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Tra le cose notevoli dell'essere genitore c'è l'amato momento del cambio pannolino. Già divertente di per sé, diventa ancora più spassoso quando ci si trova fuori casa. Ecco i miei consigli di mamma per sopravvivere alla cacca del pargolo fuori casa.
Uscire dalla “comfort zone” con un neonato è più facile a dirsi che a farsi: vestire la creatura (avrà caldo? Avrà freddo?), vestire sé medesimi (il nero è a prova di macchie di ogni natura e consistenza, giusto?), imbracciare il passeggino, prendere la port…
Ah, no. La borsa. Già: la borsa del cambio. Fenomenali poteri cosmici in un minuscolo spazio vitale. Che poi magari tanto minuscolo non è, ed è pure super-accessoriato, con tasche e taschine che potrei perderci le mezzore a contarle tutte. Ma lo spazio non basta mai, e il successo o il fallimento dell’uscita si basa (anche) sulla scelta dei prodotti da infilarci dentro.
Oggi nella borsa per il cambio di mio figlio tengo pochi oggetti da cui non mi separerei mai: pannolini, salviettine umidificate, bavaglia, salviettine umidificate, telo per il cambio, salviettine umidificate, un cambio completo, ancora salviettine, biberon. Salviettine l’ho detto?
E data la gran quantità di salviettine che mi trovo a usare nell’arco di una giornata posso dire di essere diventata un’esperta in materia: le migliori per me sono le WaterWipes, che sono composte quasi solo di acqua purificata e puliscono la pelle del bambino con delicatezza, senza provocare irritazione.
Perché (ovviamente) mio figlio ha avuto dermatite da pannolino, arrossamenti assortiti e molte altre simpatiche stranezze (ho scoperto solo poi che erano assolutamente normali), che mi hanno garantito un posto in prima fila dal pediatra.
Ma mi hanno anche aiutata a scegliere con più cura i prodotti per la pulizia di mio figlio: non più la prima cosa che capitava a tiro ma quella migliore e più delicata. Ci sono voluti tentativi su tentativi, ma alla fine ho fatto le mie scelte e ne sono molto soddisfatta.
Come sono arrivata a ottimizzare il tutto? Sbagliando, ovviamente. Dopo una lunga serie di errori (ad esempio, prima mi portavo dietro mezza cameretta nel terrore che nel mezzo del cammino all’aria aperta volesse proprio quel doudou lì, giusto quello che avevo lasciato a casa) a un certo punto è arrivata l’illuminazione: less is more, meno è di più (e funziona meglio), dicono quelli. E hanno ragione.
Ricordo le prime uscite di casa quando mio figlio aveva pochi giorni, tra l’eccitazione e il puro panico: cosa devo portare? Cosa mi servirà una volta uscita dalla nostra zona protetta?
Se avessi potuto, nei primi mesi di mio figlio nella borsa mamma avrei messo a dimora direttamente una fata madrina a cui rivolgermi ogni volta che ne avessi avuto bisogno. Il bambino piange, ha sonno: puf!, magia, nanna. Il bimbo piange, puf!, ecco lì un bel sorriso a zero denti.
Il bimbo ha fatto la cacca, e qui un bel puf, sì per favore, per far sparire tutto senza dovermi contorcere in smorfie di disgusto mantenendo comunque sempre appicciato alla faccia un bel “ma che bravo amore! sei bravissimo!” per distrarlo nel mentre.
Non riuscirei a ingannare nemmeno la mia cara bisnonna ultracentenaria, figurarsi un furbissimo infante sparacacca. E infatti capitava pure che l’angelica creatura ringraziasse per le amorevoli cure proprio lì, a portata di pubblico, sedere all’aria, nel mezzo dell’operazione di bonifica (peraltro già a buon punto): a me e agli astanti veniva offerto un generoso bis in diretta, battezzando così anche l’ultimo pannolino rimasto in borsa (lo sapevo, che non sarebbero bastati, lo sapevo) ormai immancabilmente da buttare.
Il tutto in quella che speravo fosse (ma non lo era mai) l’ala più remota del parco giochi, o del centro commerciale che fosse: qualsiasi luogo assolutamente affollato in cui ovviamente ci si trova quando il pupo inizia a emanare sospette scie odorose che presto si trasformeranno in bombe di puzza tali da abbattere un troll.
Evviva, il cambio pannolino fuori casa. Che mi veniva voglia di fare i salti di felicità lì in mezzo a tutti quando quell’odorino selvatico, ad un’attenta analisi olfattiva (cioè quando sollevavo con sospetto il pargolo per annusargli le chiappette) si rivelava essere solo un’innocente puzzetta. Ma non mi illudevo: sapevo benissimo che era solo l’antipasto, per così dire. E il piatto forte sarebbe stato servito a breve.
Così, dopo un paio di avventure sociali finite malamente, con tanto di richiesta di soccorso telefonico al mio complice nel misfatto (il papà dello sparacacca) e amici che si sono dati alla macchia (vi capisco, tranquilli) ho messo a punto il kit indispensabile per la sopravvivenza di un genitore fuori casa.
Si tratta di poche cose. Scelte però con estrema attenzione. Dopo molti esperimenti mal riusciti posso dire con molto orgoglio di avere raggiunto un ottimo compromesso tra la necessità di prevedere l’imprevedibile (cioè qualsiasi cosa quando si ha a che fare con un neonato) e l’altrettanto necessario mantenimento della mia sanità mentale, e – magari – pure della mia vita sociale.
Sono arrivata a un totale di 5 oggetti indispensabili per il cambio pannolino fuori casa. Non me ne separerei più, e anzi, comincio a pensare che mi accompagneranno fino alla maggiore età dell’angioletto puzzone. Si scherza: attendo lo spannolinamento con estrema trepidazione.
Innanzitutto il consiglio è di scegliere con attenzione la borsa per il cambio: sembra una cosa scontata ma non lo è. Io ho trovato la mia dimensione ideale con uno zaino-borsa pieno zeppo di tasche, molte delle quali impermeabili. Inutile spiegare il perché.
Ci sono poi 5 oggetti davvero indispensabili da assicurarsi di avere sempre con sé quando si varca la soglia di casa:
WaterWipes è stata fondata da Edward McCloskey, papà di una bambina che soffriva di irritazione da pannolino. Per risolvere il problema ha creato le salviettine fatte con ingredienti puri e sicuri per la pelle dei più piccoli, con il 99,9% di acqua e una goccia di estratto di frutta. Le salviettine WaterWipes sono amate dai genitori e approvate da professionisti del settore sanitario in tutto il mondo, come una valida alternativa a cotone idrofilo e acqua.
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