
Non tutti i nomi possono essere dati ai bambini. Ecco cosa dice la legge negli USA e in Italia.
Nel nostro Paese è la legge 396/2000 a stabilire quali nomi non possono essere dati ai neonati, per tutelare la loro identità fin dalla nascita.
Quando si tratta di scegliere il nome per un bebè in arrivo, si possono avere le idee chiarissime fin da subito oppure navigare in alto mare, cercando di destreggiarsi fra la miriade di nomi possibili da dare a un futuro bambino.
Alcuni preferiscono continuare le tradizioni familiari e dare quindi nomi di nonni paterni o materni, altri si affidano a nomi esotici e particolari, i più indecisi invece possono trovare ispirazione dal libro dei nomi, alla ricerca di quello giusto.
C’è però da sapere che alcuni nomi sono vietati nel nostro Paese, esattamente come avviene anche in molti altri; capita, ad esempio, che non possano essere attribuiti nomi che sono considerati tabù per questioni di ordine religioso, storico, politico o morale.
In Italia è la legge 396/2000 a stabilire, agli articoli 34 e 35, quali nomi per neonati possono “arrecare pregiudizio morale”, perché ritenuti ridicoli, offensivi, oppure associati a figure controverse o a insulti.
La legge è, ovviamente, pensata a tutela dei bambini, che in questo modo sono protetti da situazioni imbarazzanti e possono godere di un’identità rispettabile e dignitosa fin dalla nascita.
Per prima cosa, il nome attribuito al bambino, nel nostro Paese, deve corrispondere al genere del nascituro, eccezion fatta, ovviamente, per i nomi genderless; anche nel caso di nomi stranieri dati a bambini con cittadinanza italiana, devono utilizzare l’alfabeto italiano, comprese quindi le lettere j, x, y, k e w, mentre, ad esempio, non può essere usata la ß tedesca, che va sostituita con una doppia s.
Altro capitolo controverso riguarda l’uso di nomi di parenti ancora in vita: come detto è possibile attribuire al nascituro il nome di un nonno, ma non quello di un genitore, di un fratello o di una sorella ancora in vita, neppure usando gli appellativi junior o senior, previsti invece negli USA.
Non tutti i nomi possono essere dati ai bambini. Ecco cosa dice la legge negli USA e in Italia.
No a nomi tratti da cartoni animati, serie tv, film, fiabe o personaggi immaginari, così come quelli di brand: non potremo quindi avere dei Goku, dei Nutella, o dei Frankenstein. E se state pensando a Chanel Totti, figlia dell’ex giocatore della Roma e di Ilary Blasi, è ammesso perché trattasi di nome americano.
Per ragioni piuttosto facili da capire non possono essere dati nomi come Adolf Hitler, Benito Mussolini o Bin Laden; la legge italiana vuole evitare che i bimbi crescano con un nome legato irrimediabilmente a significati negativi o divisivi, influenzando così la loro identità e la loro vita sociale.
Non si possono dare dei cognomi come nomi, così come dovrebbe essere evitato – ma non c’è un vero e proprio divieto – un nome uguale o simile al cognome (es. Francesco Franceschi), visto che il cognome, specie se simile o uguale a un nome proprio, non può essere modificato così facilmente. Le eccezioni valgono per quei cognomi, come Bruno, ormai diventati a tutti gli effetti dei nomi.
Altro aspetto a cui prestare attenzione è il numero di nomi attribuibile a un bambino: la normativa italiana ne prevede al massimo tre, a prescindere dall’eventuale virgola. Nomi come Annamaria sono considerati un nome singolo, quindi è possibile chiamare un bambino Pierfrancesco Gianmarco, ma non Pier Francesco Gian Marco, perché sarebbero quattro nomi.
Vietati, infine, i nomi ridicoli, che richiamano un handicap o che si riferiscono a condizioni patologiche o private, che ricordano disgrazie o sfortune o sono considerati soprannomi; niente Mercoledì o Venerdì quindi.
Sono anche vietati nomi ridicoli, offensivi, che richiamano un handicap, che si riferiscono a condizioni patologiche o private, soprannomi o che ricordano disgrazie o sfortune. Per esempio sono vietati nomi come Mercoledì e Venerdì per via dell’associazione con la sfortuna nella cultura popolare.