Si sta sentendo parlare sempre più spesso di gentle parenting, ovvero genitorialità gentile, termine che arriva da oltreoceano e che significa avere uno stile genitoriale basato sull’empatia, sulla comprensione e sul rispetto dei limiti dei propri figli, cercando di ricorrere alla calma e avendo conversazioni aperte, invece di punire.

Ma, sebbene questo sia senza dubbio un approccio innovativo, non tutti sono d’accordo con l’utilizzo di questo termine: Nicki Marie, una mamma tiktoker, ha postato un video nel quale parla del “connected parenting”, sostenendo di preferire questo termine a “gentle parenting”. “Ho appena visto questo termine, ‘connected parenting’. Non mi piace il termine ‘gentle parenting’, perché non c’è nulla di gentile in me”, dice, sostenendo di preferire l’idea della connessione con i propri figli, ovvero un rapporto basato sulla comunicazione a doppio senso.

@nickiunplugged Imagine being raised by a mom who owns her sh*t and doesn’t try to control you, supports you fully and works her ass off to grow daily, as a woman? 👀💓⭐️🤍😘 ##gentleparenting##connectedparenting##motherhoodunplugged ♬ original sound - Nicki Marie

Ehi, vuoi fare lo stro**o con me? Ti fermo subito, perché non hai il permesso di farlo. Ma capisco anche che no, nemmeno io posso fare la stro**a con te, anche se sono la mamma. Non è giusto, non è vita”. La donna racconta quindi di aver spiegato a sua figlia, per esempio, che questa è la sua prima esperienza come genitore e che non ha ancora capito bene come gestire il tutto. “Ma lei capisce. Ok, siamo connesse”, spiega.

La genitorialità connessa è un concetto sviluppato da alcuni psicologi infantili tra i quali Jennifer Kolari, fondatrice dell’associazione Connected Parenting. Questo stile genitoriale si concentra sulla costruzione di una connessione con i propri figli che consenta di guidarli in modo efficace, rifiutando sia l’approccio permissivo che quello autoritario, contrariamente al gentle parenting, basato maggiormente sull’empatia.

Essere empatici e ascoltare sono capacità molto difficili, che richiedono pratica, pazienza, intenzionalità e una posizione non difensiva. Questo è molto difficile quando sei offeso o arrabbiato. Inoltre, l’empatia di per sé non è abbastanza, dobbiamo anche sapere come agire dopo”, spiega il sito ConnectedParenting.com.

Con la genitorialità connessa, invece, teniamo conto anche della nostra posizione e delle nostre emozioni come genitori, cercando di lavorare insieme ai figli per giungere ad una conclusione che soddisfi entrambi e mantenga saldo il legame.

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