza, l’embrione viene riassorbito dal corpo materno e possono mancare i sintomi più comuni dell’interruzione di gravidanza. Negli altri casi invece casi invece il feto rimane all’interno dell’utero, e l’anomalia viene di norma rilevata tramite un’ecografia.

Sintomi di aborto interno

Si tratta quindi a tutti gli effetti di un’interruzione spontanea di gravidanza, che può essere o meno preceduta da episodi di minaccia di aborto. Non tutte le donne avvertono dei sintomi specifici, per questo capita che la diagnosi arrivi del tutto inattesa.

I sintomi di aborto interno non sono sempre facilmente individuabili, viste le caratteristiche stesse dell’aborto ritenuto. Dato che il corpo non mette in moto i meccanismi di espulsione dell’embrione non più vitale, non è detto, infatti, che ci siano dolori all’utero, contrazioni e perdite di sangue.

In generale può capitare che la donna avverta alcuni sintomi simili a quelli della minaccia d’aborto, ma che siano meno intensi e quindi non ci faccia troppo caso. Possono presentarsi crampi addominali, mentre le perdite di sangue sono leggere e di colore scuro.

È possibile che le perdite di sangue compaiano poi anche dopo diverse settimane, e non è raro che la donna non si accorga di quello che è avvenuto nel suo corpo, e lo scopra solo durante un controllo medico. In molti casi, più che dei veri e propri sintomi di aborto interno, si avverte la progressiva o repentina scomparsa dei sintomi di gravidanza che c’erano prima: il seno non è più teso e dolorante, la nausea si attenua, la pancia non cresce più.

Se una donna avverte dolori insoliti o una cessazione dei sintomi di gravidanza è consigliabile rivolgersi ad un medico per indagarne le cause.

Le cause di un aborto interno

È quasi sempre impossibile determinare l’esatta causa che ha portato ad un aborto interno, che avviene solitamente nelle primissime settimane di gestazione. Può essere dovuta ad anomalie cromosomiche incompatibili con la vita, o a difficoltà dell’impianto nell’utero.

Tra i fattori che possono aumentare il rischio di un’interruzione spontanea di gravidanza si trova l’età della madre (se superiore ai 35 anni), alcune patologie o condizioni fisiche che rendono difficile il corretto sviluppo embrionale.

La diagnosi di aborto interno

La diagnosi di aborto interno viene fatta dal ginecologo che, nel corso di un esame ecografico, rileva l’assenza di battito fetale. Possono anche essere necessarie due o più visite a distanza ravvicinata, qualora l’aborto si verificasse a una età gestazionale molto precoce, in cui il battito non è ancora facilmente rilevabile.

Da ricordare poi che se la prima ecografia della gravidanza viene eseguita troppo precocemente potrebbe dare come esito una camera gestazionale vuota, perché l’embrione ancora non si vede: in questi casi il medico consiglia di ripetere l’esame qualche settimana più tardi.

In molti casi quando si verifica un aborto interno è necessario procedere con una revisione della cavità uterina o un’aspirazione, un intervento chirurgico che serve per svuotare accuratamente l’utero ed evitare infezioni e altri problemi in futuro.

Le conseguenze psicologiche di un aborto interno

Nel caso di un aborto interno vanno tenute in debita considerazione le conseguenze psicologiche a carico della donna, che dovrà fare i conti non solo con il lutto per la perdita di una gravidanza, ma anche con la consapevolezza di averlo portato nella propria pancia quando ormai era già non più vitale, oppure con il trauma di aver scoperto l’interruzione della gravidanza in modo brusco e inatteso, spesso durante un controllo ginecologico di routine (e senza che si fossero avvertiti sintomi di alcun genere).

Il dolore per un aborto spontaneo non va in alcun caso sottovalutato o ignorato, anzi, richiede tempo e sostegno. A questo scopo può essere utile rivolgersi ad associazioni specializzate o ad un esperto per superare il momento difficile che segna la perdita di un figlio non ancora nato.

Articolo revisionato da
Seguici anche su Google News!
Ti è stato utile?
Rating: 4.2/5. Su un totale di 13 voti.
Attendere prego...

Categorie