
Una su cinque sperimenta ansia e depressione perinatali, mentre una su tre vive il parto in maniera traumatica. La psicologa Lauren Keegan suggeris...
Una donna di 31 anni, in gravidanza avanzata, è caduta dal secondo piano. Si indaga sull’ipotesi del suicidio. Ancora troppi i vuoti nella rete della salute mentale perinatale.
Un dramma devastante si è consumato a Terni nella mattina di domenica 13 luglio: una donna incinta al nono mese è precipitata dal secondo piano del palazzo in cui viveva. Il cesareo d’emergenza eseguito all’ospedale non è bastato a salvare la vita del bambino. La donna, 31 anni, di origine albanese ma residente in Italia da tempo, è ricoverata in condizioni gravissime. Si attende un intervento chirurgico, mentre la prognosi resta riservata.
Secondo le prime ricostruzioni, l’ipotesi più accreditata è quella di un tentativo di suicidio. A dare l’allarme è stato il marito, intorno alle 9:30 del mattino. I sanitari del 118 sono intervenuti immediatamente, ma la caduta ha provocato traumi così gravi da richiedere un parto cesareo d’urgenza. Il piccolo è nato privo di vita.
Il dettaglio che sta scuotendo l’opinione pubblica e pone interrogativi cruciali è che la donna era stata dimessa appena il giorno prima da un percorso psichiatrico. Secondo quanto riportato da Rai News, si trattava di un ricovero prolungato presso i servizi psichiatrici della Usl di Foligno. La sua fragilità psicologica sarebbe iniziata già durante una precedente gravidanza, al punto che il tribunale aveva deciso per l’affidamento del primo figlio a terzi.
Questa non è solo una tragedia familiare. È una vicenda che interroga il sistema sulle tutele per la salute mentale delle madri, soprattutto nei casi più complessi.
Una su cinque sperimenta ansia e depressione perinatali, mentre una su tre vive il parto in maniera traumatica. La psicologa Lauren Keegan suggeris...
La salute mentale perinatale — cioè quella che riguarda gravidanza, parto e post-partum — è spesso sottovalutata, quando invece rappresenta una delle aree più a rischio di crisi psicologiche gravi. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, fino a una donna su cinque sviluppa disturbi mentali durante la gravidanza o nel primo anno dopo il parto, e i casi più gravi possono portare a depressioni profonde, psicosi puerperali, fino a comportamenti autolesivi o violenti.
Nonostante questo, in Italia manca ancora un piano nazionale strutturato per la salute mentale perinatale, e la presa in carico dipende in modo drammatico dalla regione e dai servizi locali. Molto spesso, il passaggio tra il reparto psichiatrico e la vita quotidiana avviene senza strumenti di accompagnamento, monitoraggio o protezione.
La polizia sta raccogliendo le testimonianze dei vicini, visionando eventuali immagini di videosorveglianza e ricostruendo il quadro clinico della donna. La magistratura dovrà stabilire se ci siano state negligenze o sottovalutazioni. Ma al di là delle singole responsabilità, resta una domanda dolorosa e necessaria: come possiamo proteggere meglio le madri fragili?
Per ora, in questa storia restano una madre in prognosi riservata, un neonato morto, e una comunità che ha bisogno di riflettere profondamente su cosa significhi davvero prendersi cura.
Chiedere aiuto è un atto di forza, non di debolezza. Se senti che la fatica emotiva sta diventando troppo pesante — in gravidanza, nel post-partum o in qualsiasi fase della vita — è fondamentale parlarne con qualcuno. Il primo passo può essere il medico di base o il ginecologo, che possono indirizzarti ai servizi territoriali. In Italia esistono centri di salute mentale, consultori familiari e servizi specialistici per la salute perinatale, anche se ancora distribuiti in modo disomogeneo.
Puoi anche rivolgerti al numero verde 1522, attivo 24 ore su 24 per supporto psicologico e segnalazione di situazioni di disagio o pericolo. In molte regioni sono attivi sportelli gratuiti di ascolto psicologico: informati sul sito della tua ASL di riferimento, o chiedi al consultorio più vicino.
Non devi affrontare tutto da sola. Parlare è il primo passo per tornare a respirare.