AI Parenting: cosa significa essere genitori con l'aiuto dell’intelligenza artificiale

Sì, l'intelligenza artificiale può essere uno strumento molto utile anche per i genitori, sia nel delicato compito educativo che per superare le possibili crisi e difficoltà. Ecco tutto quello che c'è da sapere.

Essere genitori, soprattutto per le nuove generazioni, significa confrontarsi con numerose novità, sia culturali e sociali che tecnologiche. Oggi gli uomini e le donne che decidono di avere figli cercano maggiormente di perseguire una genitorialità consapevole con il ruolo dei papà e quello delle madri costantemente messo in discussione. I genitori di oggi si interrogano maggiormente su cosa voglia dire essere madri e padri, perseguono un approccio sostenibile, e se da una parte sono meno sicuri di “come si fa la mamma e il papà” sono anche più aperti alla ricerca e alle possibilità inesistenti fino a pochi anni fa. Una di queste è indubbiamente quella introdotta dall’intelligenza artificiale. Dopo averne indagato l’impatto sulla gravidanza vediamo come può cambiare l’essere genitori in un contesto completamente digitale e tecnologico come quello attuale. Parliamo di AI Parenting, una realtà già ampiamente diffusa (e in forte crescita).

AI Parenting: cosa può (e cosa non può) fare l’intelligenza artificiale

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Fonte: iStock

L’intelligenza artificiale, in modo particolare quella generativa, è oggi una realtà di uso quotidiano per moltissime persone. Non solo in ambito professionale, ma anche ludico e sociale. È evidente, quindi, che chi vive nella propria vita anche il ruolo di genitori si confronti con questi strumenti. Ma quali sono le possibilità offerte dall’AI Parenting?

Innanzitutto l’AI è in grado di dare risposte. Al netto della necessità di verificare sempre l’attendibilità delle fonti (ma molti strumenti di intelligenza artificiale hanno già una particolare cura del materiale consultato), i genitori oggi possono interrogare i chatbot e gli strumenti AI per sapere cosa fare con i propri figli nelle varie fasi della loro crescita.

Come aiutare un bambino ad addormentarsi? Cosa preparargli per cena quando non vuole mangiare (o vuole mangiare sempre la stessa cosa)? Come educarlo a gestire le emozioni? Che giochi e attività fargli fare durante le vacanze? Quanto tempo può guardare la TV? Queste sono solo alcune delle domande che comunemente i genitori si fanno a cui l’AI può rispondere più rapidamente di una ricerca su Google, risparmiando ai genitori l’imbarazzo di consultare il pediatra o chiedere agli altri genitori. Ma l’aspetto forse più importante è che all’intelligenza artificiale si possono porre domande su come aiutare i figli nei loro “capricci” e comportamenti incomprensibili (e spesso di difficile gestione).

L’AI può inoltre aiutare i genitori a semplificare la loro routine quotidiana per organizzare gli impegni, impostare promemoria, aiutare i figli con i compiti e raccontare storie ai bambini. Può riformulare messaggi e rimproveri che si vogliono fare ai figli, così come supportare i genitori nelle loro fasi di crisi: l’intelligenza artificiale generativa comunica come un essere umano (o quasi) e può aiutare ad aumentare la consapevolezza emotiva di fronte al dubbio comune di non essere buone madri e buoni padri.

Un altro enorme ambito di applicazione è quello legato al supporto alle esigenze specifiche di bambini con disabilità, problemi comportamentali o altri disturbi. L’AI, infatti, può migliorare l’apprendimento con i bambini con disabilità visive, uditive e intellettive, aiutare gli studenti con disturbi dello spettro autistico e offrire ai genitori una comunicazione personalizzata e strategie su misura per i bambini con disturbi specifici dell’apprendimento o disturbi del neurosviluppo.

Se sono tante (tantissime e per molti aspetti ancora inesplorate) le possibilità dell’AI Parenting, ci sono molte cose che l’AI non può (e non deve anche se potesse) fare. L’intelligenza artificiale deve rimanere uno strumento e non sostituire il rapporto umano e il legame tra genitori e figli. L’AI non può sostituire l’interazione, le emozioni, i sentimenti e la presenza dei genitori nella vita dei figli. Allo stesso tempo l’AI non deve sostituire il giudizio medico, né nella diagnosi né nell’inizio di una cura o un trattamento.

Per quanto precisa e sempre più affidabile, l’intelligenza artificiale non conosce l’individuo (fatto di tante sfumature) e non può comprendere le (mutevoli) dinamiche tra genitori e figli. C’è poi un enorme problema strutturale. L’intelligenza artificiale per come la conosciamo oggi è impostata e addestrata per essere gradevole e generare una sensazione di convalida. C’è quindi il potenziale rischio che possa acconsentire e confermare anche scelte sbagliate e pericolose. Bisogna anche ricordare il fenomeno delle “allucinazioni” per cui l’AI fornisce risposte sbagliate (anche partendo da dati giusti) e quello per il quale, pur di dare una risposta, l’AI inventa completamente l’informazione.

Dalla nanna alla pappa: come funzionano i coach digitali per genitori

Così come esistono i personal trainer digitali che forniscono consigli e indicazioni sull’allenamento, l’esercizio fisico e l’alimentazione, similmente esistono piattaforme e app rivolte alle esigenze dei genitori. Questi coach digitali, come abbiamo visto, con lo stile empatico e motivazionale dell’AI generativa, hanno come obiettivo quello di supportare i genitori nelle loro necessità quotidiane.

L’aspetto interessante di questi strumenti è che, raccogliendo informazioni sulle abitudini, le difficoltà e le domande ricorrenti, è in grado di offrire un’analisi personalizzata e restituire consigli su misura. I consigli sono basati su evidenze scientifiche e buone pratiche pedagogiche che si rivelano preziose per i genitori nella gestione del sonno, nello svezzamento, nei passaggi importanti della crescita (rimozione del ciuccio, spannolinamento, ecc.).

Inoltre, proprio come un coach tradizionale, quelli digitali basati sull’AI consentono un’interazione continua. È possibile quindi porre ulteriori domande, spiegando le reazioni dei figli all’applicazione dei suggerimenti ricevuti, permettendo di raccogliere ulteriori dati (per indicazioni sempre più personalizzate), rispondere puntualmente (anche con video e immagini) alle richieste specifiche e permettendo anche di monitorare i progressi di una strategia che si sta portando avanti.

Etica e privacy: le sfide di educare con la tecnologia

La diffusione dell’intelligenza artificiale sta sollevando (non solo in termini di AI Parenting) diverse criticità e dubbi. Si tratta spesso di questioni che vanno regolamentate (basti pensare alle questioni sul diritto d’autore), altre invece che richiedono un approccio più articolato. È innanzitutto utile, però, partire dalla consapevolezza di questi aspetti così da saperli gestire correttamente.

Come abbiamo visto il funzionamento dei sistemi di AI si basa sulla raccolta di una grande quantità di dati dei bambini. Non solo informazioni personali, ma anche pattern vocali, preferenze, emozioni e interazioni. Questi dati creano un profilo vero e proprio di informazioni e dati sensibili che potrebbero rappresentare un problema in caso di furto e per utilizzi non propriamente leciti.

Un altro problema, sia per i genitori che per i bambini, è legato all’approccio che si ha con l’AI. Questa può creare dipendenza e restituire una percezione alterata della realtà. I bambini vanno educati ad affrontare i problemi che incontrano, valorizzando anche il dialogo con i genitori, non solamente interrogando un chatbot. Similmente i genitori non devono delegare il loro compito all’AI come se questi strumenti possano sostituire il loro ruolo, la loro presenza e il loro impegno.

C’è poi tutta la questione dei pregiudizi (bias) di genere, razziali e culturali che l’AI sviluppa (sulla base dei dati forniti) e che potrebbe trasmettere ai bambini. Senza dimenticare come quello che oggi sembra un’opportunità per tutti, in realtà potrebbe presto acuire ulteriormente le disparità socioeconomiche tra famiglie che possono permettersi gli strumenti di intelligenza artificiale e quelle che non possono farlo, rafforzando (o creando di nuove) le disparità nell’istruzione.

Le migliori app AI per genitori nel 2025: guida e recensioni

Vediamo alcune delle migliori app AI che i genitori possono utilizzare. Parliamo di app di AI Parenting specifiche, oltre ai già noti ChatGPT e Gemini che possiamo considerarli come dei chatbot di intelligenza artificiale generalisti ai quali porre più o meno qualsiasi domanda. Ecco le 5 app AI più interessanti per i genitori:

  • ParentGPT (by Oath Care) – Una piattaforma che si basa su fonti pediatriche (come l’American Academy of Pediatrics) per offrire informazioni sulle varie necessità
  • The Good Inside (by Dr. Becky Kennedy) – Un’applicazione (a pagamento) che replica lo stile empatico e autorevole della psicologa Becky Kennedy con l’obiettivo di affinare in tempo reale le abilità di genitorialità consapevole
  • AI Parenting Coach – Un coach digitale generativo che guida i genitori in tempo reale con consigli mirati su sonno, svezzamento e gestione dei comportamenti, adattando le risposte alle necessità quotidiane e alle reazioni dei propri figli
  • Granny: AI Parenting Coach – Quest’app propone strategie di parenting basate su buone pratiche pedagogiche, con un tono rassicurante e caldo, pensato per chi cerca un approccio “vecchia scuola” rivisitato in chiave digitale
  • Replika – Un chatbot empatico che analizza i sentimenti e il tono della conversazione, aiutando genitori e figli a esplorare le emozioni e a migliorare la comunicazione familiare

L’intelligenza artificiale sostituisce il buon senso genitoriale? Spoiler: no

Da quanto abbiamo detto è importante considerare l’AI Parenting come uno strumento e non come un sostituto delle abilità genitoriali. Al di là di tanta retorica sull’istinto materno e paterno è doveroso non trascurare la propria esperienza e percezione e non sminuire il legame tra persone in una “semplice” questione di dati e algoritmi. I genitori conoscono i propri figli, sanno cosa vogliono per loro, tengono conto del contesto familiare ed educativo in cui stanno crescendo, delle singole fragilità, dei punti di forza, delle preferenze e delle dinamiche che, di giorno in giorno, si vengono a delineare.

Per quanto potenzialmente utile si può fare a meno dell’AI rimanendo degli ottimi genitori. Quando si decide di utilizzarla è importante farlo con consapevolezza e la chiara prospettiva di uno strumento che, tra tanti vantaggi e possibilità, ha anche numerosi limiti, molti dei quali non verranno superati da un futuro aggiornamento del modello linguistico di riferimento.

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