Anonimo

chiede:

Mio figlio ha quasi 9 mesi e da circa 2 mesi e mezzo non dorme più bene la notte. Premetto che quando è nato abbiamo fatto le classiche nottate solo per il primo mese, dopo, pian piano riusciva a dormire sempre più ore durante la notte (da mezzanotte alle 7:30 circa). Quindi io pensavo che il problema delle notti insonni fosse ormai superato, invece, da fine giugno (aveva 6 mesi e mezzo) ha iniziato a dormire male. In pratica si sveglia la notte (quasi sempre), verso le 2/3 del mattino urlando, quasi spaventato e lo trovo in piedi sulla culla! Il più delle volte basta che lo draio di nuovo e si addormenta, ma capita anche che certe volte è perfettamente sveglio… Questo pianto si calma subito appena lo prendiamo in braccio, quindi non dovrebbe essere un malessere fisico… Abbiamo provato a tenere un luce notturna accesa, ma non era questo il problema. Ho provato a dargli del latte, ma non ha fame. Ho evitato di farlo dormire molto durante la giornata, ma neanche questo influiva.

Poi durante il sonno si muove spesso! Solo durante il periodo delle ferie, è capitato che lui dormisse più notti tutta la notte, non saprei spiegare il perché: forse perché uscivamo, andavamo al mare e probabilmente era talmente stanco da crollare…? Questa mania di svegliarsi urlando ce l’ha anche di giorno (ovviamente dorme di meno), ma basta che ci vede e si calma, noi spesso lo dondoliamo nel passeggino (visto che di giorno dorme lì) e si riaddormenta anche senza ciuccio. Altra cosa da specificare è che noi lo facciamo addormentare nel passeggino e poi lo mettiamo nella culla! Non capisco se c’è qualche problema di fondo o è una fase temporanea del suo sonno. Saluti.

Cari genitori,
innanzitutto Vi fornisco il solito consiglio standard: parlate con il Vostro pediatra e trovate insieme a lui la strategia migliore per Vostro figlio. Su Internet trovate di tutto, e il contrario di tutto, dal metodo Estiville descritto nel libro amato e odiato “Fate la nanna” che ha consentito ad alcune famiglie di dormire e ad altre di litigare tra genitori e nonni. Trovate anche un simpatico libretto scritto da un tale Ron Biber (pseudonimo, provate a invertire nome e Cognome) dal titolo che appare simpatico ad alcuni e offensivo ad altri “Fai la nanna… bastardo”.

Che dire? Innanzitutto che a causa de le ripercussioni negative sullo sviluppo neuropsicologico e comportamentale del bambino e sulla salute mentale dei genitori, è importante diagnosticare subito che tipo di insonnia ha il bambino al fine di instaurare il trattamento il più precocemente possibile. Un trattamento non va iniziato prima dei 6 mesi di vita: il pattern del sonno non è ancora stabilizzato e i tentativi terapeutici sarebbero inutili. Dopo i 6 mesi, a seguito di un accurato iter diagnostico, si può pensare ad un trattamento specifico, personalizzato e individualizzato comportamentale, educativo e anche, se il caso, farmacologico.

Il bambino dovrebbe addormentarsi nella stessa sede di dove passerà la notte altrimenti rischia, nella fasi fisiologiche di risveglio per controllare l’ambiente di non riconoscere l’ambiente e di svegliarsi del tutto piangendo.
Poi… siete in buona compagnia in quanto tanti bambini hanno questo problema ma una soluzione adatta a un bambino non va bene ad un altro. Infatti i disturbi del sonno nei primi tre anni di vita sono presenti in circa il 30% dei bambini e questa percentuale sembra essere aumentata negli ultimi 20-30 anni. La prevalenza dei disturbi di inizio e mantenimento del sonno è molto elevata nei primi anni di vita e tende a diminuire con l’età. Cause patologiche sono presenti solo in meno del 20% dei casi. Ricordate che uno dei fattori più importanti nel determinare se un bambino con risvegli notturni rischi di sviluppare una insonnia duratura nel tempo, è l’incapacità di riaddormentarsi da solo senza l’intervento dei genitori; se i genitori intervengono frequentemente ad ogni minimo richiamo del bambino tendono inconsciamente a rinforzare il disturbo. Bisogna sapere che nella prima infanzia sono normali uno o più risvegli per notte. Alcuni bambini non chiamano (chiamati autoconsolatori) e altri invece chiamano (segnalatori). All’età di 1 anno il 60-70% dei bambini sono in grado di autoconsolarsi e di riaddormentano da soli.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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