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Non sei mai davvero preparato a quel momento. Anzi, stando a quello che raccontano gli altri e a come lo raccontano te la immagini come una passeggiata. Cambiare il pannolino a tuo figlio, che sarà mai.

Prima che diventassimo genitori i nostri amici non ci hanno mai risparmiato i racconti delle cacche dei loro figli, ma ne hanno dato sempre una narrazione quantomeno addolcita, quando non del tutto stravolta.

Non che ambissi a sentire i dettagli più truculenti, chiaro. Ma la cacca dei loro figli? Non dico “santa” come quella di cui parlavano le nostre nonne, però poco ci mancava.

Ricordo benissimo chi, a cena, ci deliziava con quei simpatici “L’hai fatta tutta! Bravissimo amore!” passandosi il neonato con relativa scia da papà a mamma o viceversa, ovviamente ai lati opposti della tavola. Oppure chi, in piena fase spannolinamento, esultava tra sé (e con noi amici, grazie) ad ogni cacca centrata nel vasino e non a spasso per la casa.

Ora, va benissimo spronare i bambini all’autonomia (oggi che sono papà di due bambine piccole ne so qualcosa anche io), ma nemmeno si può dipingere la cacca come una festa, su. La cacca è cacca.

E non profuma, non è bella e no, non è piacevolissimo annusarla né guardarla – perché i genitori anche questo devono fare: controllare che il colore sia quello giusto e la consistenza pure. Non se ne parla molto spesso, vero?

Né è esattamente un divertimento pulirla quelle 6-7 volte al giorno, quando i bambini sono piccoli. Di fatto la vita di un genitore è costellata di cacca per i primi due anni di vita del bambino. Che spasso.

Il mio primo cambio pannolino

Dopo avere sentito, per anni, i racconti edulcorati di amici e parenti con prole al seguito, è toccato a me: sono diventato papà. E il primo vero incontro con la cacca della mia prima figlia me lo ricordo benissimo.

Emma aveva pochi giorni, era mattina e mia moglie era uscita di casa per qualche ora.

Mi sono avvicinato alla culla per vedere se si fosse svegliata, dopo ben 3 ore di sonno filate. Mi ha accolto uno strano odore. Io e lei eravamo gli unici esseri umani nella stanza. L’ho guardata. Non capivo. L’ho annusata. Ho capito.

Non ero preparato a quell’incontro. La cacca.

Né ero preparato a quello che avrei dovuto fare dopo: vuoi perché mia moglie, non appena aveva il sospetto che la bimba “l’avesse fatta” procedeva a cancellare ogni traccia del misfatto a velocità record e si era occupata del cambio più di me. Vuoi perché inconsapevolmente speravo che quel momento fatidico sarebbe arrivato il più tardi possibile.

Fatto è che non mi ero ancora mai occupato del cambio pannolino da solo (ma ho recuperato poi, e con tutti gli interessi).

Fino a quel momento me ne ero sempre rimasto per lo più in un angolo mentre mia moglie cambiava il pannolino. La osservavo tra l’ammirazione e un leggero disgusto, reggendo al massimo i piedini della bimba per evitare che si sporcasse ovunque (cosa che puntualmente faceva lo stesso).

Quella mattina, invece, c’ero solo io. Dopo un attimo di panico ho pensato a cosa fare. La tentazione di chiamare Alessandra, mia moglie, era fortissima, ma ho resistito.

Ho posato la bimba sul fasciatoio, ho aperto il pannolino puzzolente, ho agguantato il pannolino nuovo fiammante.

Cosa vi devo dire, se ce l’ho fatta? Sì, ovviamente. Sul come, mi rassicura il fatto che Emma non possa raccontare come papà la pulì dalla sua “santa cacca” puzzolente quella volta. Del resto neppure con la seconda figlia ho mai raggiunto quella naturalezza che ho ritrovato tante volte in mia moglie, sono semplicemente diventato più organizzato.

Per esempio ho scoperto l’esistenza delle salviettine WaterWipes, che sono senza profumo e fatte quasi solo di acqua purificata più qualche goccia di estratto di frutta, e che quindi non trasformano le chiappette in un semaforo rosso.

Che era poi il motivo per cui, con Emma, le salviettine erano ammesse solo in viaggio, mentre a casa ogni cambio pannolino era pupa sorretta con il braccio sinistro infilata direttamente sotto il getto dell’acqua della vasca e mano destra a insaponare e pulire. Proprio quello che ti fa esclamare “santa cacca!”, mentre vivi nel terrore che lei ti possa pure cadere.

Poi abbiamo capito che il cambio poteva essere un momento meno acrobatico e più tranquillo, con la bambina ben salda sul fasciatoio e le salviette umidificate WaterWipes, raccomandate anche nei casi come il suo, di tendenza alla dermatite da pannolino, come perfetta alternativa all’acqua.

Cosa è rimasto di quel primo cambio

Quel primo cambio pannolino ha segnato uno dei primi piccoli grandi cambiamenti nella mia vita da genitore. Mi sembrava di avere conquistato il mondo, o qualcosa del genere.

Ho ritrasformato quell’esserino pieno di cacca in un fagotto acchiappa-coccole, e l’ho fatto tutto da solo. Sembra banale, ma in quel momento – e suona strano, me ne rendo conto – mi sono sentito forse per la prima volta davvero papà.

Sono entrato in azione. Mi sono (letteralmente) sporcato le mani. Ho partecipato, ho visto da molto (vicino) non solo le luci ma anche i lati meno piacevoli della paternità, mi sono sentito utile, come se per la prima volta entrambi io e mia figlia avessimo imparato qualcosa insieme: che potevamo farcela.

E – non ridete – è stato bellissimo.

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WaterWipes è stata fondata da Edward McCloskey, papà di una bambina che soffriva di irritazione da pannolino. Per risolvere il problema ha creato le salviettine fatte con ingredienti puri e sicuri per la pelle dei più piccoli, con il 99,9% di acqua e una goccia di estratto di frutta. Le salviettine WaterWipes sono amate dai genitori e approvate da professionisti del settore sanitario in tutto il mondo, come una valida alternativa a cotone idrofilo e acqua.

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