Maycember, perché a fine maggio le mamme sono più esauste che mai

Maggio è il nuovo dicembre per le madri: tra recite scolastiche, feste, scadenze e aspettative, le donne si ritrovano a gestire un carico mentale estremo. E no, un mazzo di fiori non basta.

Maycember: il dicembre senza luci che vivono solo le mamme

Se dicembre è il mese della frenesia natalizia, maggio è il suo gemello oscuro, privo di luci e canti festivi ma carico di scadenze, feste scolastiche, recite, saggi, iscrizioni ai campi estivi, regali alle maestre e mille cose da ricordare. Negli Stati Uniti lo chiamano Maycember, e le madri che lo vivono ogni anno sanno perfettamente di cosa si tratta.

Un neologismo virale nato per descrivere l’esaurimento silenzioso delle mamme in primavera, quando il calendario scolastico implode e la responsabilità organizzativa cade, ancora una volta, quasi interamente sulle loro spalle.

Non è “solo un periodo stressante”: è carico mentale

Dietro ogni biglietto di ringraziamento scritto a mano per le insegnanti, ogni costume trovato in tempo per il saggio o ogni merenda portata alla recita, c’è una madre che ha fatto spazio mentale tra lavoro, casa e cura. Uno sforzo che non si vede, ma si sente.

La sociologa Allison Daminger, in uno studio pubblicato sull’American Sociological Review, ha definito questo fenomeno “carico cognitivo”: la responsabilità di anticipare, organizzare e ricordare tutto ciò che riguarda la vita familiare. E sì, secondo i dati, anche quando le coppie dichiarano di dividere i compiti, il carico mentale resta sulle spalle delle donne.

Quando il burnout è la normalità

Secondo un report Gallup del 2024, le donne lavoratrici sono il gruppo più esposto a stress e burnout negli Stati Uniti. Le madri che ogni giorno cercano di equilibrare lavoro e vita familiare sono l’81% più propense a sentirsi esauste rispetto alle loro colleghe senza figli. E non è difficile capire perché: maggio è un concentrato di aspettative sociali, emotive e logistiche.

Non è un problema di cattiva organizzazione personale: è un sistema che scarica la pressione sulle madri senza fornire i supporti necessari. Nessuna rete di sicurezza, nessun margine d’errore: solo scadenze e aspettative.

Il paradosso della Festa della Mamma

Nel pieno di questo caos, arriva la Festa della Mamma. Una giornata pensata per celebrare il lavoro di cura che, ironicamente, spesso finisce per sottolineare quanto poco il sistema realmente lo valorizzi. Tra fiori e biglietti, si dimentica che il carico delle madri è quotidiano, non celebrativo.

Come ha evidenziato Motherly, gli Stati Uniti sono ancora l’unico paese industrializzato senza congedo parentale garantito secondo l’OCSE. E in molti Stati americani, i costi per l’asilo nido superano quelli universitari.

Maycember è uno specchio (spietato)

Questa fatica collettiva ci dice molto di più di una semplice stagione stressante. Ci parla di una società che ancora pretende miracoli quotidiani dalle madri, salvo poi giudicarle quando crollano. Di una economia della cura costruita sul lavoro invisibile delle donne, senza riconoscimenti né tutele.

Come ha scritto la giornalista Elizabeth Tenety su Motherly, “le mamme non hanno bisogno di un brunch. Hanno bisogno di tempo, equità e politiche concrete.”

Cosa serve davvero (e subito)

1. Dividere davvero il carico

Una ricerca del Pew Research Center del 2023 mostra che il 78% delle madri gestisce in autonomia le attività e gli impegni dei figli, contro solo il 33% dei padri. Se davvero vogliamo celebrare le madri, cominciamo con il dividere equamente il carico mentale di maggio.

2. Politiche strutturali, non “aiutini”

Congedi retribuiti, asili nido accessibili, riconoscimento del lavoro di cura anche in ambito fiscale: non sono benefit, sono infrastrutture fondamentali per la salute delle famiglie e dell’economia stessa.

Reimmaginare maggio

Maycember non è solo un hashtag: è un grido collettivo. È la prova vivente che una società che si affida al lavoro invisibile delle madri, senza sostenerle, è destinata a farle crollare.

E allora, quest’anno, facciamo qualcosa di diverso: chiediamo ai padri di occuparsi dei regali per le maestre. Liberiamo le madri dall’ossessione della perfezione. Sosteniamo leggi che riconoscano e valorizzino il lavoro di cura.

Non aspettiamo che arrivi un altro maggio per cambiare le cose.

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