"È stato più difficile che affrontare il cancro": Olivia Munn sull'ansia post-partum

La 44enne attrice si è aperta in un'intervista per SELF spiegando di aver vissuto con più ansia il periodo dopo la nascita del primo figlio, rispetto alla diagnosi e agli interventi per il cancro.

Olivia Munn, da poco diventata mamma per la seconda volta della piccola Méi June, nata nel 2024 tramite madre surrogata, in una recente intervista a SELF ha parlato con grande sincerità di quanto l’ansia post-partum sia stata brutale per lei, al punto da essere, in molti aspetti, persino più devastante della sua recente battaglia contro il cancro al seno.

“Quando smetti di allattare di colpo, i livelli ormonali crollano e il post-partum può abbattersi su di te come un tornado – ha raccontato Munn – E io non me ne sono accorta, non l’ho detto a nessuno. Poi è stato come cadere da un dirupo, e continuavo a cadere… E cadere, e cadere. È stato più difficile del cancro”.

Olivia Munn ha dato alla luce il suo primo figlio, Malcolm, nel 2021. Dopo una diagnosi di tumore al seno e diversi interventi chirurgici (tra cui una doppia mastectomia e l’ovariectomia), nel 2024 ha accolto la figlia Méi grazie a una madre surrogata. Nonostante il trauma fisico già vissuto, Munn racconta quanto il peso psicologico del post-partum l’abbia colta alla sprovvista.

“Sembrava tutto normale, funzionavo, ma dentro ero molto depressa – ha ricordato – La depressione è peggiorata quando non riuscivo a perdere i chili della gravidanza, non mi andava bene nulla, e vedevo sui social persone che avevano partorito nello stesso periodo… Le ho contattate e ho chiesto: ‘Come fate a indossare quei pantaloncini Valentino, quel crop top, correre per Los Angeles e avere l’energia per fare tutte quelle foto bellissime?’.

Io non avevo nemmeno la forza di fingere. Non avevo energia per fingere niente di quello che loro stavano fingendo.

“Mi svegliavo di colpo alle 4 del mattino, ansimando – ha proseguito la 44enne attrice – Sentivo un peso al petto che durava tutto il giorno. Era come se il mondo stesse per finire… Come essere in un film horror, il peggiore che si possa immaginare. A volte dovevo tenere il braccio di John (Mulaney, suo marito, ndr.) da una stanza all’altra. Era un dolore fisico, come se mi fossi slogata un ginocchio”.

Tra le tante cose che ha dovuto affrontare, anche il senso di inadeguatezza legato all’allattamento: “Non riuscivo a produrre latte. Penso che sia stato questo a scatenare l’ansia. Ho visto – giuro – tre consulenti per l’allattamento. Ho provato con vitamine, acqua, calore… Ci voleva un giorno intero per riempire un solo biberon.

Ricordo che mia madre era venuta a trovarmi. Avevo lasciato un biberon di latte materno sul bancone. Torno in cucina e chiedo: ‘Dov’è il latte che ho lasciato?’. E lei: ‘Quale latte?’ Le rispondo:’Era proprio qui’. E lei: ‘Oh, ho pulito tutto, l’ho buttato’. Mi sono messa a piangere. Ero devastata”.

La diagnosi di cancro è arrivata proprio quando Munn stava appena uscendo dal buio del post-partum. Tra il 2023 e il 2024, ha subito cinque interventi importanti: doppia mastectomia, ricostruzione, isterectomia. E tutto questo mentre cresceva un bambino e si preparava ad accoglierne un altro.

Eppure, è stato il peso invisibile dell’ansia e della depressione post-partum a farla sentire più sola. “Quando sei in preda alla depressione o all’ansia, è come se non volessi nemmeno cercare le cose che potrebbero aiutarti. Mi sembrava di avere una mano sulla maniglia, a cercare di non far entrare il mostro… E sapevo che da un momento all’altro avrebbe sfondato”.

Anche ora, guarita ma ancora in trattamento e in menopausa chirurgica, affronta tutto con un mix disarmante di onestà e ironia. Parla senza filtri delle cicatrici, delle ciglia diradate, del sentirsi estranea nel proprio corpo. E quando usa il “noi” parlando del suo percorso con John Mulaney, si percepisce quanto sia una battaglia condivisa, fatta di amore e resistenza quotidiana.

Munn ha anche espresso il desiderio di raccontare alla figlia tutto sulla madre surrogata che l’ha portata in grembo, e su quanto questa decisione sia stata intima e profonda. “Avevo bisogno che capisse che ho seguito questa strada per necessità. Non era per vanità o perché volevo dare la priorità alla carriera – e anche se lo fosse stato, sarebbero comunque scelte valide. Ma per me, era qualcosa di molto più profondo”.

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