In cosa consiste "l’assistenza materna" voluta dal governo e criticata dalle ostetriche

Il governo Meloni prevede di stanziare tra i 100 e i 150 milioni di euro per il nuovo progetto di assistenza ai genitori, previsto per il 2024. L’assistente sarà formato con un corso apposito.

È prevista per il 2024 l’introduzione dell’assistente materna, nuova figura professionale ideata dal governo Meloni. L’assistente avrà il compito di aiutare i genitori nei primi mesi di vita dei figli, tramite supporto a domicilio oppure in chiamata o videochiamata. Il progetto ha lo scopo di alleggerire il carico delle figure professionali già esistenti, in particolare i pediatri, ai quali i genitori spesso si rivolgono per problematiche che non necessitano l’intervento di professionisti sanitari.

L’obiettivo sarà quello di avere tre assistenti materne ogni 20mila abitanti, mentre a gestire le modalità operative saranno le singole Regioni. Per istituire il progetto, che potrebbe concretizzarsi già in legge di bilancio, il governo ha intenzione di stanziare tra i 100 e i 150 milioni di euro, come riporta ANSA.

Al fine di accedere alla professione, il futuro assistente non avrà bisogno di formazione universitaria, ma gli basterà seguire un corso della durata di sei o nove mesi: in questo modo, sarà in grado di offrire supporto ai neogenitori per tutte le questioni che riguardano i primi mesi di vita dei bambini, dalla pappa al cambio.

Ma il nuovo progetto, nato per sostenere mamme e papà nelle fasi più impegnative della vita loro figli, si è già attirato delle critiche. In particolare, quelle della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetricia, la quale ha scritto una lettera al Ministro della salute Orazio Schillaci:

Ove la notizia fosse confermata, pur comprendendo il nobile fine di voler garantire un aiuto alle madri, non possiamo che esprimere la nostra più totale disapprovazione unitamente al nostro totale disappunto sulla questione (…) Le cure post-natali a sostegno della neomamma rappresentano il “core” dell’attività dell’ostetrica che, osservando e promuovendo la fisiologia, sa riconoscerne tempestivamente la deviazione e la comparsa di situazioni patologiche che possono richiedere l’intervento anche di altri specialisti.

Dunque, secondo la Federazione, la nuova figura andrebbe a “sovrapporsi per competenze a quelle già esistenti”, ovvero gli ostetrici. “Non si è ritenuto utile consultare preventivamente la scrivente Federazione”, aggiungono inoltre, e “non si è ancora provveduto ad assicurare che su tutto il territorio nazionale sia garantita la presenza delle ostetriche per le visite domiciliari in puerperio (…) L’attuazione del Pnrr può rappresentare un’occasione per attivare la figura dell’Ostetrica di famiglia e di comunità”, sottolinea la lettera in conclusione.

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