È diventata virale la storia della madre a cui è stato chiesto di mettere la maglietta alla sua bambina di due anni durante un corso di nuoto. Questo è quanto accaduto pochi giorni fa in una piscina degli Stati Uniti, durante una lezione di nuoto a cui una madre stava partecipando con sua figlia. Mentre tutti i bambini maschi stavano prendendo parte alla lezione senza maglietta, due bagnini si sono avvicinati alla madre per chiederle di coprire il petto di sua figlia.

La denuncia a mezzo social è partita da Katie Sturino, fondatrice di Megababe, brand che vende prodotti per l’igiene formulati per donne plus-size. L’imprenditrice, da sempre attenta al tema della body positivity, ha denunciato l’accaduto in un video Instagram: “Così iniziano a controllare i nostri corpi. Iniziano a dirci che dobbiamo coprirci, che c’è qualcosa di sbagliato in noi. Queste regole vengono imposte alle donne dall’inizio”.

Molti utenti social si sono dichiarati concordi con quanto espresso da Surino: tra i commenti alcuni hanno sottolineato il fatto che chiamare “nudità” quella di un bambino dia una serie di messaggi sbagliati, tra cui la precoce sessualizzazione. “Non c’è differenza biologica tra il petto di una bambina e quello di un bambino di quell’età”, aggiunge un pediatra. Altri invece hanno dato ragione ai due bagnini della piscina, sostenendo che le bambine vadano “protette” dagli sguardi di eventuali predatori, o che nessun bambino dovrebbe stare nudo a prescindere.

La violenza sessuale e le molestie sui minori sono un problema reale e la maggior parte delle vittime sono donne, ma non sarà di certo un costume intero a fare prevenzione. Regole arbitrarie come quella di coprire una bambina contribuiscono solo a instillare paura e vergogna nelle ragazze per i loro corpi, sin da quando sono ancora bambine, rafforzando, invece,  l’idea che i maschi  possono fare e indossare quello che vogliono, e si inseriscono perfettamente in quel filone che considerare “inappropriati” i capezzoli femminili, bannandoli sui social, ad esempio, mentre le piattaforme di social network non sembrano avere alcun problema con quelli maschili.

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