
Sin da piccoli i bambini provano le nostre stesse emozioni. Vediamo come insegnare loro a riconoscere e gestirle attraverso 3 consigli della psicol...
Secondo la parental coach Reem Raouda due parole usate spesso dai genitori sono in realtà "pericolose" perché potrebbero indurre i bambini a reprimere le proprie emozioni.
Quante volte, davanti a un pianto improvviso o a una caduta, ci scappa un “Tranquillo, stai bene”? È una frase che usiamo con le migliori intenzioni: vogliamo rassicurare, calmare, aiutare nostro figlio a superare il momento. Ma secondo l’esperta di genitorialità Reem Raouda, imprenditrice e parental coach, questo tipo di risposta rischia di fare più male che bene.
In un articolo pubblicato su CNBC, Raouda ha spiegato perché dire “stai bene” può diventare un automatismo dannoso, capace di far sentire i bambini come se le loro emozioni non fossero valide.
In sostanza ciò che Raouda scrive è: immagina di stare male, di sentirti spaventata o triste, e qualcuno ti dice che stai bene. Ti sentiresti capita? Probabilmente no. Lo stesso vale per i bambini. Quando diciamo “stai bene” mentre loro sono in lacrime, in realtà stiamo dicendo loro: “quello che provi non è vero”. E il risultato? Confusione, distacco dalle emozioni e una crescente difficoltà a fidarsi delle proprie sensazioni.
Sin da piccoli i bambini provano le nostre stesse emozioni. Vediamo come insegnare loro a riconoscere e gestirle attraverso 3 consigli della psicol...
Spesso lo facciamo senza pensarci, con l’idea di rassicurare. Ma ciò che arriva al bambino è tutt’altro messaggio: “Non è il momento di piangere” o “Non c’è spazio per quello che provi”. Col tempo, questo può minare la fiducia nei propri sentimenti e spezzare la connessione emotiva tra genitore e figlio. Secondo Raouda, anche frasi dette con amore possono diventare una barriera se non rispecchiano ciò che il bambino sente davvero.
Le emozioni hanno bisogno di essere vissute, accolte, comprese. Se ogni volta che un bambino si sente triste, spaventato o arrabbiato, riceve solo un “dai, non è niente”, finirà per non sapere più cosa farsene di quello che sente. Invece di diventare resiliente, imparerà a ignorare le proprie emozioni – e questo, purtroppo, lo porterà a farlo anche da adulto.
All’apparenza frasi come “Non piangere” o “Non aver paura” suonano incoraggianti, certo. Ma il messaggio nascosto può essere pericoloso: “per essere amato, devi essere sempre tranquillo e sorridente”. E invece no. Ogni bambino ha bisogno di sapere che è amato anche quando è fragile, arrabbiato, spaventato. È lì che si costruisce la vera sicurezza interiore.
Secondo Raouda, anche il corpo dei bambini impara da queste esperienze. Se un’emozione viene sempre zittita o ignorata, il sistema nervoso registra il messaggio: “non è sicuro esprimersi”. Questo schema si può portare avanti negli anni, rendendo difficile per l’adulto di domani creare relazioni sane e fidarsi dei propri sentimenti.
La buona notizia, però, è che possiamo fare la differenza, anche con poche parole. Raouda suggerisce di sostituire il classico “stai bene” con frasi come:
Non sono formule magiche, è vero. Ma sono piccoli semi di consapevolezza e empatia. Con il tempo, aiutano i nostri bambini a sentirsi davvero visti, ascoltati, compresi. E crescono con la certezza che, qualunque cosa provino, non sono mai soli.