L’Italia fa sempre meno figli, e a dirlo sono i dati ufficiali: secondo l’Istati nel 2022 le nascite sono scese a 393 mila, mentre nel semestre gennaio-giugno del 2023 risultavano ancora in calo, circa 3500 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Eppure pare che un’isola felice ci sia: si tratta dell’Alto Adige, che ha la fecondità più alta del Paese, con una media di 1,51 figli per donna contro la media nazionale di 1,24. Il suo modello virtuoso è stato analizzato nientemeno che dal New York Times, in un articolo dal titolo What happened when this Italian province invested in babies.

Il quotidiano statunitense, in particolare, ha scoperto che il territorio altoatesino, con particolare riferimento al suo capoluogo, Bolzano, ha una rete efficiente di sostegno alle famiglie, garantita dal governo locale – ricordiamo che si tratta di una delle cinque regioni italiane a statuto speciale.

In particolare, i bonus di cui godono i genitori sono sconti su asili, prodotti per l’infanzia, generi alimentari, ma anche assistenza sanitaria, bollette, trasporti, attività di doposcuola e campi estivi; tutti fattori che, naturalmente, presi complessivamente contano, tenendo presente quanto costi crescere un figlio, soprattutto nei suoi primi anni di vita.

Il NYT sottolinea come la Provincia integri i finanziamenti statali con altri sussidi, pari a centinaia di euro in più per bambino, e possa vantare programmi di assistenza all’infanzia, tra cui uno che certifica le cosiddette Tagesmütter, ovvero le educatrici e gli educatori che trasformano i loro appartamenti in piccoli asili nido. Allo stesso tempo evidenzia però anche quanto sia importante poter godere di autonomia fiscale e finanziaria e di un reddito pro capite al di sopra della media nazionale, oltre che di un’eccellente qualità di vita, certificata ogni anno dalle classifiche, anche se va detto che il vicino Trentino, che ha condizioni simili, rimane comunque con una media più bassa, seppur sempre al di sopra di quella nazionale, con 1,36 figli per donna.

C’è tuttavia chi sostiene che anche nella zona la natalità arrivi sempre più tardi e comunque stia diminuendo per “troppo benessere“; a dirlo è, ad esempio, la primaria di ginecologia e ostetricia a Bressanone Sonia Prader: “Nel 2021 il nostro distretto ha avuto 1.044 parti, poi si è registrato un progressivo e costante calo: 966 nel 2022, 940 nel 2023 – ha spiegato – “Sento imputare il calo delle nascite a crisi, guerre, all’alto costo della vita. Io credo, al contrario, che dove aumenta il tenore di vita si fanno meno bambini. Hanno il sopravvento altre priorità. In Alto Adige c’è troppo benessere e si procrastina l’appuntamento con la maternità. È un peccato, perché non riesco a pensare a un posto migliore in cui allevare un bambino”.

A riprova di questo anche il fatto che il 48% delle famiglie sia costituito da nuclei monofamiliari, mentre nel 1981 questi erano solo il 5%

Nella provincia di Bolzano è comunque innegabile che negli anni siano state prese molte iniziative di sostegni alle giovani coppie, tra cui le più importanti, riassunte nella legge provinciale del 2013, sono

  • sostegno precoce ai neo-genitori, con finanziamenti ai consultori per famiglie e una rete di aiuto;
  • la conciliazione, con i Comuni obbligati a garantire un minimo di posti per la prima infanzia tra Tagesmütter, microstrutture e nido (nel 2009 c’erano solo 40 microstrutture, diventate 116 nel 2023);
  • il sostegno economico alle famiglie per tamponare il brutale caro-vita altoatesino.
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