Anonimo

chiede:

Sono la mamma di un bimbo di 16 mesi che non ha MAI avuto fame, sin dalla
nascita (lo dovevo svegliare e allattarlo a orario, altrimenti tirava anche
12 ore senza poppare…).
Fino allo svezzamento, comunque, è cresciuto regolarmente, con allattamento
misto, seguendo il suo percentile (tra il 10° e il 25°: è nato di 2,7 kg con
cesareo programmato alla 39.a settimana in quanto podalico). Con lo
svezzamento sono cominciati i problemi di rifiuto vero e proprio del cibo,
anche se con alti e bassi. La crescita si è rallentata e a volte bloccata. A
8 mesi dovetti riprendere l’alimentazione a base di solo latte artificiale
(ho allattato fino ai 4 mesi) perché non mangiava nulla… Il pediatra ci
diceva di tenere duro e di non dargli latte, perché prima o poi avrebbe
cominciato a mangiare, ma le assicuro che il bimbo era patito. Non a caso,
il primo malanno (un brutto raffreddore con bronchite, durato un mese, in
piena estate) l’ha avuto 15 giorni dopo l’inizio dello svezzamento.
A 10 mesi è entrato al nido e aveva cominciato a mangiare un po’ più
volentieri, anche se limitandosi alle sole “pappine” a base di farine e
omogeneizzati (ne mangiava metà dose, ma per noi era abbastanza!).
In gennaio, a 13 mesi, ha avuto una grave gastroenterite con anche due
ricoveri in ospedale per disidratazione. Già pesava poco (fermo attorno ai 9
chili da mesi), è dimagrito di mezzo chilo ed ha smesso del tutto di
mangiare, così siamo tornati a solo latte e yogurt. Ha sempre rifiutato cibi
solidi e li rifiuta tuttora. In ospedale i pediatri lo hanno anche
sottoposto ad esami sul malassorbimento, ma è risultato negativo.
Sospettavano fosse celiaco per addome gonfio e gambe magrissime. È risultato però fortemente anemico.
Tenuto a casa per precauzione dal nido per oltre due mesi, si è ripreso (pur
mangiando sempre pochissimo e prevalentemente latte e yogurt) e da tre
settimane è rientrato all’asilo. I suoi compagni ormai mangiano come i bimbi

più grandicelli, ma lui al massimo a casa mangia qualche cucchiaino di pappa
“da piccolo” (con lotte estenuanti…). E al nido rifiuta tutto, così anche
lì si rassegnano a dargli un biberon di latte e biscotti.
Ha lo stesso atteggiamento di rifiuto del cibo al nido, con me, con il papà
e con la nonna. Per il pediatra non è un problema (anche se ora mi ha detto
di cominciare un ciclo di integratori per l’appetito, ovvero acido folico e
uno sciroppo a base di olio di fegato di merluzzo), ma per noi genitori lo è
e anche le dade mi hanno chiesto di rivolgermi ad un nutrizionista. Sto
anche cercando contatti con un consultorio familiare e con uno psicologo
dell’età evolutiva perché non so da che punto di vista affrontare il
problema.
Chiedo a lei, alla luce della sua esperienza, come comportarmi. So che prima
o poi comincerà a mangiare (anche io e il padre abbiamo dato diversi
problemi alle nostre mamme… ma non fino a questo punto!). È che la
richiesta delle educatrici del nido mi ha preoccupata, visto che non sarà
certo il primo bimbo che rifiuta il cibo! Mi devo rassegnare a farlo
crescere a latte e biscotti??? Almeno così, nell’ultimo mese, ha ripreso
peso… ma temo che gli vengano a mancare alimenti importanti, se mangia
solo latte e latticini!

Cara mamma,
segua il parere del suo pediatra che conosce il bambino, e insieme a voi è l’unico in
grado di valutare l’accrescimento. Ci sono bambini come il suo: stanno bene,
ma mangiano solo alcune cose e l’alimentazione diventa il cruccio di tutta la
famiglia che “sta male”, per cui si finisce per instaurare circoli viziosi
e liti in famiglia.
Ne parli, magari prendendo un appuntamento solo per questo, con il suo
pediatra, anche senza il bambino e con chi in famiglia è più preoccupato e
magari alimenta delle spirali di ansia che rischiano di compromettere la
gioia di avere un bambino e rischia di minare la salute psicologica ed
affettiva della famiglia. Le consiglio la lettura di questo articolo: Mio figlio “non mi mangia”!. In bocca al lupo

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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