
Ne soffre fino al 15% delle neomamme ma in molti casi non viene diagnosticata: i consigli per riconoscere e affrontare la depressione post partum, ...
Un nuovo studio ha rilevato che chi ha una sorella che ha avuto una psicosi post-partum corre un rischio dieci volte superiore. Ma questo può aiutarci a intervenire preventivamente.
Il rapporto tra sorelle (salvo alcune eccezioni) è ovviamente molto stretto e viscerale, ma un nuovo studio ha rilevato dei possibili collegamenti tra gli stati emotivi delle sorelle dopo il parto.
Secondo lo studio, pubblicato sull’American Journal of Psychiatry, l’esperienza di depressione post-partum di una donna potrebbe avere un impatto rilevante anche sulle sorelle; i ricercatori del Mount Sinai hanno analizzato oltre 1,6 milioni di donne grazie ai registri sanitari nazionali svedesi, scoprendo un dato sorprendente: se tua sorella ha avuto una psicosi post-partum, il tuo rischio personale aumenta di dieci volte. E se tua sorella ha anche una diagnosi di disturbo bipolare, il rischio sale a 14 volte.
Ne soffre fino al 15% delle neomamme ma in molti casi non viene diagnosticata: i consigli per riconoscere e affrontare la depressione post partum, ...
Un aumento del rischio di dieci volte può sembrare spaventoso, ma è importante capire il contesto: il rischio assoluto di sviluppare una psicosi post-partum rimane comunque basso, circa 1,6%.
Quindi, niente allarmismi: si tratta di essere consapevoli e preparati, non di farsi prendere dal panico, come ha spiegato anche la dottoressa Veerle Bergink, Direttrice del Women’s Mental Health Center al Mount Sinai, co-autrice dello studio: “Ogni donna in età fertile e i loro medici dovrebbero conoscere l’esistenza, la gravità, i sintomi e il rischio familiare legato alla psicosi post-partum, in modo da poterla diagnosticare tempestivamente e, auspicabilmente, prevenirla”.
Per capire meglio di cosa stiamo parlando, però, è importante anche conoscere i termini di riferimento, e comprendere quindi cosa sia la psicosi post parto: non si tratta di “baby blues”, né di depressione post-partum. La psicosi post-partum è un’emergenza psichiatrica grave, che di solito si manifesta entro pochi giorni o settimane dal parto e può includere sintomi come:
Questi sintomi possono essere spaventosi e, se non trattati, anche pericolosi.
Se una sorella ha vissuto una psicosi post-partum, parlarne con il proprio medico già nelle fasi iniziali della gravidanza — o, se possibile, ancor prima del concepimento potrebbe aiutare nel monitorare la situazione, avere screening precoci della sua salute mentale ed, eventualmente, un piano di supporto post-partum su misura.
Per prevenire la problematica si potrebbe, ad esempio, costruire in anticipo un team di supporto psicologico, organizzare aiuti per il post-parto (come doule notturne, controlli con psicologi, o piani terapeutici se necessari), coinvolgere partner, familiari o amici nella conoscenza dei primi segnali ed evitare la deprivazione di sonno, uno dei principali fattori scatenanti, tramite la condivisione delle cure al neonato.
La conoscenza è potere, ma solo se la mettiamo in pratica; troppo spesso i rischi legati alla salute mentale materna passano inosservati, specialmente quelli più rari come la psicosi post-partum. E quando non se ne parla abbastanza, le madri rischiano di affrontare tutto in silenzio.
Questo studio ci offre un’occasione per cambiare rotta: costruire reti di sostegno e consapevolezza prima che si verifichi una crisi. “Troppe donne ad alto rischio non ne sono consapevoli – conferma Bergink – e si ritrovano da sole con un neonato, senza alcun supporto”.
E questo è un fallimento del sistema sanitario, non una colpa personale. È il risultato di una cultura medica che ancora oggi non considera la salute mentale materna come parte integrante della salute materna. Meritiamo di meglio.