Come la salute mentale di tua sorella dopo il parto può influenzare anche la tua

Un nuovo studio ha rilevato che chi ha una sorella che ha avuto una psicosi post-partum corre un rischio dieci volte superiore. Ma questo può aiutarci a intervenire preventivamente.

Il rapporto tra sorelle (salvo alcune eccezioni) è ovviamente molto stretto e viscerale, ma un nuovo studio ha rilevato dei possibili collegamenti tra gli stati emotivi delle sorelle dopo il parto.

Secondo lo studio, pubblicato sull’American Journal of Psychiatry, l’esperienza di depressione post-partum di una donna potrebbe avere un impatto rilevante anche sulle sorelle; i ricercatori del Mount Sinai hanno analizzato oltre 1,6 milioni di donne grazie ai registri sanitari nazionali svedesi, scoprendo un dato sorprendente: se tua sorella ha avuto una psicosi post-partum, il tuo rischio personale aumenta di dieci volte. E se tua sorella ha anche una diagnosi di disturbo bipolare, il rischio sale a 14 volte.

Un aumento del rischio di dieci volte può sembrare spaventoso, ma è importante capire il contesto: il rischio assoluto di sviluppare una psicosi post-partum rimane comunque basso, circa 1,6%.
Quindi, niente allarmismi: si tratta di essere consapevoli e preparati, non di farsi prendere dal panico, come ha spiegato anche la dottoressa Veerle Bergink, Direttrice del Women’s Mental Health Center al Mount Sinai, co-autrice dello studio: “Ogni donna in età fertile e i loro medici dovrebbero conoscere l’esistenza, la gravità, i sintomi e il rischio familiare legato alla psicosi post-partum, in modo da poterla diagnosticare tempestivamente e, auspicabilmente, prevenirla”.

Per capire meglio di cosa stiamo parlando, però, è importante anche conoscere i termini di riferimento, e comprendere quindi cosa sia la psicosi post parto: non si tratta di “baby blues”, né di depressione post-partum. La psicosi post-partum è un’emergenza psichiatrica grave, che di solito si manifesta entro pochi giorni o settimane dal parto e può includere sintomi come:

  • Allucinazioni
  • Deliri
  • Paranoia
  • Insonnia
  • Sbalzi d’umore repentini
  • Pensieri disorganizzati
  • Pensieri suicidari o di fare del male al neonato

Questi sintomi possono essere spaventosi e, se non trattati, anche pericolosi.

Se una sorella ha vissuto una psicosi post-partum, parlarne con il proprio medico già nelle fasi iniziali della gravidanza — o, se possibile, ancor prima del concepimento potrebbe aiutare nel monitorare la situazione, avere screening precoci della sua salute mentale ed, eventualmente, un piano di supporto post-partum su misura.

Per prevenire la problematica si potrebbe, ad esempio, costruire in anticipo un team di supporto psicologico, organizzare aiuti per il post-parto (come doule notturne, controlli con psicologi, o piani terapeutici se necessari), coinvolgere partner, familiari o amici nella conoscenza dei primi segnali ed evitare la deprivazione di sonno, uno dei principali fattori scatenanti, tramite la condivisione delle cure al neonato.

La conoscenza è potere, ma solo se la mettiamo in pratica; troppo spesso i rischi legati alla salute mentale materna passano inosservati, specialmente quelli più rari come la psicosi post-partum. E quando non se ne parla abbastanza, le madri rischiano di affrontare tutto in silenzio.

Questo studio ci offre un’occasione per cambiare rotta: costruire reti di sostegno e consapevolezza prima che si verifichi una crisi. “Troppe donne ad alto rischio non ne sono consapevoli – conferma Bergink – e si ritrovano da sole con un neonato, senza alcun supporto”.

E questo è un fallimento del sistema sanitario, non una colpa personale. È il risultato di una cultura medica che ancora oggi non considera la salute mentale materna come parte integrante della salute materna. Meritiamo di meglio.

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